Quel Bambino Gesù che ha cambiato il mondo
A CHI NON CREDESSE NELLA POTENZA DEL MESSAGGIO SALVIFICO DI GESÙ SAREBBE SUFFICIENTE CONSIDERARE GLI STILI DI VITA DI ALLORA
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Di Andrea Sarra
In questi giorni, a distanza di oltre 2000 anni, abbiamo festeggiato nuovamente il Natale, il “compleanno di Gesù”.
Molte persone ancora si interrogano per sapere se la data del 25 dicembre corrisponda o meno alla vera data del dies natalis, altre deridono i cristiani per la loro fede oppure oltraggiano il significato dei presepi con riproduzioni che sfiorano la blasfemia.
Paradossalmente, in una società in cui si ossequia di tutto, e si reclamano i più inconcepibili e inverosimili diritti, pare non trovare diritto di cittadinanza colui che, Unico, pur nascendo in una grotta, ha mostrato al mondo la sua immensa, meravigliosa regalità: il Bambino Gesù, l’unico con il potere divino di salvare l’umanità e di sanare i mali del mondo, colui del quale è scritto “nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2, 10).
Ma chi era Gesù?
Nel Vangelo di Luca si legge: “Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli…” e prosegue con tutta la genealogia di Giuseppe, discendente del re Davide, figlio di Iesse, valoroso guerriero e secondo re d’Israele durante la prima metà del X secolo a.C.
Davide, del quale si parla nel Primo e Secondo libro di Samuele, era un giovinetto fulvo di capelli e di bell’aspetto, un ragazzo che, pur non essendo di grande prestanza fisica, affrontò impavido il gigante filisteo Golia, alto circa tre metri(sei cubiti e un palmo), e lo vinse in una sfida impari confidando solo nell’aiuto del Signore. Infatti così è scritto: «Davide rispose al Filisteo: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d’Israele, che tu hai insultato.» (1 Sam 17,45).
Da sempre, le Sacre Scritture ci insegnano dunque che Dio non ci abbandona nelle nostre difficoltà se solo ci affidiamo a Lui e mettiamo tutto nelle sue mani. Davide, amato da Dio, non contò sulla sua forza ma ripose tutta la sua fiducia nell’aiuto di Dio. Non a caso il salmista ci ricorda:” Il re non si salva per un forte esercito né il prode per il suo grande vigore. Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare.” (salmo 32, 16-17).Vale a dire che a nulla serve confidare nella propria forza e potenza se non si confida prima di tutto in Dio. Eppure l’uomo di oggi pare aver completamente dimenticato questo insegnamento!
Circa 900 anni dopo, nacque un altro “Bambino”, di stirpe regale, discendente dalla dinastia di Davide: Gesù, il figlio di Dio, seconda persona della Santissima Trinità, incarnato nel grembo di Maria Vergine per la salvezza di tutta l’umanità, com’è scritto in At 4,12: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.
Egli ha sempre fatto la volontà del Padre suo, ha confidato nell’aiuto di Dio ed ha operato un cambiamento così travolgente nella storia del mondo da segnare l’inizio di una nuova era, l’era Cristiana, quella che ha stabilito il confine del tempo dividendolo in prima di Cristo e dopo Cristo.
Certo, il cambiamento non è stato immediato, sono stati necessari alcuni secoli per diffondere il messaggio di Gesù e ricondurre l’animo umano a quei naturali sentimenti d’amore ispirati da Dio nella Creazione. A chi non credesse, però, nella potenza del messaggio salvifico di Gesù sarebbe sufficiente considerare gli stili di vita di allora.
Basterebbe considerare la condizione delle donne. Il ruolo delle donne, all’epoca, era unicamente legato al fattore riproduttivo e all’esecuzione dei lavori domestici. Se esse venivano ripudiate, o passavano allo stato di vedovanza, le attendeva un drammatico ed incerto futuro. Esse, infatti, se di aspetto attraente, potevano aspirare ad essere risposate, ma spesso erano costrette invece a prostituirsi. Se l’aspetto era poco seducente, avevano solo la possibilità di divenire schiave di qualcuno o, altrimenti, di vivere chiedendo elemosine per strada. A tavola mangiavano separatamente, dopo gli uomini; non potevano accedere a tutte le parti del tempio, potevano uscire di casa solo in determinate ore e con molte limitazioni che si possono trovare scritte anche nella Bibbia. Gesù invece ha dato molta importanza alle donne restituendo ad esse il rispetto dovuto ad ogni essere umano. Non a caso, nel momento della Resurrezione, la prima persona a cui apparve Gesù fu una donna. Le donne hanno avuto un ruolo fondamentale anche nel diffondere il messaggio cristiano e nel trasmettere la fede ai propri figli.
Ma Gesù ha dato importanza anche ai bambini, la cui la sorte non appariva certamente migliore delle madri: spesso essi venivano immolati per propiziarsi qualche dio, oppure, al sorgere di una nuova città, venivano sepolti sotto le mura, o venivano sacrificati per primi in caso di bisogno (come in caso di carestie). E come non pensare a quei divertimenti, in uso all’epoca, che contrastavano crudelmente con gli insegnamenti di Gesù? La gente comune si divertiva ad assistere ai combattimenti dei gladiatori, a vedere le persone che venivano dilaniate e divorate da bestie feroci e le atroci e disumane torture inflitte ai condannati ed ai cristiani (nei primi secoli).
Gesù, con il suo insegnamento, ha rovesciato totalmente i canoni del pensiero comune educando al perdono, alla misericordia, che era un termine completamente sconosciuto all’epoca (basterà ricordare l’episodio dell’adultera che fu salvata dalla lapidazione); ha restituito la dignità alle donne; i malati, gli storpi, gli anziani hanno trovato considerazione ai suoi occhi, compassione, aiuto e guarigione; i bambini sono stati posti al centro, difesi e protetti. Con Gesù sono stati affermati i sentimenti dell’amore e della pace, ed esaltati i valori della bellezza, della giustizia, della verità. Egli ha dunque trasformato una società avvezza alla violenza adoperando soltanto la dolcezza e la forza stessa della Sua parola (proprio come avvenne quando il Verbo creò il mondo).
Sono trascorsi duemila anni da allora e sembra che ora una nuova forma di barbariesi stia diffondendo nella società, un’arretratezza travestita da progresso, subdola ed insidiosa, soprattutto nei confronti delle donne che spesso vengono strumentalizzate a fini procreativi, e anche nei confronti dei bambini, ai quali si vuole negare anche il diritto ad avere una naturale identità alla nascita e una famiglia formata da madre e padre. Meccanismi ideologici perversi abituano le menti all’odio verso tutto ciò che è cristiano: così si bruciano chiese, si vandalizzano statue sacre e si profanano tabernacoli; pare quasi un reato pronunciare il nome stesso di Gesù perché nei paesi occidentali sembra che i cristiani non abbiano più la libertà di professare apertamente il loro credo, diportare un crocifisso al collo oppure, in questo periodo natalizio, di esporre un presepe. Eppure libertà e democrazia sono valori che provengono proprio dal Cristianesimo ma molti sono i moderni re Erode che limitano, impediscono, sbeffeggiano tutto ciò che è cristiano. Ecco allora che il Natale viene celebrato in tutto il mondo ma senza il festeggiato, in modo laico, per non offendere nessuno.
Così, sotto i nostri occhi, pare che si stiano realizzando i tempi apocalittici profetizzati e che stiamo vivendo la grande apostasia. Certo, come cristiani sappiamo che Gesù è sempre lo stesso e non ci abbandona pur se consente la prova, però qualche domanda dovremmo farcela: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.