E’ quanto mai urgente aiutare i portatori di handicap e le loro famiglie
DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA? BUTTIAMOLA IN POLITICA: “H” COME HANDICAP
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Di Giuseppe Brienza*
Nel governo Draghi, dopo esser stato per la prima volta costituito nell’ambito dell’esecutivo Conte 1 (in carica dal 1º giugno 2018 al 5 settembre 2019), è tornato il dicastero senza portafoglio “delle disabilitò”. Un segnale importante che, però, per non rimanere circoscritto alla sola facciata, necessiterà, pur nelle difficoltà dell’epoca che stiamo vivendo, di essere seguito da politiche e misure concrete.
«Le persone handicappate sono soggetti pienamente umani, titolari di diritti e doveri: pur con le limitazioni e le sofferenze inscritte nel loro corpo e nelle loro facoltà, pongono in maggior rilievo la dignità e la grandezza dell’uomo». Da questo insegnamento, presente al n. 148 del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, partiamo dunque per una sintetica presentazione delle misure che, dal punto di vista politico e legislativo, potrebbero aiutare le persone con handicap a partecipare alla vita scolastica, lavorativa e sociale in tutte le dimensioni e a tutti i livelli accessibili alle loro potenzialità e possibilità.
Ma prima di parlare di questo ambito “applicativo”, vale la pena ricordare “a monte” l’attenzione primaria diretta dalla Dottrina sociale della Chiesa alla dignità delle persone e, in particolare perché ancora più fragili, dei bambini handicappati. Nell’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio (1981), San Giovanni Paolo II ricorda in proposito che «deve essere riservata una specialissima attenzione al bambino, sviluppando una profonda stima per la sua dignità personale, come pure un grande rispetto e un generoso servizio per i suoi diritti. Ciò vale di ogni bambino, ma acquista una singolare urgenza quanto più il bambino è piccolo e bisognoso di tutto, malato, sofferente o handicappato».
Naturalmente questo insegnamento vale non solo per il bambino nato ma anche per quello concepito. Il quinto Comandamento, infatti, proibisce come gravemente contrari alla legge morale sia l’aborto “eugenetico” sia «l’eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l’omissione di un’azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte» (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano 2005, n.470).
Buttandola nella politica dell’oggi, come non richiamare la priorità assoluta, in vista del superamento dell’emergenza Covid-19, della ripresa e della continuità didattica per i 270mila alunni disabili che conta la scuola italiana?
Tornando ora allo specifico compito di promozione delle condizioni di vita e sociali delle persone disabili da parte delle Istituzioni e della politica, la principale attenzione, al di là del rispetto di un linguaggio più o meno politicamente corretto, sarebbe da riservare come accennato alle condizioni di lavoro fisiche e psicologiche, alla giusta rimunerazione, alla possibilità di promozioni ed all’eliminazione dei diversi ostacoli che concretamente può incontrare la persona handicappata. E non ci riferiamo alla pur importante questione dei parcheggi, dei trasporti e della rimozione delle “barriere architettoniche”.
L’obiettivo di medio e lungo periodo, tanto più nei confronti di un ministero “dedicato” che, confidiamo, possa avere vita lunga e risorse certe, sarebbe quello di una società che possa riservare maggiore attenzione alle famiglie ed agli eventuali progetti di vita indipendente dei disabili. Non facile, ma possibile!
* Vedi qui il canale YouTube curato dall’autore dell’articolo: Temi di Dottrina sociale della Chiesa.