Shemà. Commento al Vangelo del 17 dicembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 17 dicembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mt 1,1-17

giovedì 17 dicembre 2020

Il Vangelo di oggi ci presenta la genealogia di Gesù. Nell’antichità i grandi personaggi erano sempre preceduti dalla genealogia, che indicava l’identità del personaggio e la sua nobiltà di origine. Nel vangelo, anche Gesù viene preceduto dalla genealogia, come vediamo. Però la genealogia di Gesù ha diverse particolarità: innanzitutto include le genealogie dei grandi personaggi della Bibbia, a partire da Abramo, il cui nome significa “padre di molti popoli”. Un altro aspetto interessante è che Gesù viene dalla tribù di Giuda, come il grande re Davide, re scelto dal Signore e unto dal profeta Samuele. Ma questa genealogia è particolare anche perché non considera solo la linea paterna, come ci si aspetterebbe per un personaggio ebreo del tempo, ma questo testo menziona anche delle donne, in particolare cinque donne tra gli antenati di Gesù: Tamar, Raab, Ruth, Bezabea (la moglie di Uria) e Maria. La vicenda di ciascuna di queste donne è davvero singolare, e vale la pena in caso leggerle, ma in questo poco tempo che ci diamo possiamo limitarci a sottolineare il fatto che queste 5 donne hanno tutte in comune alcune caratteristiche: innanzitutto non sono nè regine, nè matriarche, anzi, sono straniere, tutte inoltre concepirono i loro figli fuori dei canoni normali, come prescrivevano le norme della tradizione religiosa del tempo. Eppure il Signore è venuto a noi attraverso questa umanità, ha preso carne grazie a iniziative umane che non avevano molto di convenzionale, ma che hanno permesso di portare a tutto il popolo la salvezza di Dio. Questo ci mostra che Dio viene a noi attraverso vie che non sono le nostre vie, o quelle che noi pensiamo siano le vie di Dio: Natale è sorpresa! E la vera saggezza è lasciarsi sorprendere dal Signore che viene sempre lì dove noi non ce l’aspettiamo, lì dove noi non immaginiamo, lì dove noi non lo aspettiamo più. La logica simbolica del calcolo di raggruppamento di 14 generazioni che il Vangelo ci mette alla fine di questo testo, intende comunicarci proprio questo: quattordici è il doppio di sette e sette è il numero dei giorni della creazione, compreso lo Shabbat. Israele crede che il Signore tornerà un giorno di Shabbat, perché è importante restare sempre nell’attesa, nella speranza che tutto avrà compimento in Dio, così come Dio è il principio. Nel Libro dell’Apocalisse (1,11) è Gesù che dice: “io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine“. Allora oggi preghiamo il Signore che venga lì dove noi non osiamo neppure più sperare, lì dove non riusciremo mai ad accoglierlo, perché la nostra vita possa davvero risplendere della grazia che viene dall’Alto. Preghiamo con la prima delle antifone O, delle antifone che la Chiesa fin dall’antichità canta nei sette giorni precedenti la festa di Natale chiamati “Ferie maggiori” (dal 17 al 24 dicembre). Anche noi pregheremo insieme nei prossimi giorni queste antifone, dette comunemente “antifone O” dell’Avvento, perché cominciano tutte con questa esclamazione “O…”, che è l’esclamazione propria di chi sa contemplare con il cuore colmo di stupore. Infatti questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa che, nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero, si rivolge ogni giorno a Gesù con un titolo diverso, che viene dalla Sacra Scrittura. Preghiamo insieme: O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, (Sir 24,3) ti estendi sino ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e forza: (Sap 8,1) vieni, insegnaci la via della saggezza! (Is. 40,14)

Mt 1,1-17

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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