Shemà. Commento al Vangelo del 10 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 10 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 7, 14-23

mercoledì 10 febbraio 2021 

Nel vangelo di oggi Gesù continua a specificare il suo insegnamento in merito all’applicazione della legge, nello specifico oggi vengono considerate le norme che riguardano gli alimenti. Esiste un rapporto intenso tra corpo e spirito e questo legame arriva a incidere su alcuni alimenti che vengono definiti impuri nella Bibbia e nella tradizione ebraica. Non si tratta di un argomento marginale come possiamo credere che sia, perché quello che mangiamo influisce non solo sul fisico, ma anche sull’umore e sul modo di comportarsi delle persone, per questo il rapporto tra corpo e cibo è tenuto in alta considerazione da tutte le grandi religioni. Il Cristianesimo è forse l’unica religione in cui la questione del cibo è affrontata in modo non religioso e questo perché, nel suo differenziarsi dall’Ebraismo, ha voluto far passare in secondo piano, fino a eliminare, diverse questioni religiose ritenute importanti nella Bibbia, e quella alimentare è una di queste. Ora, nel testo del Vangelo che oggi la liturgia ci propone, Gesù non dice che mangiare alimenti puri o impuri sia la stessa cosa, ma intende approfondire la questione in una linea profetica che gli è propria, ma che non è contraria alla legge d’Israele. Osserviamo le parole che il Vangelo ci trasmette: Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Gesù, quindi, non mette in questione la purità o l’impurità di certi alimenti, ma cerca di far riflettere su quale criterio stabilisce ciò che è puro e ciò che è impuro. Ed è questa una questione profonda, perché Gesù provoca i suoi ascoltatori perché usino intelligenza davanti alle questioni che riguardano la religione. Dico intelligenza, nel senso etimologico di questo termine, cioè “saper leggere dentro le cose”, cogliere le relazioni interne che legano certe questioni. Ecco allora che l’intelligenza è provocata dalle sue parole, tanto che i suoi discepoli chiedono spiegazioni in un secondo momento. E, nonostante Gesù si meravigli di questa loro richiesta, spiega la questione in modo che sia più chiara: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male”, afferma. Ora, “il cuore degli uomini”, nella cultura biblica non è l’organo fisico del cuore, ma la sede interiore dell’intelligenza che permette all’essere umano di meditare le scelte da fare, per poi agire. Ecco perché Gesù fa l’elenco di atti cattivi che manifestano lo stato di impurità. Anche la questione alimentare allora, per Gesù, è una questione che và trattata con l’intelligenza del cuore, perché il cuore impuro arriva a meditare  azioni cattive, invece un cuore puro sa compiere azioni che rispecchino la bontà di Dio, ma è evidente che non basta solo stare attenti a mangiare cose salutari per comportarci bene, perché la responsabilità delle azioni buone o cattive che pensiamo e che pianifichiamo o progettiamo non dipende né dal cibo, né dal tempo, né dagli astri, né dalle piante, né dagli animali…Tutto questo, forse, potrebbe influire, ma fare il bene o il male dipende solo da noi. Allora oggi chiediamo al Signore di saper usare l’intelligenza, l’intelligenza del cuore, come ci insegna la Bibbia e come ci indica Gesù, perché cominciamo a purificare il cuore, non tanto stando attenti ai cibi, al tempo, alle persone, ma smettendo di attribuire a fattori esterni la responsabilità delle nostre azioni. Il Signore ci aiuti, perché, se ci pensiamo bene, anche noi cristiani che siamo liberi di mangiare tutti i tipi di alimenti (anche cibi chimici, purtroppo), in realtà usiamo male questa libertà  quando riversiamo le nostre responsabilità sugli altri o su fattori esterni, e questo ci mette in uno stato di impurità del cuore al quale oggi siamo chiamati a rinunciare. Preghiamo, allora, che il Signore ci doni un cuore puro, che riconosca la propria povertà. Affidiamoci alle preghiere di Santa Scolastica, che oggi ricordiamo, sorella del grande santo italiano Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Preghiamo insieme l’orazione di Colletta della messa a lei dedicata, perché questa santa vergine, fedele a Dio lungo tutta la sua vita monastica, ci aiuti a vivere le piccole azioni quotidiane con responsabilità e ci ottenga un cuore puro. “Santifica la tua famiglia, Signore, per l’intercessione e l’esempio di santa Scolastica, e concedi a noi di amarti e servirti con purità di cuore, per sperimentare la gioia della tua amicizia.” Amen. Buona giornata!

Mc 7, 14-23


In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: “Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?”. Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: “Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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