Il cardinal De Donatis: “uomini e donne di Dio innalzino la Croce su tutte le attività umane”
NEL 25° ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DI UNA PARROCCHIA ROMANA, IL CARDINAL VICARIO DI SUA SANTITÀ RICHIAMA L’INVITO A TUTTI «GLI UOMINI E LE DONNE DI DIO» A RESPINGERE LA TENTAZIONE DELL’APATIA E DEL PESSIMISMO, CERCANDO, IN PREPARAZIONE DELLA SANTA PASQUA, «DI CONTEMPLARE IN SILENZIO, A LUNGO, LA CROCE»
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Di Giuseppe Brienza
«Contemplando la Croce nella linearità della sua forma è facile discernere la verticalità del Crocifisso innalzato tra Cielo e terra con le braccia distese orizzontalmente in un ampio abbraccio. Credo sarebbe bello in questo periodo contemplare in silenzio tutto questo, quando abbiamo la possibilità facciamolo, a lungo».
Questo uno dei passaggi più importanti dell’omelia che il Cardinale Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, don Angelo De Donatis, ha pronunciato durante la Messa per i 25 anni della “dedicazione” della parrocchia di san Josemaría Escrivá all’EUR, chiesa intitolata al fondatore dell’Opus Dei, canonizzato da San Giovanni Paolo II nel 2002.
Concelebranti con il Cardinal vicario gli altri sacerdoti in servizio nella parrocchia romana, la cui dedicazione è avvenuta appunto alla presenza e con la benedizione di Papa Wojtyla il 10 marzo del 1996 (qui trovi il testo dell’omelia pronunciata nell’occasione da Papa Wojtyla).
Ai fedeli tentati ultimamente dal pessimismo e dall’apatia, il Card. De Donatis ha ricordato, in vista della Santa Pasqua, di affidarsi a Cristo, «l’Innalzato che consente di vincere ogni nostra dispersione creando legami di comunione con Dio e tra di noi».
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Il cardinal vicario ha quindi fatto gli auguri a Papa Francesco, a nome suo e di tutta la comunità diocesana di Roma, invitando a pregare per Lui in occasione dell’ottavo anniversario del suo pontificato.
Ricordando infine i giorni nei quali, da giovane viceparroco della vicina chiesa della Santissima Annunziata a Grottaperfetta (Roma), veniva a trovare lavoratori, architetti e futuri sacerdoti cui la diocesi avrebbe affidato la parrocchia di san Josemaría, Sua Eminenza ha richiamato un’esperienza mistica del fondatore dell’Opus Dei di grande valenza ancora oggi per tutti i cristiani, laici, presbiteri o religiosi.
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«Pensando al nostro santo Josemaría, a un’esperienza mistica che lui vive il 7 agosto 1931, un cambiamento nella sua vita che, dice, è “avvenuto nonostante me stesso”, quasi “senza la mia cooperazione, posso dire. Credo di aver rinnovato il proposito di indirizzare tutta la mia vita al compimento della Volontà divina: l’Opera di Dio”. E dice l’esperienza che ha vissuto: “Giunse il momento della Consacrazione: nell’alzare la Sacra Ostia, senza perdere il dovuto raccoglimento, senza distrarmi – avevo appena fatto mentalmente l’offerta all’Amore misericordioso – si presentò al mio pensiero, con forza e chiarezza straordinarie, quel passo della Scrittura: “et si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad me ipsum” (Gv 12,32). In genere, di fronte al soprannaturale, ho paura. Poi viene il “non temere! [ne timeas!] sono Io”. E compresi che saranno gli uomini e le donne di Dio ad innalzare la Croce con la dottrina di Cristo sul pinnacolo di tutte le attività umane… E vidi il Signore trionfare e attrarre a sé tutte le cose”. Un messaggio molto bello, veramente accogliamo quindi questo invito, affinché siano gli uomini e le donne di Dio ad innalzare la Croce su tutte le attività umane. Che il Signore ci conceda questa grazia!».
Nel saluto finale rivolto dal parroco don Enrico Aguiló, il sacerdote spagnolo della prelatura dell’Opus Dei ha innanzitutto ringraziato Dio per i tanti doni che ha fatto in questi 25 anni alla comunità, sottolineando quindi l’importanza della presenza e della visita del Card. De Donatis, che da tanto la parrocchia attendeva e che non aveva potuto aver luogo a causa delle restrizioni imposte dalla “pandemia” e dal ricovero stesso per Covid-19 di Sua Eminenza, avvenuto dal 30 marzo al 10 aprile dello scorso anno.