Festeggiamo la manifestazione del Signore, non quella di Arcuri

Festeggiamo la manifestazione del Signore, non quella di Arcuri

L’EQUILIBRIO È LA MISURA DEL BUON CATTOLICO: CI DISTINGUIAMO PER LA FIDUCIA NELLA SCIENZA CHE NON CONTRADDICA LA RAGIONEVOLEZZA

Di Matteo Castagna

Possibile che l’atteggiamento del cattolico del Terzo Millennio sia identico a quello del litigioso “no vax” o “no mask”, che passa compulsivamente le giornate da un telegiornale all’altro, da un social al sito che la spara più grossa, quasi a voler far la gara a chi spara per primo la sentenza più roboante e catastrofica, da autentico “profeta” dei nostri tempi?

Siamo, davvero, chiamati a fare i cavalieri dell’Apocalisse “de noantri”, senza renderci conto di quanto abbassiamo il livello donatoci dalla fede e di quanto, in tal modo, voliamo basso?

D’altro canto, siamo tenuti, forse, a berci tutto ciò che i media mainstream ci propinano, con lo spirito acritico dell’ebete? Certamente no.

L’equilibrio è la misura del buon cattolico: ci distinguiamo per la fiducia nella scienza che non contraddica la ragionevolezza, che viene dopo l’analisi dei fatti alla luce ed in una prospettiva di fede.

Sant’Agostino insegnava: “Concedimi, Signore, di essere perseverante nel Bene, semplice, ma non incline alla stupidità. Fa’ che non giudichi sulla base di soli sospetti e mantenga una pace sincera, senza indulgere al male”.

Il discepolo prediletto di Gesù, San Giovanni diceva: “Nos ergo diligamus Deum!” (noi, dunque, amiamo Dio!). Anche noi, per poter amare Dio dobbiamo sforzarci di santificare il momento presente.

Non preoccupiamoci, inutilmente, del passato e del futuro, ma concentriamo tutta la nostra buona volontà sul momento presente, il solo che Dio ci accorda, sul quale possiamo appoggiarci e di cui dobbiamo disporre per assicurare il nostro avanzamento, nel cammino che conduce a Dio, nostro fine ultimo, meditando su quanto tutto il resto sia effimero.

Perché queste inquietudini per l’avvenire, a detrimento delle sollecitudini per il presente? Non vedete che a tormentare così la vostra anima, si perde tempo? Santificare il momento presente, vuol dire identificare in qualche maniera la nostra volontà con quella di Dio.

Vuol dire non precorrere, né ritardare l’azione di Dio, ma camminare al passo con Lui, senza quella dannata frenesia del mondo moderno.

Santifichiamo il momento presente… Che c’è di più ragionevole? Poiché il passato non ci appartiene più e l’avvenire non è in mano nostra, a che scopo preoccuparcene in questa maniera così assillante?

Se ci pensiamo abbiamo tanti mezzi per conoscere la volontà di Dio e tante Grazie per adempierla. Ordinariamente ciò che Dio ci comanda non ha niente di complicato. Santificare il momento presente significa preservarci dal peccato, dalla tiepidezza, dall’imperfezione volontaria, dall’inquietudine, dalla fretta disordinata, dalla mollezza, dalle distrazioni, dalla ripetizione abitudinaria e dai tanti pericoli che minacciano la nostra anima e le impediscono di muoversi liberamente verso la perfezione. Se ciascuno degli istanti della nostra vita fosse ben santificato, non ci sarebbe posto per ciò che non è conforme alla volontà di Dio.

Per santificare il momento presente è necessario mantenersi sempre in grazia e in amicizia di Dio, seguire i suoi Comandamenti e i Precetti del Suo Corpo Mistico, anche se con sacrifici e difficoltà, attraverso i Sacramenti, la preghiera costante, la meditazione dei nostri fini ultimi e il compimento dei nostri doveri di stato.

Vi sono persone che appaiono annichilite per dei DPCM che pure la Magistratura ordinaria ha già dichiarato illegittimi, ma non vedono lo stato di necessità di uscire per santificare la Festa? Forse per paura del rischio di una multa?

Guardiamo ai primi cristiani, che non di fronte ai decreti amministrativi, ma agli editti imperiali, rischiavano di finire mangiati dai leoni, se beccati ad assistere alla Santa Messa nelle grotte!

Se fino al giorno d’oggi abbiamo diviso, indebolito la nostra attività, portandola senza ragione, sopra un passato e sopra un avvenire che non ci appartengono, d’ora in poi applichiamoci a concentrarla sul progresso nelle virtù, finché arrivati al Tribunale di Dio, ascolteremo il Giudice divino dirci: servo buono e fedele nelle poche cose che ti ho dato da compiere, io te ne costruirò sopra molte di più: entra nel gaudio del Signore.

E’, effettivamente, al gaudio del Signore che siamo tenuti ad aspirare, non a quello di Domenico Arcuri!

Questo gaudio sarà il Paradiso, coi suoi torrenti di delizie, con la sua gloria incomparabile, con la sua felicità eterna.

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