La carità è il primo servizio della politica. I “contributi di carità” negli USA
“CON LA CARITÀ, LA SOCIETÀ È ACCOGLIENTE, LE PERSONE COMUNITÀ, LA GIUSTIZIA UNA GRAZIA, LA LIBERTÀ FELICITÀ, LA VERITÀ LIBERTÀ, LA FAMIGLIA UN NIDO, LO STATO SERVIZIO, L’ASSOCIAZIONISMO PARTECIPAZIONE, IL MERCATO RELAZIONE”.
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A cura di Giuseppe Brienza*
La proposta di applicazione pratica del principio della carità nella politica della famiglia dovrebbe essere anzitutto di carattere fiscale, perché la carità «presuppone la giustizia», come afferma il Compendio DSC (n. 206).
Nel sistema individualistico italiano, visto che l’ostacolo sempre accampato ad una reale promozione economica della famiglia è la «sostenibilità finanziaria», si potrebbe iniziare ad operare sulle deduzioni. In periodi di forte indebitamento pubblico come gli attuali, introducendo il “sistema a deduzione fiscale” sarebbe possibile attuare gradualmente una vera riforma fiscale a favore della famiglia.
Prendendo esempio dalla disciplina degli Stati Uniti d’America che, per ogni cittadino residente, prevede una deduzione standard fissa al reddito imponibile, fra l’altro, per i «contributi di carità» (deduzioni ridotte del 3 per cento qualora i redditi personali superino una certa soglia di ricchezza).
Lo stesso potremmo fare in Italia, cercando di migliorare concretamente ed immediatamente la condizione dei nuclei con figli senza pesare in maniera eccessiva sul bilancio dello Stato. In passato l’associazionismo familiare ha proposto in tal senso l’introduzione del Bif, il Basic income familiare, che prevede il passaggio dalle detrazioni alle deduzioni fiscali applicato per tappe successive.
Con il sistema Bif la tassazione è calcolata sul reddito disponibile, deducendo le spese per il mantenimento delle persone a carico. Tale sistema consentirebbe al Governo di decidere anno per anno quali investimenti compiere per la famiglia, fino a raggiungere un regime stabile che tenga in effettivo e completo conto i carichi familiari e quindi la reale capacità contributiva d’ogni soggetto fiscale.
Agendo sull’entità della deduzione, inserendo un fattore di decremento della deduzione in relazione al reddito (per non favorire eccessivamente i redditi alti), si possono ottenere delle situazioni d’equilibrio tali da determinare una riduzione degli introiti per lo Stato sopportabile, graduabile anno dopo anno, fino alla situazione ideale di almeno 7000 euro di deduzione per ogni figlio a carico. Quando il reddito è tale da ridursi a zero con le deduzioni previste, si passa ad un’elargizione dello Stato alla famiglia (tassa negativa).
Con questo principio non sarebbe più necessario mantenere l’istituto degli assegni familiari che, da diversi decenni ormai, è diventato poco più che simbolico per la concreta vita economica reale dei nuclei con figli.
* Vedi il canale YouTube curato dall’Autore Temi di Dottrina sociale della Chiesa: https://www.youtube.com/channel/UC1So1iXwqJ6TJk0eP0XmZ_w.