Shemà. Commento al Vangelo del 23 gennaio della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 3,20-21
sabato 23 gennaio 2021
Nel breve vangelo di oggi osserviamo come Gesù sia coinvolto nei bisogni della gente, tanto da farsi vicino alle persone che si radunano intorno alla casa dove abitava, a Cafarnao, durante il suo ministero pubblico. Il testo ci informa che Gesù e i suoi discepoli erano tanto presi da quella gente, da non avere neppure il tempo per mangiare. Quante volte sarà capitato anche a noi di saltare pranzi a causa di impegni, in mezzo alle corse assurde che facciamo ogni giorno, per motivi di lavoro e, diciamo che, in effetti, di questi tempi, saltare un pranzo pur di lavorare non ci risulti poi così faticoso, visto che è il lavoro che ci procura poi il pane. Ecco, oggi il Vangelo invece ci mostra Gesù che si lascia togliere il cibo non per impegni di lavoro o comunque per giri e traffici che lui si organizza come vuole. No! a togliere il cibo a Gesù è la sua disponibilità a quello che accade ogni giorno, la sua obbedienza al Padre. Il cibo è ciò che sostiene la vita, ma, se la nostra società ci illude, facendoci credere che sia sufficiente comprare il cibo per non avere problemi, il Vangelo ci ricorda, in queste poche righe, che, in verità, nessuno è sostenuto da ciò che mangia, ma da chi gli prepara da mangiare, da chi procura il cibo lavorando, da chi si prende cura che il cibo non manchi. Dietro il cibo non ci sono semplicemente i soldi, ma le persone che si dedicano al bene di tutti. Ecco perché Gesù guarisce le persone, rimette in pedi chi non può lavorare, ridona dignità. In questo modo Gesù ci insegna che il vero cibo che può davvero nutrire tutti è vivere da figli del Padre, sentirsi fratelli nella condivisione del pane, lasciarsi nutrire dall’esperienza della vita, dalla vicinanza ai malati, ai poveri, a quelli che hanno bisogno di essere messi in condizione di lavorare, prima di pensare a mangiare. Il testo ci informa anche che, dopo aver sentito di questa priorità data agli altri e a Dio piuttosto che al cibo, i familiari di Gesù decidono di andare a prenderlo: «È fuori di sé», dicevano, infatti. Ecco, quello che pensavano i parenti di Gesù lo potremmo pensare anche noi oggi non solo di Gesù stesso, ma di ogni cristiano che viva la sua fede con serietà e dedizione, perchè il vero pane, il vero cibo è proprio Gesù! Allora è comprensibile che spesso siano proprio i familiari, i parenti, gli amici, e le persone più care a non capire fino in fondo alcuni atteggiamenti cristiani, alcune scelte di vita che possono apparire fuori dal mondo, fuori tempo o fuori moda. Preghiamo, dunque, insieme a tutti i credenti in Gesù, in unità di cuore e di intenzione, perché sempre di più tutti i cristiani possano assumere quell’atteggiamento di Gesù che nutre l’esistenza di ogni persona e fonda l’esperienza di vita e di fede: l’atteggiamento di figli amati dal Padre, di fratelli che non cercano solo di comprare e vendere per mangiare e saziarsi, ma anche di assicurare il cibo per tutti, per poter avere non solo il cibo, ma anche la gioia di condividerlo insieme. Buona giornata!
Mc 3,20-21
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos