Shemà. Commento al Vangelo del 26 gennaio della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: martedì 26 gennaio 2021
Ss. Timoteo e Tito
Oggi la liturgia ricorda i santi Timoteo e Tito, entrambi collaboratori di San Paolo apostolo. Di Timoteo sappiamo che è nato a Listra, a circa 200 km a nord-ovest da Tarso, la città natale di Paolo, e che già dall’inizio del secondo viaggio missionario, Paolo lo elesse suo collaboratore e lo portò con sé nei suoi viaggi in Asia Minore, fino alla Macedonia. Giunti ad Atene, Paolo invia Timoteo a Tessalonica e poi a Corinto. Secondo la tradizione, Timoteo fu il primo Vescovo di Efeso. Le sue reliquie oggi si trovano dal 1239 in Italia, nella Cattedrale di Termoli, nel Molise. Personalmente ho visitato e pregato in questa cattedrale, un luogo in cui davvero si percepisce la santità di questo grande personaggio, citato più volte in modo lodevole nel Nuovo Testamento. Per quanto riguarda Tito, sappiamo che era un pagano, convertitosi dopo aver ascoltato Paolo, che lo portò con sé a Gerusalemme, dove gli apostoli si riunirono per discutere sulla questione del battesimo dato ai pagani più che ai circoncisi. In questo contesto Tito, convertito dal paganesimo e non circonciso, divenne il simbolo vivente del valore universale del battesimo cristiano. Dopo la partenza di Timoteo da Corinto, è Tito che raggiunge la gestione della comunità di Corinto, anche se la tradizione afferma che Tito fu Vescovo di Creta. L’affetto tra Paolo e i suoi collaboratori, la grande disponibilità dei due a servire la Chiesa con dedizione e umiltà, sono le caratteristiche che emergono dalle due lettere di Paolo scritte a Timoteo e a Tito, le uniche due lettere del Nuovo Testamento che l’apostolo scrive a delle persone e non alle comunità. Il vangelo che la liturgia oggi ci propone, ci fa meditare sulla missione dei discepoli, inviati da Gesù per portare un messaggio di gioia che non appartiene a loro, ma che loro sono chiamati semplicemente a trasmettere. 72 sono i discepoli inviati, in questo testo del Vangelo secondo Luca, un numero simbolico, se non altro perché è un multiplo del numero 12 , e che intende quindi esprimere la moltiplicazione delle 12 tribù d’Israele e quindi l’universalità del Vangelo e della fede in Gesù. I discepoli sono madati a due a due, come testimoni di un annuncio che non si può possedere, ma solo trasmettere. La missione parte preghiera, perché, all’udire l’annucio, tanti possano, a loro volta, prendere parte alla gioia di annunciare il Vangelo; la missione è anche pratica dell’ospitalità, che si realizza veramente quando si và incontro agli altri con fiducia, portando pace e non le cose di cui si crede di poter aver bisogno, tra le quali il testo indica anche il tempo che tanto spesso viene perso in cose inutili. Ancora la missione ci apre alla condivisione della vita e del lavoro con tutti, abitando in casa, mangiando il cibo con tutti e di tutti, senza distinzioni, occupandosi degli emarginati. Ecco, questo testo ci porta a comprendere il valore profondo della missione, alla quale i nostri santi vescovi Timoteo e Tito hanno partecipato con tutto loro stessi. Essere cristiani è infatti compiere la predicazione di Gesù. Il Vangelo secondo Marco (Mc1,14), che abbiamo ascoltato domenica, ci indicava la predicazione di Gesù: “il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo“. Anche il discepolo di Gesù è inviato per annunciare: “È vicino a voi il regno di Dio”. Preghiamo allora oggi i santi Timoteo e Tito perché ci aiutino a vivere pienamente la nostra chiamata di annunciatori del Vangelo, con la nostra vita, perché chiunque ci avvicini possa sentire nel suo cuore: “è vicino a noi il Regno di Dio”. Buona giornata!
Lc 10,1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos