Shemà. Commento al Vangelo del 26 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 26 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Lc 21,20-28

giovedì 26 novembre 2020

Il vangelo di oggi continua ad approfondire il Discorso di Gesù sul discernimento da avere nelle situazioni più difficili, quelle in cui possiamo sentirci crollare tutte le certezze. Il tono usato in questo discorso, che stiamo ascoltando in questi giorni nella liturgia, è quello proprio dello stile apocalittico, in riferimento alla fine dei tempi. Ora, per dirla in forma semplice e breve, potremmo dire che lo stile apocalittico, nell’antichità veniva impegato per indicare la descrizione della realtà secondo la visione della fede, quindi un modo di parlare e comunicare che porta l’ascoltatore o il lettore a guardare sempre oltre, al futuro, dopo la fine, e cioè, per chi ha fede, a un nuovo inizio. Infatti, stando al testo di oggi, ci rendiamo conto che “la fine dei tempi”, non è proprio la fine di tutto, ma l’inizio di un  nuovo mondo, in cui Cristo sarà “tutto in tutti”, per dirla con San Paolo (1 Cor 15,28). Ecco allora perché Gesù oggi annuncia la distruzione di Gerusalemme: non per annunciare la distruzione in sé, anche se la distruzione del tempio è avvenuta davvero, ma quì Gesù parla di distruzione per aiutarci a entrare nella visione profetica apocalittica, che era perfettamente in linea con la tradizione giudaica e biblica, in cui Gerusalemme, distrutta e riedificata, compie la promessa di pace per tutti i popoli che si riconosceranno e si raduneranno in essa, alla fine dei tempi. Gesù, quindi, ci apre alla speranza eterna del mondo nuovo che verrà, quando verrà il Figlio dell’uomo,  indicazione riprende la visione del Messia glorioso, profetizzato da Daniele, profeta apocalittico citato in modo indiretto, ma che giustifica il tono di questo discorso improntato sui giorni della fine. Ricordiamo allora che Daniele è quel profeta che, dopo le disgrazie causate dai regni di questo mondo, apre alla visione del Regno di Dio, che verrà proprio quando dalle nubi scenderà in gloria il Figlio dell’uomo. Si comprende allora che il Regno di Dio è profondamente diverso dai regni di questo mondo, se non altro perché i regni della terra, nella Bibbia e nelle culture antiche, avevano come forza ispiratrice, gli animali feroci, la forza sovrumana come segno di potere. Il Regno di Dio, invece, appare con l’aspetto del Figlio dell’Uomo, a dire che si tratta di un regno fatto per gli uomini e le donne, un regno di tenerezza, di mitezza, di quella dolcezza di cui è capace l’essere umano, una bellezza tenera che riscatta la violenza e umanizza la vita. Questa è la promessa che riunirà tutte le genti, dai quattro confini della terra. Allora oggi ringraziamo il Signore perché in questa liturgia possiamo rinnovare la speranza: quando tutto sembra essere perduto, quando non c’è più nulla da fare, quando tutto va in rovina, quello è il tempo giusto, se davvero abbiamo fede, è il tempo in cui la fede apre gli occhi del cuore alla visione di un mondo nuovo, di una creazione nuova, di una nuova umanità, segnata dalla tenerezza di Dio. Buona giornata!

Lc 21,20-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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