Shemà. Commento al Vangelo del 18 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 18 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: mercoledì 18 novembre 2020

 Il vangelo di oggi ci presenta la parabola dei talenti, che abbiamo ascoltato e meditato anche domenica nella versione del Vangelo secondo Matteo. Leggermente diversa è la versione di oggi, che ascoltiamo dal Vengelo secondo Luca, in questa liturgia feriale del tempo ordinario. Come possiamo notare, la versione di Luca inserisce la parabola dei talenti facendola precedere da una cornice che ne specifica la motivazione: “perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro“. In questo testo, quindi, la parabola dei talenti, sembra essere in legame con la vicinanza di Gerusalemme, la città dove Gesù offrirà la sua vita, e con la questione del Regno di Dio, atteso in alternativa al potere romano, il potere, quindi, umano. Infatti alcuni studiosi affermano che Gesù, per questa parabola, faccia riferimento proprio alla situazione politica del tempo in quanto, ben settanta anni prima (40 aC), Erode era andato a Roma per ricevere il titolo e il potere di Re della Palestina e, dopo aver ottenuto il titolo di re, ritornò in Palestina per assumere il potere. Gesù, quindi, avrebbe voluto far riflettere i suoi ascoltatori sulla diversità tra due tipi di potere: quello del re Erode il Grande e di suo figlio Erode Antipa, che trattavano il denaro e promuovevano le persone  che erano a loro servizio, e Dio, che non regna come fanno gli uomini, non  castiga, non limita la creatività e l’iniziativa dei suoi amministratori. Ora, è evidente, stando alla parabola, che questa diversità di poteri si comprende nella misura in cui si percepisce la vera immagine di Dio, che non richiude nelle paure, ma al contrario libera, spinge verso gli altri, accende la gioia e riempie di senso la vita! La parabola dei talenti, allora, più che un quandro sull’amministrazione dei beni, è un vero insegnamento di vita, perché, come possiamo capire dalle parole di Gesù, tutta la nostra  vita dipende dall’idea che ci facciamo di Dio! Se per noi Dio è un comandante severo, non riusciremo a esprimere nella vita la creatività, la novità, perché il nostro raggio di pensiero e di azione sarà limitato, se invece per noi Dio è un Padre Buono, tutto di noi si aprirà a un respiro universale, a uno spazio senza confini! Tutto in noi si apre alla creatività, alla novità, all’universalità! Ed è evidente che non parlo di universalità dal punto di vista geografico, ma di universalità come uno stato interiore, uno stato del cuore! Chiediamo allora allo Spirito Santo che spazzi via da noi ogni immagine distorta di Dio, anche i piccoli residui che possiamo portarci ancora dentro perché possiamo aprire dentro di noi uno spazio di novità, capace di accogliere oggi, la nuova esperienza di Dio che Gesù ci offre. Ieri ascoltavo la testimonianza di una monaca di clausura di un monastero di Roma al quale sono molto legata e questa monaca con un volto così pieno di luce diceva proprio questo:”Quando sono entrata in clausura pensavo di lasciare tutto, di vivere un distacco, di togliere qualcosa dalla mia vita. Oggi invece, dopo 20 anni, mi rendo conto che non ho lasciato, ma ho aggiunto, non mi sono distaccata, ma mi sono unita ancora di più alle persone che conosco, non ho tolto qualcosa, ma ho aggiunuto! Alle mie poche cose che ho portato con me, ho aggiunto quelle delle mie sorelle, alla mia famiglia, ho aggiunto quella delle mie sorelle, alla mia fede, ho aggiunto quella delle mie sorelle.” Queste parole mi hanno fatto pensare che è necessario chiedere al Signore di moltiplicare non i talenti che ci portano ad essere noi al centro della vita, ma i talenti che ci servono per edificare il Regno di Dio, che possono essere un’aggiunta per gli altri, non una perdita! Ma questi talenti possiamo riconoscerli solo se decidiamo di salire anche noi, con Gesù, verso Gerusalemme, verso la Pasqua del Signore, follia d’amore, che spalanca le porte del Regno di Dio, scomoda i potenti, ribalta le prospettive, riduce a nulla le cose che sono, rompe i confini del potere e riunisce tutti nell’unico amore del Padre. Buona giornata! 

Lc 19,11-28

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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