La verità non può essere infoibata

La verità non può essere infoibata

UN GIORNO IMPORTANTE PER RICORDARE LE VITTIME DELLE FOIBE

Di Gian Piero Bonfanti

Domani ricorre una data molto importante della storia moderna della nostra Repubblica.

Il 10 febbraio 1947 veniva infatti siglato a Parigi il trattato di pace con il quale si assegnava alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia.

Un avvenimento dimenticato da coloro che non hanno vissuto in prima persona quanto accaduto in quelle terre, ma sicuramente un periodo tragicamente incancellabile dalle menti di coloro che sono state vittime di una ferocia ingiustificabile.

È proprio durante la giornata di domani che ricorre istituzionalmente il “Giorno del Ricordo”.

Verranno commemorate le numerosissime vittime cadute per mano delle forze partigiane jugoslave guidate dal capo comunista Josip Broz Tito (1892-1980) e da parte dell’OZNA (Oddelek za Zaščito NAroda) che era il Dipartimento per la Protezione del Popolo, ovvero quella parte dei servizi segreti militari jugoslavi che fu incaricata, tra le altre cose, di ricercare, imprigionare e processare un largo numero di collaborazionisti del regime fascista. Essi inclusero anche preti cattolici, accusati di avere dei legami con il movimento di estrema destra (Ustascia) che si opponeva al Regno di Jugoslavia dominato dall’etnia serba.

Questo è quanto ci viene raccontato.

Quella che si è voluta dimenticare invece è stata la barbarie con la quale sono stati sterminate migliaia di persone durante quegli anni, anche e soprattutto a guerra finita.

Vi sono numerosissime testimonianze in merito alle azioni perpetrate da parte di chi, con odio e furia cieca, organizzava omicidi efferati, come ad esempio gli eccidi delle foibe.

Ricordiamo che in queste profondissime cavità naturali carsiche venivano gettati coloro che erano accusati di essere collaborazionisti del regime fascista, sia che lo fossero stati realmente o meno, adulti o bambini, uomini o donne, vivi o morti.

Le vittime venivano legate insieme: tra queste, alcune venivano giustiziate prima di essere gettate nelle foibe, altre trovavano la morte solo dopo diversi giorni di agonia trascorsi nel fondo di queste cavità, dopo atroci sofferenze.

E pensare che qualcuno ha ancora il coraggio di negare che questi fatti siano realmente accaduti!

Molti conoscono la storia di Norma Cossetto, raccontata anche dal film Red Land (Rosso Istria), la quale, dopo essere stata a lungo seviziata, è stata poi gettata nella foiba di Villa Surani in Istria.

Per comprendere la portata di quanto é accaduto basterebbe fare una visita alla famosa foiba di Basovizza.

Abbiamo appena commemorato le vittime dell’Olocausto durante il giorno della memoria, crediamo sia giusto in egual modo commemorare le vittime delle Foibe durante il giorno del ricordo.

Non vi sono vittime di serie “A” o di serie “B”, è importante conoscere tutti i fatti.

Anche e soprattutto gli omicidi “In Odium Fidei”.

Grazie alla ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) della sezione Monza e Brianza, associazione che tiene alta l’attenzione sulla storia di queste terre che di fatto erano italiane, presieduta dall’amico Pietro Cerlienco, veniamo a conoscenza di molte vicende.

Tra queste ci viene ricordata anche la storia del giovanissimo don Francesco Bonifacio, venerato come beato e martire dalla Chiesa cattolica, ucciso barbaramente in quanto prete.

Secondo le ricostruzioni ufficiali, l’11 settembre 1946 don Francesco Bonifacio fu sorpreso lungo la strada di casa da quattro “guardie popolari”, spogliato, colpito con un sasso sul viso e finito con due coltellate, prima di essere infoibato, ma i suoi resti non sono mai stati ritrovati.

«Chi non ha il coraggio di morire per la propria fede è indegno di professarla» (Da una lettera di don Francesco Bonifacio scritta nel 1946).

Consigliamo la visione dei canali dell’associazione ANVGD, appena inaugurato, per ricordare ciò che si è voluto dimenticare.

 

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