Il Papa è grande perché è la Chiesa ad essere grande!
Di Nicola Sajeva
Quando si cerca di oscurare o misconoscere i legami tra Dio e la Chiesa o tra il Papa e la Chiesa si compiono operazioni destinate a determinare disorientamento, confusione e seria dissoluzione concettuale.
Questa mia disamina perde il suo mordente e non risulta quindi valida per quanti preferiscono credere in un Dio che non presenti legami con Abramo, Giacobbe e Mosé, o si limitano a considerare il Papa come un uomo abilmente mediatico che sia riuscito, per un suo carisma particolare, a parlare di pace e di giustizia a tutti i popoli della terra.
Dopo queste precisazioni, che consideravo molto importanti nell’economia della mia riflessione, cercherò di evidenziare alcuni punti che mi hanno portato alla decisione di liberare alcune mie perplessità; focalizzerò qualche evento che potenzia inequivocabilmente il titolo.
I Santi sì, la Chiesa no! E così la programmazione delle feste religiose viaggia su un binario non parallelo a quello della Chiesa e, fatte le dovute eccezioni, tutto si riduce a mettere in campo solo manifestazioni folkloristiche puntualmente sostenute economicamente da compiacenti contributi regionali, provinciali o comunali, che hanno il precipuo scopo di provocare ricadute solo economiche essendo dirette ad innescare flussi turistici.
Risulta latitante la possibilità di suscitare quei momenti di riflessione che in ultima analisi rappresentano i punti di forza di ogni manifestazione religiosa.
Faccio solo un esempio, il Venerdì Santo: Gesù, l’uomo-Dio muore sulla croce e la televisione continua a propinarci banalità e tutte le manifestazioni lesive e irridenti della morale cristiana. Viene sottovalutata, svuotata e ridimensionata al massimo la ricchezza della ricerca personale che introduce alla verifica dell’esistenza.
Muore una persona importante e quasi tutte le reti televisive si ritrovano impegnate a svolgere l’identico copione: soddisfare piccole curiosità, soffermarsi su immagini stereotipate e quindi svolgere azioni semplicemente epidermiche.
Si mostra molta titubanza nel volere determinare delle riflessioni capaci di mettere in crisi l’illogicità di alcune nostre convinzioni, la pericolosità di alcune scelte destinate a provocare e a determinare indici preoccupanti di degrado sociale.
Tutto sembra consumato all’ombra delle regole dell’auditel e del conseguente vantaggio commerciale.
Si organizzano rappresentazioni che vedono in primo piano molte personalità illustri pronte a riconoscere il merito del Papa capace di parlare al cuore di ogni uomo. Puntualmente domani gran parte di questi attori li ritroveremo schierati contro la Chiesa quando questa si “intestardisce” a proporre una morale, uno stile di vita, una cultura del sacrificio e della reale condivisione e, in nome della libertà, non si stancheranno di condannare la Chiesa per le sue posizioni oscurantiste.
Allora sì a un Dio costruito ad uso e consumo dei nostri bisogni egoistici, no alla Chiesa che ci invita a vivere la legge dell’amore, della misericordia e del perdono.
Non si è compreso che Dio ha fondato la Chiesa per raggiungere ogni uomo; non si è compreso fino in fondo che il Papa è grande perché è la Chiesa ad essere grande, grande nel suo annunzio di verità e di promozione umana.