Didattica a distanza: la testimonianza di chi vuole prenderne le distanze!
Di Enzo Vitale
Nei giorni scorsi abbiamo dato parola al mondo della scuola, su questo sito, attraverso articoli e testimonianze. La testimonianza di una studentessa di liceo (https://www.informazionecattolica.it/2020/11/12/la-pseudo-scuola-a-distanza-la-testimonianza-di-chi-e-in-camera/) a cui ha fatto seguito la condivisione di un’insegnante per la paura che si vive a causa del Covid (https://www.informazionecattolica.it/2020/11/16/ansia-paura-e-stress-nella-scuola-del-covid-lo-sfogo-di-una-docente/) ci permettono, oggi, la lettura di un altro punto di vista: una docente che, carica di fiducia, dà voce a chi non può scrivere e, desiderosa di vivere in un contesto in cui sembra impossibile, ci dice perché è importante non arrendersi alla DAD.
Impegnata a tempo pieno nella “didattica in presenza”, quella “life” e non “on line”, non vuole banalizzare e comprende le paure di quanti vivono la pesantezza del momento. Partendo dalla sua esperienza di vita, diventa, suo malgrado, testimone di speranza.
Abituati come siamo a voler vivere al cospetto di Dio, consapevoli che la nostra esistenza è nelle Sue mani, preghiamo che non si ceda alla DAD, ma che continui e aumenti la possibilità di trasmettere l’insegnamento in presenza, perché mai, un freddo schermo, potrà comunicare quello che si dona nel contatto diretto con l’altro.
Ricordiamolo: ogni volta che diciamo “sì” alla didattica “on line”, stiamo perdendo tutto ciò che è “life”. Ogni scelta che scaturisca dalla paura, sarà sempre sbagliata perché di una sola cosa bisogna aver paura: la paura! E da questo male, frutto del peccato, non dobbiamo farci divorare.
Buona lettura!
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C’è chi, in questo delicato periodo, vive la scuola con paura, sgomento e ansia; c’è chi, paradossalmente, lo vive con serenità.
Insegno in una scuola secondaria di primo grado, e sono pienamente consapevole delle difficoltà che l’istituzione scolastica sta vivendo. Comprendo bene come, adeguare un intero istituto alle norme anticovid per lavorare in sicurezza, non sia facile: ma si può e non è impossibile.
Personalmente sono contenta che la Ministra – benché ci siano non poche cose da eccepire su scelte e decisioni poco condivisibili – abbia deciso di lasciare aperte le scuole del mio ordine di grado.
Ho sperato e pregato affinché si iniziasse in presenza: e ne sono contenta!
Non parlo da incosciente, sono a conoscenza della notevole virulenza del virus. Ho vissuto la malattia non direttamente, ma attraverso familiari ed amici. Per mesi hanno lottato tra la vita e la morte, ho ascoltato le loro sofferenze.
Ma, un lavoro come quello del docente, se lo fai con amore e con dedizione, non può ridursi ad uno schermo. L’insegnamento è una missione. Egoisticamente, potrei dire che, tutto sommato, mi farebbe comodo la DAD. Eviterei di alzarmi all’alba, fare chilometri per raggiungere il posto di lavoro, e perché no?! Anche un considerevole risparmio economico.
Personalmente dico NO alla DAD.
Ho raccolto le testimonianze dei ragazzi che hanno confermato di preferire la didattica in presenza.
Ho domandato loro il perché e, all’unanimità, mi hanno risposto che è mancato – nei periodi del primo lockdown – un “luogo a cui appartenere”.
La scuola, infatti, non è una semplice agenzia di istruzione, non è solo un luogo di apprendimento, dove il docente trasmette i contenuti della propria disciplina, le proprie conoscenze. La scuola, per quanto possa avere i suoi difetti, è anche e soprattutto, una grande opportunità per gli studenti e per gli stessi insegnanti per crescere, conoscersi, fare amicizia; un luogo in cui i ragazzi si relazionano, si confrontano. È cogliere le loro diverse emozioni, i loro sorrisi e i loro timori, osservare i loro sguardi mentre consegni il foglio della verifica e sentirti dire con gli occhi sgranati: «Prof ma è difficile?».
E questo è possibile solo fissandoli negli occhi.
Tutto ciò non puoi viverlo attraverso uno schermo: ecco perché la DAD risulta riduttiva, rivestendo, quasi, i panni di un tempo di intrattenimento e babysitteraggio.
Non voglio vivere con la paura, con il terrore.
Desidero, invece, mettermi nelle mani di Colui che mi ama. Colui che non ha avuto paura di morire inchiodato ad una croce.
Riporto qui di seguito alcuni passi di una preghiera che ho letto tempo fa, parole di Gesù ad un’anima e che, certamente, può aiutare tutti noi: «Perché ti confondi e ti agiti davanti ai problemi della vita? Lascia che guidi Io tutte le cose e tutto ti andrà meglio…Evita le preoccupazioni, le angosciose ed i pensieri su ciò che potrà succedere…Affidati con fiducia a Me. Riposa in Me e lascia nelle Mie Mani il tuo futuro dicendo con frequenza: Gesù io confido in Te!».
Grazie per aver pubblicato questa bellissima lettera !
Finalmente qualcuno che dá voce alla Verità…
Sono pienamente d’accordo e la Preghiera citata è puntuale alla testimonianza…
Provo tristezza e pena per gli insegnanti (che vedo anch’io da casa…) dentro uno schermo freddo, che impedisce di trasmettere e condividere le emozioni e le sensibilità delle persone e dei giovani, in particolare; e soprattutto che toglie dignità al lavoro degli educatori della scuola.
Sono con voi….