Il card. Comastri: “ogni volta che ripeto le parole della Consacrazione mi tremano mani e voce”
“TRA LE MIE POVERE MANI AVVIENE UN PRODIGIO STRAORDINARIO”
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Di Matteo Orlando
E’ in uscita oggi, in tutte le librerie italiane, il nuovo libro di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Comastri dal titolo “Nella notte in cui fu tradito” (Edizioni San Paolo 2021, pp. 114, euro 15).
Nel testo il cardinal Comastri, già vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, arciprete della basilica papale di San Pietro e presidente della Fabbrica di San Pietro, ci fa riflettere sul profondo significato del dono che Gesù, nella notte in cui fu tradito, regalò agli apostoli, e a noi: l’Eucaristia.
Il Cardinal Comastri conduce i lettori per mano, facendoli entrare spiritualmente nel Cenacolo per scrutare tutti i gesti che Gesù ha compiuto nell’ultima sera trascorsa su questa terra.
Entrando nel Cenacolo subito avvertiamo un clima drammatico, di tradimento. In questo clima noi tutti avremmo rovesciato la tavola dell’amicizia tradita e avremmo gridato senza mezzi termini: “Andate via, ingrati! Via da me, non meritate niente!”. Ma Dio non agisce così. Dio sfida il male con il bene. Dio sfida la nostra cattiveria con la Sua bontà. Dio affronta l’immensa potenza del peccato con l’onnipotenza dell’Amore. Ecco perché Gesù dona l’Eucaristia: essa è un dono immeritato, un dono di puro amore, un dono che nessuno potrà mai meritare. Noi spesso siamo tentati di difenderci dall’Eucaristia, invece dovremmo aprirci al suo dinamismo e lasciarla operare pienamente in noi. Solo così diventeremo roveti ardenti nel buio e nel freddo del mondo.
“Ogni volta che celebriamo la Santa Messa, noi sacerdoti dovremmo emozionarci profondamente quando pronunciamo le parole della consacrazione”, ha scritto nella prefazione al testo il cardinal Comastri. “Proprio nel momento in cui chiaramente si manifestava la nostra indegnità, Gesù ci ha raggiunto con un gesto di Amore infinito, un gesto immeritato, un gesto totalmente gratuito, un gesto che aspetta la nostra risposta oggi”.
Ricordando Domenico Giuliotti (1877-1956), un brillante scrittore del secolo scorso, il cardinale ha spiegato che “in gioventù si allontanò dalla fede, ma poi ritornò alla fede con entusiasmo e con il desiderio di restituire a Gesù tutto l’amore precedentemente negato. E Domenico Giuliotti provava emozione e stupore davanti alla missione del sacerdote. Ed è arrivato a scrivere così: ‘Il prete è un uomo, ma è di più degli Angeli; è un peccatore, ma rimette i peccati; è un servo, ma il Signore gli ubbidisce. Gli Angeli e persino la Regina degli Angeli, non hanno il potere di assolvere, né quello di chiamare Cristo ogni giorno a rinnovare nella Santa Messa l’offerta riparatrice di Dio a Dio. Lui, lui solo può fare questi prodigi'”.
Sua Eccellenza Monsignor Comastri ha ricordato anche la straordinaria figura di Enrico Medi (1911-1974), grande scienziato e grande credente, che parlando a un gruppo di sacerdoti un giorno disse: “Cari sacerdoti, dopo aver celebrato una Santa Messa come fate a ritornare tranquilli alla vita di ogni giorno? Ci pensate, ci credete a ciò che avviene in ogni Messa? Gesù si identifica con voi, quasi diventa una sola cosa con voi, si sovrappone a voi al punto da dire attraverso di voi: ‘Questo è il mio corpo, Questo è il mio sangue’. E avviene il miracolo! Io provo brividi di emozione! Cari sacerdoti, non abituatevi a questo miracolo, ma stupitevi ogni volta che celebrate una Santa Messa”.
Continuando la sua prefazione il card. Comastri ha scritto che “la vita di un sacerdote deve essere modellata dall’Eucaristia: e altrettanto vale per ogni cristiano. Vi confesso che ogni volta che ripeto le parole della Consacrazione Eucaristica mi tremano le mani e la voce mi esce con tanta fatica perché penso che tra le mie povere mani avviene un prodigio straordinario”.
Lasciando la parola ai Santi, “che hanno lo sguardo penetrante e sanno vedere in profondità cosa si nasconde nella vita del sacerdote”, il cardinale ha ricordato che San Francesco d’Assisi è stato capace di dire: “Se io avessi tanta sapienza, come quella di Salomone, e trovassi dei sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, io non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come i miei signori. E faccio questo perché, dell’Altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Santissimo Sangue che essi soli consacrano ed essi soli possono donarci”.
Per monsignor Comastri sono “parole profonde, parole vere, parole che sottolineano la grandezza e la necessità del sacerdote nel mondo: sono parole che dobbiamo recuperare e far
risuonare oggi”.
Dopo san Francesco l’alto prelato ha ricordato il santo Curato d’Ars (1786-1859), “un meraviglioso sacerdote che brillò come un faro luminoso nella Francia devastata dall’odio tenebroso e demolitore della rivoluzione. Egli, parlando ai suoi parrocchiani, si espresse così: ‘Un buon sacerdote, un sacerdote secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio
possa accordare e donare agli uomini’. È vero e l’esperienza lo conferma. E il Santo Curato ha aggiunto con voce vibrante e commossa: ‘Tolto il sacerdote, noi non avremmo più la presenza di Gesù nel tabernacolo. Chi lo ha riposto nel tabernacolo? Il sacerdote! Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita con il Battesimo? Il sacerdote. Chi la nutre con l’Eucaristia per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio verso il Cielo? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest’anima viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le darà il perdono di Dio? Ancora il sacerdote… Dopo Dio, il sacerdote è tutto!… Lui stesso si
capirà bene soltanto in Cielo'”.
Infine, ricordando Padre Pio il cardinale ne ha citato una frase: “Se la gente capisse il valore di una Santa Messa, ci sarebbe la fila fuori dalla Chiesa per poter entrare”.
“Purtroppo”, ha concluso amaramente il cardinale, “la fila è altrove e le conseguenze si vedono. Viene da esclamare con il Salmo 4 della Bibbia: ‘O figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? Perché adorate il niente e inseguite l’illusione?’. Fermatevi davanti alle discoteche oppure accendete la televisione… e poi ripetete le parole del Salmo 4: proverete sgomento!”.