Il cattolicesimo necessita di un intelletto forgiato e di uno spirito deciso
Di Matteo Castagna
E’ sempre necessario partire dal presupposto per cui i miei scritti sono di un “cattolico infante” e mai di un “cattolico adulto”, perché, fin da giovanissimo, ho imparato da mio padre che “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo, 18,3).
Una sera d’inverno del 1992 egli mi parlò, per la prima volta, dell’Apocalisse di San Giovanni, perché notava che il mio fervore di sedicenne, per quanto educato in una famiglia profondamente religiosa, si stava affievolendo parecchio, davanti alle sirene dei divertimenti, per quanto fossero legittimi: ”tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap. 3, 14-16).
Lì per lì, non compresi perfettamente cosa papà volesse dirmi. Lo tornò in mente, quando, nel 2000, frequentai i miei primi esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
Con don Giulio T. è difficile non capire che la Fede necessita di un intelletto forgiato e di uno spirito deciso e che papà avrebbe voluto che, fin da adolescente, non mi facessi sviare dalle mode della mia epoca.
Quando ci si pone in quest’ottica, è più facile distinguere il Bene dal Male e, per conseguenza, scegliere se condurre una vita sotto lo stendardo di Cristo Re, oppure del Principe di questo mondo.
Anche riconoscere lo stendardo tra le nebbie diventa più semplice, in quanto farsi bambini significa rinunciare alla superbia, alla sufficienza e riconoscere che, per imparare a camminare e perseverare nel cammino, da soli non possiamo nulla, ma abbiamo bisogno della Grazia, del potere di Dio nostro Padre, che si trova nell’intimità con la Santa Vergine Maria, mediatrice di tutte le grazie.
Nel leggere da “cattolico infante” quello che scrive e dice Mons. Carlo Maria Viganò, nell’ascoltare quanto recentemente ha detto in radio p. Livio Fanzaga sulla promiscuità di certo mondo ecclesiale con le volontà luciferine del Nuovo Ordine Mondiale e soprattutto constatando che entrambi sono sotto attacco degli stessi poteri che fin da giovanissimo papà mi insegnava essere gli storici nemici giurati di Cristo, della Chiesa e del Papato romano, nonché tutti i sacerdoti e gli amici fedeli alla Tradizione riconoscevano là la matrice dell’infiltrazione nefasta e delle lotta esterna da condurre, trovo che vada rilanciata, in questo periodo di scoraggiamento e di tristezza, la virtù della Speranza, nella fermezza e costanza della Fede, che non è nulla senza Carità.
Perché ci troviamo in una società scristianizzata e nichilista ove tutto gira al rovescio ed è paralizzato da un diritto innaturale e dalla mancanza di retta ragione?
Perché si sta compiendo la più perversa cospirazione contro la Santa Chiesa. I suoi nemici tramano di distruggere le Sue più sacre tradizioni, realizzando riforme così audaci e malevole come quelle di Lutero, Calvino, ed altri grandi eresiarchi, tutto con la finzione di modernizzare la Chiesa e metterla al livello dell’epoca, però, col proposito, oramai piuttosto palese di aprire le porte al globalismo, accelerare la rovina del mondo libero e preparare la futura distruzione del Cristianesimo.
Sembrerà incredibile che tali forze anticristiane contino di avere una vera «quinta colonna» di infiltrati, di agenti controllati dalla massoneria, dal comunismo e dal potere occulto che li governa.
Oltre alle riforme pericolose della dottrina della Chiesa e della sua politica tradizionale, con manifesta contraddizione a quanto fu approvato da Papi e Concili, si è annullata la Bolla di scomunica lanciata da S.S. Pio XII contro i comunisti ed i loro collaboratori, onde stabilire una convivenza pacifica col comunismo che, da una parte faccia perdere prestigio alla Santa Chiesa di fronte a tutti i Cristiani che lottano contro il comunismo materialista ed ateo e, dall’altra parte, infranga il morale di quei lottatori che difendono la Chiesa, faciliti la loro sconfitta, provochi sbandamento nelle loro file, assicurando il trionfo mondiale del totalitarismo rosso.
Siccome prevedono che possa organizzarsi una resistenza, come è già occorso in simili casi, si apprestano ad infiltrarsi, con la «quinta colonna», pure nella eventuale ala conservatrice, per seminarvi gradualmente il disorientamento in forma sottile, demoralizzarla e soprattutto dividerla.
Questa «quinta colonna», agente in apparenza a difesa delle tradizioni, agisce in accordo con coloro che dirigono l’ala rivoluzionaria e progressista, per organizzare con loro l’attacco dall’esterno, il sabotaggio all’interno, ed abbattere col tempo la probabile resistenza, per subito realizzare le riforme progettate e la distruzione di quelle tradizioni che costituiscono la migliore difesa della Santa Chiesa di fronte ai suoi nemici.
Un altro dei piani sinistri che si ordiscono è quello di indurre la Chiesa a contraddirsi, facendole con ciò perdere autorità sui fedeli, perché subito si proclamerà che una istituzione che si contraddice non può essere divina.
Con tale argomento si pensa di rendere deserta la Chiesa, che i fedeli perdano la loro fiducia nel clero e lo abbandonino; si ha in progetto che la Chiesa dichiari nero il bianco e bianco il nero, e che quanto nei secoli affermò essere male, adesso affermi che è bene.
Fra le manovre che si preparano a tal fine, risalta per importanza il mutamento di attitudine della Santa Chiesa riguardo ai Giudei reprobi, come li definì Sant’Agostino, quelli che crocifissero Cristo ed i suoi successori, nemici capitali del Cristianesimo.
Si vorrebbe distruggere la dottrina dei Grandi Padri della Chiesa, unanime, quello «unanimis consensus Patrum», che la Chiesa considera quale fonte della Fede, che condannò e dichiarò maligni i giudei infedeli, dichiarò buona e necessaria la lotta contro di loro cui parteciparono separatamente, come dimostreremo con citazioni irrefutabili, Sant’Ambrogio, Vescovo di Milano, San Gerolamo, Sant’Agostino, Vescovo di Ippona, San Giovanni Crisostomo, Sant’Atanasio, San Gregorio di Nazianzo, San Basilio, San Cirillo di Alessandria, Sant’Isidoro di Siviglia, San Bernardo, e perfino Tertulliano ed Origene; questi due ultimi di ortodossia indiscutibile ai loro tempi, di quella cultura classica che è nostra radice europea, perfezionata e proseguita dal Cristianesimo.
Perciò, visto tutto con gli occhi dell’infante, nell’ottica della rottura col passato glorioso della Chiesa, oggi, addirittura, qualche Conferenza Episcopale pretende di infrangere ancora il costante motto cattolico “Lex orandi, Lex credendi”, modificando con un formulario ambiguo, panteista, ecumenista e addirittura eco-sostenibile le principali preghiere.
Benché sappiamo che Dio Nostro Signore non permetterà una catastrofe come quella che hanno in programma i nemici, dobbiamo ricordare che, come disse un Santo illustre, pur sapendo che tutto dipende da Dio, dobbiamo agire come se tutto dipendesse da noi.
Maurice Pinay, che queste cose le scrisse e consegnò a Roma nel 1962, è oggi più profetico che mai.