Agli occhi di certuni per governare è indispensabile il passaporto arcobaleno!
È IL TEMPO DELL’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ, NON QUELLO D’IMPROBABILI ED IMPROPRIE POLEMICHE PER L’AGENDA DI UN ESECUTIVO CHE NON PARE GUIDATO DA UN IMPULSO IDEOLOGICO, DI FRONTE AD UN PAESE IN GINOCCHIO…
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Di Matteo Castagna
Una delle tante tipicità che caratterizzano gran parte del variegato mondo italico è quello della critica preventiva. Avviene nel calcio con gli allenatori e in politica con i ministri.
Marta Cartabia (nella foto), autorevole esponente del neonato governo Draghi, vicina a Comunione e Liberazione, nel 2014 ha espresso posizioni contrarie all’equiparazione tra nozze tradizionali e unioni civili. All’epoca del caso Englaro criticò il suicidio assistito.
Pur non avendo deleghe direttamente attinenti ai temi etici, il senatore Tommaso Cerno ha chiesto che il premier faccia chiarezza per quanto affermato da Cartabia ed il segretario generale dell’Arcigay Gabriele Piazzoni riconosce come segnale positivo il fatto che ella, da ben sette anni, non proferisca parola in merito alle rivendicazioni Lgbt.
All’epoca, Cartabia replicò alla alle parole d’odio della galassia arcobaleno con un lapidario: “la Corte (costituzionale, n.d.r.) difende i diritti di tutti perché nella laicità positiva dello Stato”. Il capo del Popolo della Famiglia, cioè la microsfera del macro-opinonista Mario Adinolfi ha rinfocolato la polemica sul ddl Zan, in un momento quantomeno inopportuno, dando l’impressione di voler trovare un pretesto per far litigare l’eterogenea maggioranza, più che riattivare un concreto argomento di lotta politica in favore della libertà della famiglia tradizionale.
Ciò che si evidenzia, nell’ambito di questa dialettica, è l’anomalia secondo la quale al governo di un Paese vi debba essere, per forza, gente “gay-friendly”.
Sebbene, la Costituzione italiana, all’art. 29 dica che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” e, per conseguenza, non sia parificabile ad altri tipi di matrimonio, neppure le “unioni civili”, che, appunto, non producono gli effetti del matrimonio tra uomo e donna e non potranno mai essere una società naturale, perché l’unione di persone dello stesso sesso non può produrre figli. Per conseguenza, in Italia, l’utero in affitto è illegale e gli omosessuali non possono adottare bambini.
Sembra che, agli occhi di certuni, per governare siano indispensabili il passaporto arcobaleno, il passaporto pro eutanasia, quello ecologista e quello a-cattolico. Insomma, vanno bene tutti i passaporti tranne quello italiano, perché la certificazione della propria sovranità nazionale potrebbe apparire un’istigazione di stampo razzista?
E’ una battuta che può far sorridere, ma fino ad un certo punto, in tempi di BLM e furia iconoclasta dei grandi della storia, colpevolizzati d’esser stati portatori di pensiero contrario al dogma mondialista del deep State.
Strali che non hanno lasciato in pace neppure Dante Alighieri, di cui qualcuno vorrebbe censurare il noto capolavoro, perché conterrebbe dei pregiudizi troppo reazionari…
Sarebbe apparso saggio e coerente con la natura pragmatica di un governo d’ unità nazionale, lasciarlo lavorare sulle priorità della crisi, quali la graduale ripresa economica, il sostegno delle imprese ed il lavoro, le infrastrutture e la modernizzazione, l’abbattimento della burocrazia, l’attenzione ai più deboli, tra cui sei milioni di disabili, in un approccio razionale e serio della gestione pandemica.
E’ il tempo dell’assunzione di responsabilità, non quello di improbabili ed improprie polemiche, per l’agenda di un esecutivo che non pare guidato da un impulso ideologico, di fronte ad un Paese in ginocchio. San Tommaso d’Aquino, nella “Summa contra Gentiles” insegna che, nel confutare l’errore occorre tener conto della caratteristica propria della verità che va difesa. Infatti, rispetto a Dio si danno due tipi di verità: verità di ragione naturale e verità di fede rivelata.
Le prime sono raggiungibili dalla semplice intelligenza naturale dell’uomo; le seconde suppongono la fede. Nell’emergenza che viviamo, sembrerebbe che si rientrasse nelle prime, sebbene alcuni paiano troppo spesso dimenticare il retto discernimento.