L’Oriente non può essere immaginato senza cristiani, nonostante le violenze islamiche

L’Oriente non può essere immaginato senza cristiani, nonostante le violenze islamiche

PAPA FRANCESCO IN IRAQ HA REALIZZATO IL SOGNO DI GIOVANNI PAOLO II

Di Umberto Spiniello

“Nei giorni scorsi il Signore mi ha concesso di visitare l’Iraq, realizzando un progetto di San Giovanni Paolo II. Mai un Papa era stato nella terra di Abramo; la Provvidenza ha voluto che ciò accadesse ora, come segno di speranza dopo anni di guerra e terrorismo e durante una dura pandemia”.

Queste le parole pronunciate dal Papa nella Biblioteca del Palazzo Apostolico appena rientrato dallo storico viaggio apostolico in Iraq.

Un viaggio denso di appuntamenti, liturgie e momenti di confronto. Spicca lo storico incontro con l’ayatollah Ali Sistani uno dei religiosi più rispettati dell’Islam sciita, nel quale lo stesso leader musulmano ha ribadito che “gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione”.

Ci sono poi la preghiera nella piana di Ur, patria di Abramo, dove i discendenti spirituali di Isacco e di Ismaele sono tornati a incontrarsi dopo millenni di separazione, la visita a Mosul, città ‘altare’ sul quale molte vite sono state immolate per la follia dell’estremismo islamico e dove però è risuonato alto l’appello al perdono da parte del Pontefice, e infine, nelle Messe di Baghdad e di Erbil la paterna carezza di Francesco alla comunità cristiana che, pur fortemente ridimensionata nei numeri, proprio a causa di quella follia (da un milione e mezzo a poco più di 300mila persone), continua a dare testimonianza di attaccamento a Cristo e alla Chiesa e a ricordare al mondo che “l’Oriente non può essere immaginato senza cristiani”.

Osservando i dettagli e le tappe del viaggio intrapreso dal Papa, in una terra martoriata dalla guerra come l’Iraq, emergono due concetti che hanno predominato tutti gli incontri pubblici e liturgici di questi giorni: la Fratellanza e la Pace.

Ed è proprio un messaggio di fratellanza e di pace che è stato lanciato da Mosul e da Qaraqosh, sul fiume Tigri, presso le rovine dell’antica Ninive. L’occupazione dell’Isis ha causato la fuga di migliaia e migliaia di abitanti, tra cui molti cristiani di diverse confessioni e altre minoranze perseguitate, specialmente gli yazidi. È stata rovinata l’antica identità di queste città. Adesso si sta cercando faticosamente di ricostruire.

Il Papa, nella conferenza stampa di ritorno dal suo viaggio apostolico, lancia anche un appello forte: “continuiamo, per favore, a pregare per questi nostri fratelli e sorelle tanto provati, perché abbiano la forza di ricominciare. E pensando ai tanti iracheni emigrati vorrei dire loro: avete lasciato tutto, come Abramo; come lui, custodite la fede e la speranza, e siate tessitori di amicizia e di fratellanza là dove siete e se potete tornate”.

Questo viaggio segna anche l’incrocio delle coordinate guida del pontificato di Francesco, giunto ormai al compimento del suo ottavo anno. La misericordia come asse verticale che unisce il Cielo alla Terra frutto anche di quella Pace che solo Cristo può donare e la Fratelli tutti come braccio orizzontale che racchiude nel suo orizzonte gli uomini e le donne del mondo intero.

Non è un’illusione vedervi raffigurato il segno della Croce, che in fondo è anche il tracciato più autentico di quello stretto sentiero della pace che conduce dal dolore alla risurrezione e che il Papa e i suoi predecessori hanno allargato fino a farlo diventare un cammino. L’unico percorribile per un futuro davvero diverso della famiglia umana. A partire già da quel Libano che, come anticipato dal Pontefice, potrebbe essere la prossima tappa.

I cristiani in Mesopotamia hanno sempre avuto una vita difficile dopo l’arrivo dell’ Islam, ma hanno anche sempre trovato un modo di convivere. L’incontro del Papa con il grande vecchio del mondo sciita Al-Sistani ne è la prova. Il rispetto tra due uomini che cercano la pace non è certo una garanzia per il futuro, in un mondo, come quello mediorientale, dominato da delicati equilibri politici, religiosi e economici. Non è certo che chi succederà ad Al- Sistani proseguirà il suo cammino. Certo è invece, che il cammino della pace lo seguirà ogni Pontefice della Chiesa cattolica.

 

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