L’Arcivescovo Lackner: “la sentenza sul suicidio assistito è solo l’inizio…”
IN AUSTRIA L’ARCIVESCOVO FRANZ LACKNER HA ESPRESSO LA SUA PREOCCUPAZIONE PER IL PROGRESSO DELLA CULTURA DELLA MORTE NEL PAESE
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Di Angelica La Rosa
Attraverso una lettera pastorale quaresimale, pubblicata lo scorso 17 febbraio, l’arcivescovo di Salisburgo Franz Lackner ha espresso preoccupazione per il progresso della cultura della morte in Austria.
Secondo l’arcivescovo Franz Lackner i cattolici non possono rimanere in silenzio dopo che la Corte Costituzionale ha stabilito che il divieto del suicidio assistito è incostituzionale (perché violerebbe il diritto all’autodeterminazione), intimando ai politici di revocare tale divieto entro il 2021.
Monsignor Lackner, presidente della conferenza austriaca dei vescovi cattolici, ha scritto che “consentire il suicidio assistito è solo l’inizio. Anche il pericolo di nuove misure, come l’introduzione dell’eutanasia su richiesta, diventerà virulento nel nostro Paese”.
L’alto prelato ha aggiunto: “Cosa dobbiamo fare? Non possiamo restare in silenzio. Fino ad ora, tutte le persone in Austria potevano presumere che la loro vita fosse considerata incondizionatamente preziosa, fino alla loro morte naturale. Con la sua decisione, la Corte Suprema ha eliminato una base essenziale per questo consenso”.
Anche il cardinale Christoph Schönborn di Vienna (che ha fatto riferimento al famigerato programma di eutanasia dei nazisti) e Leopold Wimmer, presidente dell’organizzazione laica dell’Azione cattolica austriaca, si sono lamentati della sentenza, insieme a esperti di etica e professionisti medici.
Lackner, succeduto al cardinale Christoph Schönborn come presidente della conferenza episcopale austriaca lo scorso giugno 2020, ha esortato i cattolici ad aumentare i loro sforzi per prendersi cura dei malati e dei morenti. “So che la vita può essere difficile, possono apparire nuvole scure, soprattutto verso la fine della vita, che possono essere difficili da sopportare, e purtroppo a volte lo sono. Ciò richiede la più completa comprensione di tutte le parti e un’assistenza coraggiosa e competente. Il percorso collaudato delle cure palliative deve essere ulteriormente ampliato”.
La lettera pastorale dell’Arcivescovo Lackner è stata letta ieri, prima domenica di Quaresima, in tutte le Chiese dell’arcidiocesi di Salisburgo.
Come in Austria, i sostenitori dell’eutanasia e del suicidio assistito stanno guadagnando terreno in alcune parti d’Europa. Mentre lo scorso settembre 2020, la Congregazione per la Dottrina della Fede del Vaticano ha riaffermato l’insegnamento perenne della Chiesa sulla peccaminosità dell’eutanasia e del suicidio assistito, lo scorso mese il parlamento portoghese ha appoggiato un disegno di legge che approva l’eutanasia. Se il disegno di legge diventerà legge, il Portogallo diventerà il quarto paese in Europa a legalizzare la pratica, insieme a Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. All’inizio di questo mese di febbraio, leader cattolici e difensori dei diritti umani in Irlanda hanno espresso preoccupazione per un disegno di legge che legalizzerebbe il suicidio assistito praticato da un medico. Nel mondo di lingua tedesca, il suicidio assistito e l’eutanasia sono spesso indicati come “Sterbehilfe” (aiuto a morire), nel tentativo di distinguerlo dalla politica di eutanasia dell’era nazista.