Esclusivo, Boscia (Medici Cattolici): “i dottori non diventino braccio della politica”
Di Bruno Volpe
Un recente documento della Siaarti (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia intensiva), in riferimento alla pandemia Covid, ha suggerito che nei ricoveri ospedalieri, per quanto concerne l’assegnazione posti letto nei loro reparti, prevalga il criterio della “maggior speranza di vita”.
Abbiamo intervistato in proposito il professor Filippo Maria Boscia, che è il Presidente Nazionale dei Medici Cattolici italiani.
Presidente Boscia, condivide la ratio del documento?
“Capisco il motivo che ha spinto i colleghi ai quali riconosco buona fede. E’ un invito alla politica: dicono ai politici muovetevi e chiedono lumi. Ma i medici non possono prestarsi, sia pur involontariamente, a fare il lavoro che la politica non ha saputo o voluto fare. Non devono diventare, sia pur involontariamente, il braccio della politica. Io non condivido queste linee guida: sono agghiaccianti. Forse i colleghi temono di trovarsi nella stessa situazione della Calabria con la terribile logica dell’ultimo letto disponibile da assegnare. Tuttavia il medico, per il giuramento che ha fatto, ha sempre il dovere di salvare le vite, indipendentemente dall’età, dal censo o etnia. La vita è sacra sempre e noi medici siamo tenuti a tutelarla. Trovo orribile la logica dell’è morto, ma aveva 90 anni, è morto, ma soffriva di cancro terminale, che significa? E’ morta invece una persona, non è possibile fare graduatorie tra decessi. Pur se decede un novantenne è morto un essere umano con la sua storia, il suo vissuto, i suo affetti.
Come ritiene la logica di questo documento?
“La logica di questo documento è anticristiana. Come dicevo, siamo tenuti come medici e cristiani a sottolineare la centralità e sacralità della vita dal concepimento alla fine naturale. Il documento rispecchia il timore dei colleghi di trovarsi nella terribile situazione dell’ ultimo letto disponibile, angosciante . Succede in tempo di guerra quando si deve scegliere, nella emergenza tra chi ha speranza di andare avanti e chi no. Ma non siamo in guerra. La politica ha fatto tagli insensati alla sanità e questo viene fuori in tutto il suo clamore. In quanto ai medici che adesso parlano e sollevano perplessità, mi domando: quando tagliavano e chiudevano ospedali, operavano piani di rientro, dove eravate e perché non avete puntato i piedi? Forse perché alcuni, non tutti, erano convenzionati con la politica”.