“Dialogo con il Fuhrer”. Hitler a colloquio con uno psichiatra italiano

“Dialogo con il Fuhrer”. Hitler a colloquio con uno psichiatra italiano

CONVERSAZIONE TRA UNO PSICHIATRA ITALIANO E IL FÜHRER, AL BERGHOF, LA RESIDENZA ESTIVA DI BERCHTESGADEN, IN BAVIERA, DEL CANCELLIERE DELLA GRANDE GERMANIA.

Di Angelica La Rosa

Conversazione tra uno psichiatra italiano e il Führer, al Berghof, la residenza estiva di Berchtesgaden, in Baviera, del Cancelliere della Grande Germania.

E’ questa, in estrema sintesi, la trama del romanzo “Dialogo con il Fuhrer – Giorni d’estate a Berchtesgaden” del professor Francesco Bellanti (Fuoco Edizioni, 528 pagine, vedi qui).

Sposato, padre di due figli, classe 1953, il prof. Bellanti, fino al 2019, è stato docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico Statale “G.B. Odierna” di Palma di Montechiaro (Agrigento).

Al romanzo Bellanti ha lavorato quasi tre anni e per quest’opera ha avuto un riconoscimento al Premio Internazionale Città di Cattolica (Rimini) nel 2020.

Il risultato che ne è venuto fuori è una riflessione lucida sul dittatore tedesco di origine austriaca, sul nazismo e sui grandi temi del Novecento, una ricerca fondata su documenti originali e su testi classici e moderni dei più grandi studiosi del “fenomeno” Hitler, un’analisi spregiudicata della personalità più titanica e gigantesca della storia mondiale, del più grande demagogo di tutti i tempi e dell’uomo che si innalzava sugli altri come un genio (almeno era questo che pensarono e dissero di lui i suoi contemporanei).

Un Hitler però visto da una prospettiva letteraria, attraverso la sua drammatizzazione, con dialoghi, monologhi, soliloqui, cori, riflessioni storiche e filosofiche.

Un confronto originale sui grandi temi del passato e dell’epoca moderna, sul capitalismo e sul comunismo, sulla fine delle grandi ideologie, sulle religioni, sul razzismo, sulle grandi emigrazioni, sui genocidi e sugli stermini di massa, sulla guerra.

Un’analisi spietata degli uomini più aberranti, controversi e crudeli del Terzo Reich. Una nuova, sorprendente, rivisitazione storica e giuridica del Processo di Norimberga. I sogni millenari, i programmi radicali, escatologici di ritorno alla natura, di pulizie etniche, organizzazione del mondo, cambiamento del volto del pianeta attraverso stermini di massa, pianificazioni gigantesche, conquiste di spazi sterminati, deportazioni di nazioni e popoli, stermini, repulisti continentali, massacri di popoli, nuovo ordine del mondo, su base etnica, riorganizzazione e ripopolamento degli spazi sterminati dell’Est, rifondazione del tempo e della storia per mezzo della creazione dell’uomo nuovo.

Chi fu, insomma, Adolf Hitler? Un perturbatore della pace nella storia del mondo? Un uomo nato solo per la guerra? Il più grande oratore della storia? Un essere totalmente immorale? Un genio tattico e strategico? La salvezza dell’Occidente? Il conquistatore del mondo? Il più formidabile predatore della storia? Il fondatore del nuovo tempo, il Signore della guerra? Un visionario, un avventuriero? Il profeta del tempo della fine? La scheggia impazzita dell’Occidente? Il Volgitore di Ruota? L’immondo vuoto che si nutre del tempo e della storia? Il Demonio? La Bestia dell’Apocalisse? L’alieno, l’uomo venuto da un altro mondo? Questo libro dà qualche risposta. Forse va anche oltre. Ma l’autore considera già un successo aver suscitato qualche domanda. Perché non si debba dire mai alle generazioni che verranno che Adolf Hitler di Braunau sia stato solo la nostra cattiva coscienza, o un’ombra, un vento, uno spirito feroce e solitario che vaga di mondo in mondo, uno spettro, un lèmure, una pura fantasima astrale.

“Mi sono imbattuto in Adolf Hitler ai tempi del liceo”, ricorda l’autore. “Da allora, ho letto centinaia di libri su quest’uomo, centinaia di articoli e documenti, ho visto film, spettacoli, filmati storici, trasmissioni televisive. Mi ha subito affascinato – in senso storico, dico, non ideologico, si capisce – la figura storica, la vicenda terrena di un uomo che, venuto dal nulla, in pochi anni è diventato il capo assoluto di una delle più progredite nazioni del mondo ed ha impresso – con una attività politica frenetica e spregiudicata, con una guerra apocalittica, mai vista prima – un’accelerazione devastante al corso della storia. Volevo scrivere un libro su Hitler e quando ne ho avuto il tempo e le capacità intellettuali ed artistiche l’ho scritto. Non un libro storico nel senso tecnico della parola ma un libro diverso. Di grandi storici di Hitler e del Terzo Reich ce ne sono tanti in giro. Io non sono uno storico di professione, ho insegnato, nella mia lunga attività di docente liceale, letteratura italiana, letteratura latina e storia. Ho deciso alla fine di scrivere un libro in cui fosse Hitler il vero protagonista, il “fenomeno” Hitler visto da una prospettiva letteraria, attraverso la sua drammatizzazione, con dialoghi, monologhi, soliloqui, cori, riflessioni storiche e filosofiche, letterarie. Un impianto letterario, tuttavia, fondato su una ricerca storica profonda, sugli studi dei più grandi storici del nazionalsocialismo e di Hitler. Vi ho lavorato tre anni, di cui uno di stesura. Hitler per me è stato più di un personaggio letterario, è stato una presenza reale, un uomo vero, credibile. Solo così poteva essere credibile anche il mio racconto. Forse non ho detto nulla di diverso da quello che hanno scritto su Adolf Hitler i più grandi storici contemporanei. Io sono un professore ed uno scrittore. Io ho voluto solo drammatizzare il fenomeno Hitler con un racconto intenso ma di gradevole lettura anche per comprendere meglio, strada facendo, da scrittore e da letterato, l’epoca e il personaggio. In questo libro, ho cercato di capire,  attraverso l’invenzione di uno psichiatra che mette sotto torchio Hitler, se quest’uomo ha davvero avuto un sogno, se è stato un bambino innocente come tutti gli altri, se ha avuto un rapporto “normale” con la madre,  e il padre, se ha amato, se, nella sua politica di distruzione, hanno avuto altrettanto gravi responsabilità i politici contemporanei. Questo al di là delle sue responsabilità, che restano gravissime. Ho cercato di capire se aveva un’umanità e dove si trovava. Ho scavato nella sua infanzia, nella sua mente, nelle sue pulsioni profonde. Conoscere Hitler per me voleva dire conoscere le ambiguità, il mistero e la tragedia dell’animo umano, e, infine, nella sua pura essenza, conoscere la storia dell’Occidente. Sta ai lettori dire se io ho raggiunto il mio scopo. Per parte mia, sarà già un successo avere suscitato domande. Sicuramente, ho cominciato a scrivere questo libro con una certa idea di Adolf Hitler. Questa idea è stata come un fiume carsico che scende dai monti, entra e si inabissa, ed esce, e si inabissa ancora, attraversa caverne e grotte, laghi e valli, e infine sfocia nel mare e rimane lo stesso, ma arricchito nella sostanza”.

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