Don Comolli: “è necessario scegliere i rappresentati negli organismi politici e amministrativi con responsabilità”

Don Comolli: “è necessario scegliere i rappresentati negli organismi politici e amministrativi con responsabilità”

Di Don Gian Maria Comolli

La partecipazione attiva, dinamica e solerte di tutti i cittadini e delle famiglie alla vita societaria, è uno dei principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa (DSC). L’ideale che rafforza il Bene Comune sarebbe quello di una partecipazione che si realizza mediante rapporti sinergici fra tre soggetti: Stato/Enti locali, partiti/movimenti politici e cittadini/associazioni.

Lo Stato deve garantire coerenza, unità e organizzazione della società civile di cui è espressione, armonizzare le finalità della società civile, salvaguardare i singoli fornendo la possibilità di accesso a «tutte quelle cose che sono necessarie a condurre una vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l’abitazione, il diritto a scegliersi liberamente lo stato di vita e a fondare una famiglia, all’educazione, al lavoro, al buon nome, al rispetto, alla necessaria informazione, alla possibilità di agire secondo il retto dettato della sua coscienza, alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso» (Gaudium et spes, n. 26).

I partiti politici che nella democrazia parlamentare sono gli intermediari tra istituzioni e cittadini dovranno riacquistare l’autorevolezza, l’affidabilità e la credibilità smarrita negli ultimi decenni. Situazione denunciata già negli anni 1970, tra gli altri, dal professor Giuseppe Lazzati (1909-1986), ma che con il trascorrere degli anni si è ulteriormente deteriorata creando i preoccupanti fenomeni dell’“anti-politica” e dell’“anti-casta”. Affermava il Rettore dell’Università Cattolica: «Quello che prevale e si coglie è l’impressione che il singolo partito non cerchi il bene comune, ma il proprio bene che coincide con l’acquisto del potere e lo cerchi come se fosse solo a muoversi in questo senso e, cioè, senza avere, e aiutare ad avere, coscienza dialettica del bene comune» (La città dell’uomo – Costruire da cristiani la città dell’uomo a misura d’uomo, Edizioni AVE, Roma 1984, pg. 23).

La partecipazione, infine, deve coinvolgere i cittadini che da tempo, come ricordato, ostentano sempre di più i loro diritti, compresi i c.d. “nuovi diritti”, dimenticando i doveri. Ma ad ognuno di noi è richiesta da una parte l’osservanza di norme e di regole facili a capirsi, dall’altra il subordinare gli interessi privati a quelli della comunità. Pure l’aspetto fiscale nell’ottica del Bene Comune non è secondario. Partecipazione significa, inoltre, la scelta responsabile e consapevole dei propri rappresentati negli organismi politici e amministrativi.

Terminiamo non a caso questa nostra riflessione sulla necessità della partecipazione con uno sguardo a quelli che Papa Benedetto XVI ha più volte definito “valori non negoziabili” e che vanno letti in filigrana a tanti aspetti e insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa.

La categoria della “non negoziabilità” è emersa per la prima volta nel Magistero della Chiesa nella “Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica” emanata il 24 novembre 2002 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L’importante documento, firmato dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, nella qualità di Prefetto della Congregazione, fu approvato da san Giovanni Paolo II. Nel paragrafo 3 si ribadisce che «non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete – e meno ancora soluzioni uniche – per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno». Se però, aggiunge la Nota, il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali», egli è ugualmente chiamato «a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nocivo per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono negoziabili».

Quali sono questi valori non negoziabili? Tutela della vita in tutte le sue fasi, riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, salvaguardia del diritto dei genitori di educare i propri figli. Concetti nitidamente espressi da Benedetto XVI il 30 marzo 2006 nel discorso ai partecipanti ad un Convegno promosso dal Partito Popolare Europeo di cui riportiamo alcuni passaggi: «Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nell’arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti: tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale; riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale; tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli. Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa». Insegnamenti da non dimenticare…

Don Gian Maria Comolli, ordinato sacerdote nel 1986, da trent’anni è cappellano ospedaliero. Dopo aver conseguito un dottorato in Teologia, una laurea in Sociologia ed aver frequentato diversi master e corsi di perfezionamento universitari, attualmente collabora con l’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano ed è segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia.

Testo pubblicato per gentile concessione dell’autore (tratto dal blogwww.gianmariacomolli.it).

 

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