Shemà. Commento al Vangelo del 22 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 22 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: lunedì 22 febbraio 2021

Cattedra di San Pietro Apostolo  (Festa)

 

Oggi, la Chiesa celebra la festa della cattedra di San Pietro apostolo. La cattedra è un simbolo che indica l’unità e l’universalità, elementi che la tradizione della Chiesa ha da sempre inteso come tratti caratteristici della missione che Gesù affidò agli apostoli, e in particolare a Pietro. Come già specificato, quello della cattedra vuole essere un simbolo che esprime la visibilità dell’unità della Chiesa e della sua universalità, così, come una cattedra in un’aula identifica in modo visibile il ruolo di un docente, nel caso della tradizione Cattolica, la cattedra identifica non un ruolo, ma un mandato di Gesù affidato a Pietro, e tra gli apostoli solo a lui, a mantenere unito il Suo seguito, la sua Chiesa. Ma non per farne una fortezza, ma un luogo di crescita, di relazione, di promozione della persona, un luogo dove tutti possono entrare per ascoltare e per relazionarsi con gli altri. Il Vangelo di oggi intende allora farci gustare la grazia di questo giorno, di questa festa così importante per i Cattolici. Gesù giunge nella regione di Cesarea di Filippo, una regione situata nei pressi della frontiera con Siria e Libano, ai piedi del Monte Hermon, da dove sgorga una delle sorgenti del fiume Giordano. In questo luogo suggestivo, anche dal punto di vista del paesaggio, Gesù interroga i suoi discepoli. Non si tratta di un’inchiesta fatta a caso, ma, potremmo dire, di una vera e propria lezione che Gesù svolge ai confini della terra d’Israele, e questo conferma il fatto che Gesù insegna come i rabbini attraverso questioni, ma in un certo senso “sconfina”, arriva ai limiti, a dire che solo  attraverso il riconoscimento della sua identità messianica il Signore può rivelarsi a tutte le genti. Quello che per noi è difficile capire, e che forse lo era anche per i discepoli quel giorno, è l’argomento della lezione, infatti Gesù è costretto a fare non una, ma due domande e la seconda si avvicina al vero argomento che Gesù voleva trattare in quel luogo, in quel giorno. Il tema era: la sua identità di Messia. Sembra essere stato Pietro il più bravo, quello che subito ha centrato l’argomento della lezione di quel giorno, e, di fatto, fu lui ad aver spiegato a tutti ciò che Gesù stesso desiderava insegnare. Succede così quando si insegna non per dare contenuti, ma per lasciar emergere conoscenze, per progredire insieme verso un percorso comune di conoscenza. Infatti, al riconoscimento di Pietro, segue il riconoscimento di Gesù nei suoi confronti: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa, e poi la consegna della sua missione: A te darò le chiavi del regno dei cieli. Sono davvero interessanti le parole di Gesù: dapprima un gioco di parole sull’elemento della pietra, per dire che il crisma di Pietro garantisce l’unità e poi  l’uso di un linguaggio fortemente simbolico, per indicare la condegna delle chiavi del Regno, cioè l’universalità della Chiesa. Sembra abbastanza evidente, allora, che unità e universalità derivano dal riconoscimento dell’identità messianica di Gesù e, come comprendiamo dal testo, sono inevitabilmente legate al carisma di Pietro. Preghiamo allora oggi per il nostro caro papa Francesco che oggi continua a svolgere questo servizio per noi, come successore della cattedra di Pietro. Preghiamo anche per ciascuno di noi, perché possiamo vivere la festa di oggi con fede, come figli e figlie di un popolo immenso, fatto di santi e peccatori in cammino, tutti convocati, riuniti nel nome del Signore, per la fede degli apostoli, delle sante donne e di Maria Santissima, insieme riuniti dalla cattedra di San Pietro, colui che quel giorno, a Cesarea di Filippo, ha saputo riconoscere in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Buona giornata! 

Mt 16, 13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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