Nicola Incampo: “docenti di religione ingiustamente esclusi da equa procedura concorsuale”
di Angelica La Rosa
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INTERVISTA AL PROF. NICOLA INCAMPO, ESPERTO DI TEMATICHE LEGATE ALL’IRC (INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA)
Nell’incontro tra l’Amministrazione del Ministero dell’Istruzione e le Organizzazioni Sindacali del 14 gennaio scorso si è affrontato anche la questione del concorso dei docenti di religione cattolica, che da anni sono ingiustamente esclusi, da una equa procedura concorsuale.
A tale incontro era presente il Prof. Nicola Incampo, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi di Tricarico (Matera) ed esperto dell’Ufficio Nazionale IRC della CEI che abbiamo deciso di intervistare.
Dopo aver fatto esperienza nel mondo del lavoro in una fabbrica petrolchimica per circa otto anni, Incampo è entrato nel mondo della scuola come insegnante di religione cattolica nella scuola secondaria.
A contatto con le difficoltà di ordine giuridico e amministrativo dei colleghi ha cercato di qualificarsi prendendo coscienza e informandosi sugli aspetti giuridici dell’IRC. Da circa due anni risponde a quesiti presentati da colleghi sul sito “L’insegnamento della religione cattolica”.
Ha pubblicato “Vademecum dell’Insegnante di religione”, scrive per “Avvenire Basilicata Sette”, “Insieme nello Snals”, “L’eco del Santuario dei Santi Cosma e Damiano”, è redattore della rivista Documenta e collaboratore diocesano, e regionale, dell’Ufficio IRC. Svolge attività di consulenza sindacale per lo SNALS provinciale, regionale e nazionale.
Da quando in Parlamento è entrato nel vivo la discussione sullo stato giuridico degli Insegnanti di religione, ha suggerito, con don Gabriele Mangiarotti, proposte ed emendamenti al Testo approvato al Senato che solo la chiusura della legislatura non ha permesso di portare a termine con l’approvazione.
Qual è il rischio che i docenti di religione cattolica corrono se dovesse essere bandito un concorso ordinario?
Il rischio è che tutti farebbero il concorso ordinari, con scritto, orale, inglese, informatica, e di conseguenza, anche per chi ha insegnato per una sola ora, oppure gli insegnanti della scuola paritaria, che insegnano religione nelle loro scuole, avrebbero anche loro il diritto di parteciparvi. Quindi si avrebbe un ulteriore aumento del numero dei partecipanti al concorso, con il passaggio degli insegnanti delle paritarie nelle scuola statali e il conseguente licenziamento degli insegnanti che lavorano nelle scuole statali. Il rischio che vedo, perciò, è quello della svalorizzazione dei docenti di religione cattolica che hanno dedicato tutta la loro vita a tale insegnamento.
Qual è la proposta per evitare un eventuale licenziamento di massa?
È quella di fare un concorso straordinario, tenendo presente la stabilizzazione e l’immissione in ruolo dei docenti che hanno ottenuto la ricostruzione di carriera, gli N05, cioè gli insegnanti di religione cattolica che vengono retribuiti dallo stato come gli insegnante di ruolo e vengono trattati, per quanto riguarda, ferie, permessi e assenza, come il corrispondente personale a tempo indeterminato. Chiediamo anche che i vincitori del concorso 2004, che sono ancora in attesa della giusta stabilizzazione, vengano tutti stabilizzati. In conclusione, noi teniamo insegnanti già retribuiti come quelli di ruolo, e per tale motivo, chiediamo solamente che possano fare un concorso non selettivo per trasformare il contratto da tempo determinato in tempo indeterminato.
Perché secondo lei non andrebbero fatti corsi di formazioni?
Perché non è concepibile fare corsi di formazione senza avere tra le mani il bando. Chi organizza corsi di formazione, chiede soldi a fondo perduto. Concorso per i docenti di religione cattolica, riparte il business dei corsi. Nonostante una crisi economica senza precedenti, in cui cresce la povertà, c’è chi chiede 400 euro, ai docenti di religione precari, per un concorso di cui non si conosce nemmeno il bando. La Cei si era già espressa in passato sul business dei corsi per il concorso: occhio a non seguire corsi a pagamento, ma non è servito. Galantino, in passato, ha già mandato un messaggio a coloro che stanno seguendo corsi di preparazione al concorso per diventare docenti di religione, la cui frequenza prevede anche somme considerevoli: “lo stanno facendo per un concorso che non è stato ancora bandito” (VEDI QUI).
Perché è importante difendere l’atipicità degli insegnanti?
L’atipicità è un valore molto importante degli insegnanti di religione e la loro forza, perché, come ho più volte affermato, gli insegnanti di religione, vengono “assunti” dallo Stato e formati e aggiornati dalla Chiesa. La norma, infatti, prevede che sia l’Ordinario diocesano a verificare i contenuti e non lo Stato. Il concorso non deve verificare i contenuti di religione cattolica, perché sono stati già verificati dalla Chiesa e perché lo Stato non ha le competenze per farlo. Ecco perché non vogliamo un concorso ordinario, poiché discriminerebbe dei docenti che sono già abilitati come dai seguenti atti giuridici: 1) Parere Consiglio di Stato Sezione I n.76 del 4 marzo 1958:” Gli insegnanti di religione non sono soltanto insegnanti incaricati in via generica e di fatto, ma sono in possesso di una speciale abilitazione. Dunque non semplici incaricati, ma incaricati in possesso di un particolare titolo di abilitazione all’insegnamento religioso”; 2) Circolare Ministero P.I. n.301 del 30 novembre 1974: “gli insegnanti di religione, stante la particolare natura del loro rapporto di impiego, sono come incaricati a tempo indeterminato”; 3) Circolari Ministero P.I. n. 127 del 14 maggio 1975 et n. 217 dell’11 settembre 1978: “L’Idoneità esprime l’autorizzazione dell’Ordinario diocesano al docente di religione (religioso o laico) ha valore giuridico di abilitazione all’insegnamento e può revocarsi a giudizio insindacabile dell’Ordinario”.
Si ringrazia per la collaborazione il Prof. Francesco Sansone,
Segreteria Nazionale Confsal-ANAPS,
Associazione Nazionale Autonoma Professionisti della Scuola