La teologa morale Giorgia Brambilla sull’umiltà: la vera autostima!
A cura di Andrea Sarra
Scrive Tommaso da Kempis: «Non sei più grande perché gli altri ti lodano, né sei più miserabile perché ti disprezzano; quello che sei agli occhi di Dio, ecco ciò che sei».
L’umiltà è quella virtù che ci dice la verità su noi stessi. La persona umile non si sopravvaluta, ma nemmeno si sottovaluta, perché conosce la sua posizione agli occhi di Dio.
Nel percorso di antropologia morale sulle virtù che Informazione Cattolica sta presentando, la professoressa Giorgia Brambilla ha spiegato che per salire la scala del progresso umano e spirituale bisogna cominciare dalla conoscenza e dall’accettazione di sé.
Per salire questi “gradini” ci vuole sincerità, coraggio, ma soprattutto umiltà, la virtù che più di tutte ci richiama continuamente a un valore razionale e morale che manca così tanto nel tempo che viviamo: il realismo. L’umiltà ci dà occhi per vedere la realtà così com’è, senza svalutazioni né sopravvalutazioni, senza finzioni né interpretazioni.
Proprio il suo legame con la realtà oggettiva e dunque con la verità, portò san Giovanni Maria Vianney a sostenere, infatti, che «se cessa l’umiltà, tutte le virtù spariscono».
In merito alla considerazione di noi stessi, possiamo poi aggiungere che accettarsi con umiltà è segno di maturità interiorità e anche di libertà e che non è forgiando una falsa e “costruita” immagine di noi stessi che deriva la tanto ricercata “autostima”.
Questa è spesso proposta come elemento imprescindibile per la personalità e perseguito a tutti i costi; vista con la lente d’ingrandimento, si rivela però dal contenuto vuoto e fine a se stesso, perché ricercata e vissuta in modo esclusivamente “orizzontale”. No, la vera autostima è un atto di giustizia nei confronti di Dio; è riconoscere e accogliere il progetto mediante il quale il Buon Dio ha dato a ciascuno doni e talenti a misura della propria vocazione e del proprio compito nella vita.