Austria, ovvero il capriccio dell’autodeterminazione che prevale sul diritto alla vita…
UN’EUROPA SEMPRE MENO CRISTIANA E SEMPRE MENO ATTENTA ALLA LEGGE MORALE APRE LE PORTE AL SUICIDIO ASSISTITO.
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Di Emanuela Maccarrone
I ‘nuovi diritti’ che si stanno affermando con prepotenza nello scenario europeo sono giustificati dalla necessità di una maggior tutela, apportando uno stravolgimento dei valori morali finora riconosciuti e tutelati a beneficio della collettività.
La questione diventa rilevante quando la legge è in contrasto con la morale umana.
Nel discorso ai partecipanti all’assemblea generale della pontificia accademia per la vita del 24 Febbraio 2007, il papa emerito Benedetto XVI ribadì: “Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cfr Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario”.
Tra i ‘nuovi diritti’ si sta facendo strada anche l’idea di poter acconsentire, oltre all’eutanasia, il suicidio assistito. E’ quanto è accaduto in Austria.
Con la decisione dell’ 11 dicembre, la Corte Costituzionale austriaca ha ammesso: “ se la decisione di suicidarsi è basata sulla libera autodeterminazione dell’interessato, questa deve essere rispettata dal legislatore” .
Secondo la Corte: “questo diritto alla libera autodeterminazione include il diritto di plasmare la vita così come il diritto a una morte dignitosa . Il diritto alla libera autodeterminazione include anche il diritto di coloro che sono disposti a suicidarsi di chiedere aiuto a una terza parte che è disposta a farlo”.
Naturalmente la notizia non ha lasciato inerme il mondo cattolico austriaco. Nella sua pagina ufficiale il Cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, ha dichiarato: “ci sarà una pressione sempre maggiore sulle persone malate, stanche, sofferenti affinché si percepiscano come un ostacolo per gli altri: pressione morale per togliersi di mezzo attraverso il suicidio”.
Le situazioni insopportabili o di sofferenza per le quali il malato è indotto a vedere come unica soluzione la morte, secondo il Cardinale necessitano di “vicinanza, sollievo dal dolore, affetto”, ribadendo l’utilità di cure quali “ terminali, medicina palliativa e hospice sono la strada migliore”.
Si sta strumentalizzando il diritto come mezzo non più per salvaguardare l’uomo, ma per legalizzare o ‘normalizzare’ atti che, altrimenti, sarebbero immorali.
In una società che ancora si definisce democratica, che ribadisce l’importanza dei diritti umani e che parla di solidarietà, è ammissibile legalizzare dei ‘diritti’ in evidente contrasto con la prima e fondamentale libertà, dalla quale scaturiscono tutte le altre, della vita?