S.O.S. (“Save Our Souls”, “salvate le nostre anime”) accorato a chierici di buona volontà

S.O.S. (“Save Our Souls”, “salvate le nostre anime”) accorato a chierici di buona volontà

IL SENSO DEL SACRO SEMBRA ESSERE MORTO E CONTINUARE A PRATICARE LA PROPRIA FEDE E’ SEMPRE PIU’ DIFFICILE. 

Di Pietro Licciardi

Andando in chiesa per la Messa domenicale del pomeriggio ho avuto il piacere di trovare esposto il Santissimo per l’adorazione, la quale – come suggerisce il termine – dovrebbe svolgersi in silenzio, per favorire la preghiera, il dialogo intimo con il Signore e magari poter ricevere ciò che Egli desidera comunicarci attraverso il cuore.

Invece ecco che ad intervalli regolari arriva la canzoncina intonata dal sacerdote ad interrompere il silenzio e disturbare l’intima preghiera. Ed è andata pure bene, perché altre volte è capitato di doversi sciroppare a mo’ di “meditazione” la lettura del pensierino di un qualche “prete di strada”, dalla dubbia dottrina.

Insomma, pare proprio che nella chiesa “moderna” il senso del sacro, che la contemplazione e il silenzio ben esprimono, siano sempre più merce rara. Del resto non potrebbe essere altrimenti quando la liturgia è ridotta a intrattenimento e la Santa Messa ad un ritrovo conviviale, in cui è obbligatorio manifestare la propria ggioia con motivetti dozzinali se non proprio cretini, accompagnati da chitarrine e bonghi, alzare le mani al cielo al Pater noster, abbracciarsi e baciarsi allo scambio della pace – per fortuna almeno questo in tempi di Covid ci è risparmiato – o prodursi in scroscianti applausi nel corso della celebrazione.

Tutto ciò sorvolando sul fatto che si è lì non soltanto per fare memoria della resurrezione – indubbiamente motivo di vera gioia -, ma anche della morte e passione di Gesù Cristo, per le  quali simili manifestazioni giullaresche sembrano alquanto fuori luogo.

Per il povero cattolico medio, che non per suo merito ma grazie alla infinita misericordia di Nostro Signore, ancora conserva un po’ di sano timor di Dio e cerca di coltivare una fede da adulto – si badi bene: da adulto e non “adulta” – senza dover apparire per forza agli occhi del mondo una specie di invasato idiota – perdonate la durezza ma frequentando certe “liturgie”, magari con il prete e i fedeli che fanno “il trenino” sgambettando per le navate – l’impressione che si ha è proprio questa – è sempre più dura continuare a praticare e c’è ben poco da stupirsi se certe chiese oggigiorno sono sempre più vuote. E non si dia la colpa al consumismo o alla secolarizzazione, parole talismano che certo clero recita come un mantra per eludere le responsabilità della loro pessima pastorale.

«Ma perché stai sempre a polemizzare con i preti e con certa chiesa?» penserà, giustamente qualche lettore. Bhe, purtroppo sono toscano, forse pure con un antenato ghibellino, e la polemica ce l’ho nel sangue, e poi sono certo che ad avere le scatole piene di una certa chiesa “moderna” e “spiritoconciliare” stiamo diventando in parecchi; quindi, cari preti e vescovi, i casi sono due: o cominciate a darci più Messe in latino o rassegnatevi a predicare nel deserto in attesa di scomparire nel nulla.

In realtà ci sarebbe anche una terza opzione: Sante Messe e liturgie Ogm free, ovvero riformate come da post-Concilio – ce ne siamo fatti ormai una ragione – ma senza tutti gli orpelli, gli “arricchimenti” e gli abusi che la fantasia clericale ha partorito in questi sessant’anni.

E per finire un consiglio: andate a farvi una bella vacanza in qualche monastero cistercense, dove ci si alza prima dell’alba per pregare e cantare, ovviamente in gregoriano, e si passano ore davanti al tabernacolo in adorazione. Tutto ciò per re-imparare, dare spessore e significato al concetto di “sacro”. Poi tornate nelle vostre parrocchie a celebrare Messa come Dio desidera e comanda e vedrete come aumenterà la frequenza.

Scommettiamo?

 

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