Scelte internazionali e conseguenze della Rerum Novarum

Scelte internazionali e conseguenze della Rerum Novarum

di Anna Tortora

SE IL LIBERALISMO ECONOMICO E IL CAPITALISMO SONO UN MALE, PER LA RERUM NOVARUM IL SOCIALISMO È UN RIMEDIO PEGGIORE DEL MALE

È fuor di dubbio che la Rerum Novarum (RN) abbia inaugurato la moderna critica del Magistero al capitalismo e al liberalismo.

Ma altrettanto chiaro è che l’avversario primo e dichiarato è il socialismo.

Se il liberalismo economico e il capitalismo sono un male, per la RN il socialismo è un rimedio peggiore del male.

Basti vedere i lunghi e articolati passaggi in cui l’enciclica, riproponendo classiche nozioni tomistiche, sviluppa la difesa della proprietà privata inquadrata come diritto naturale.

Si tratta in realtà di una difesa che non vuole essere una lancia spezzata a favore del privilegio sociale, ma piuttosto una difesa del mondo del lavoro: la proprietà è vista quale esigenza di dignità e di libertà del lavoratore stesso.

Concepita così, essa, lungi dall’essere abolita, deve essere piuttosto moltiplicata.

Questa focalizzazione del socialismo come avversario, nel quadro della complessa strategia leoniana, era qualcosa di ben diverso da una semplice condanna dottrinale.

“Forse, non a caso era stato tolto dalla prima redazione del Liberatore anche il cenno al ‘malthuanesimo’”, ha scritto  Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, “quasi l’enciclica volesse evitare la dispersione su diversi fronti: al di sotto emergeva l’interpretazione di un’epoca, in cui cattolicesimo e socialismo si sarebbero fronteggiati, e il cattolicesimo veniva spinto prepotentemente sul terreno del confronto operativo. I cattolici erano chiamati a mostrare come il Vangelo possedesse concretamente la risposta alternativa, credibile ed efficace rispetto alla questione sociale”.

Fu soprattutto tale dinamismo interno, militante, il fatto nuovo della Rerum Novarum, che fa di questa enciclica un punto di partenza, riconosciuto come tale anche dal successivo Magistero sociale.

E, in effetti, se si legge anche solo lo sviluppo del cattolicesimo sociale in Italia dopo la Rerum Novarum, si rimarrà colpiti dall’efficacia di questa scelta strategica.

Continua Monsignor Sorrentino: “Tre date significative: Gennaio 1894, ‘il programma dei cattolici di fronte al socialismo’, redatto dal Toniolo per conto dell’Unione cattolica per gli studi sociali; due anni dopo, il Convegno di Genova degli studiosi di scienze sociali che si pronunciava per una ‘economia umana’ in cui il capitale venisse subordinato alle esigenze primarie del lavoro; l’anno dopo (1897), la teorizzazione fatta dal Toniolo, ma avallata da Leone XIII, della Democrazia Cristiana che voleva essere una formula sociale antitetica al socialismo: alla lotta di classe veniva contrapposta l’armonica partecipazione di tutte le classi alla costruzione del bene comune”.

Significativo il motto tonioliano, direttamente anti-marxista “Proletari di tutto il mondo unitevi in Cristo, sotto il vessillo della Chiesa”.

Forse Leone XIII non aveva previsto tanto con la sua RN, ma sicuramente ciò era conseguenza naturale della sua opzione strategica.

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