“Duc in altum”: dall’emergenza sanitaria alla costruzione della civiltà dell’Amore
Di Nicola Sajeva
Qualche anno fa, trovandomi a partecipare ad incontro religioso molto partecipato ho ascoltato un commento che mi ha fatto tanto riflettere e che spesso mi ritorna in mente quando mi soffermo a contemplare qualche grande manifestazione popolare: “Se si potesse convogliare tutta questa energia verso la realizzazione di un progetto per costruire una società migliore!”.
Purtroppo questi slanci emotivi, se non sono supportati da convinzioni profonde. vanno ad infrangersi contro le spietate scogliere dell’indifferenza e di una quotidianità soffocata da miopi sentimenti egoistici.
Le onde schiumose che distendono, sul bagnasciuga della realtà che stiamo vivendo, preziosi e inimitabili merletti, mortificate dalla nostra insensibilità si ritirano sognando altre occasioni.
Fino a prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria notavo spesso che al termine delle manifestazioni popolari tutti ritornano a casa con passo lento, silenzioso e quasi malinconico: la festa è finita, la realtà con le sue difficoltà, con i problemi non risolti, con le speranze indebolite da precedenti naufragi, travolge ogni nostra resistenza e continua a rendere faticoso il nostro cammino.
Mentre molti dei mezzi di comunicazione si facevano in quattro per trarre conclusioni, compilare consuntivi, stilare le statistiche più precise rese possibili da computer sempre più sofisticati e veloci, si alzava forte e decisa la voce del Papa che proclamava l’invito di Gesù a Pietro: Duc in altum! (“Va’ al largo!”).
Così tutto incomincia a parlare di novità, di inizio, di cammino da riprendere, di orizzonti da raggiungere, di siepi da scavalcare, di ponti da costruire.
“Va’ al largo”!: è ora di aprire. L’emergenza sanitaria può rappresentare questo momento di revisione, di potenziamento delle nostre capacità, di rottura di tutte le ragnatele che impedivano alle nostre ali di spiccare il volo. Lo potremmo considerare un pieno di grazia concesso a tutti gli uomini di buona volontà, un pieno che ci permette di correre tutti i sentieri che portano alla santità?
“Non abbiate paura di essere santi!”, ci ha ricordato più volte il Papa, soprattutto ai più giovani. E giovani sono quanti non hanno paura di iniziare cammini nuovi, percorsi difficoltosi, esperienze ritenute superiori alle proprie responsabilità.
“Duc in altum! Va’ al largo!”. Tutte le provviste sono giù a bordo, le stive sono piene, Gesù è salito già, la pesca sarà abbondante, la nostra vita spirituale, rinvigorita dalla grazia, raggiungerà traguardi esaltanti.
“Se si potesse convogliare tutta questa energia verso la realizzazione di un progetto per costruire una società migliore!” Questa la possibilità intravista nella visione di un popolo che spera di ritornare a saltare di gioia, invadere le piazze delle città.
Il sogno di chi mi stava accanto diventa piccolo frammento del grande progetto che i Papi stanno portando avanti: la costruzione della civiltà dell’Amore.
Se la fede di Pietro sarà anche la nostra fede anche noi “Prenderemo il largo”, ci scrolleremo di dosso la zavorra di una religiosità solo devozionistica, impareremo a calare le reti sulla parola di Gesù, riusciremo ad essere sempre operatori e costruttori di pace, di giustizia, di fratellanza.