Cari vescovi di Pinerolo e Crotone, nelle Chiese si rispettano tutte le misure di sicurezza
Di Emanuela Maccarrone
In questi giorni alcune diocesi hanno deciso di intervenire sulle celebrazioni liturgiche limitandole o sospendendole, per prevenire la diffusione del contagio da Covid-19.
Il vescovo Derio Olivero, della diocesi di Pinerolo, in accordo con la chiesa valdese, ha deciso di sospendere le messe per l’emergenza pandemica. Anche se il Piemonte è zona rossa, le disposizioni governative non avevano introdotto limitazioni sulle celebrazione liturgiche.
“Il governo non ha chiesto a noi cristiani della zona rossa di sospendere le celebrazioni festive. Sono consapevole che abbiamo questo diritto. Ma io chiedo ai cristiani cattolici di ‘ fare volontariamente un passo indietro’ e di rinunciare per due domeniche a questo diritto, per contribuire ad un bene comune, cioè il contenimento del contagio. So che è un sacrificio grande. Ma essere cristiani non significa innanzitutto difendere i propri diritti, quanto lottare per i diritti di tutti”. Si legge nella lettera del vescovo.
Il pensiero di mons. Olivero è stato per quanti, in questo momento nelle zone rosse, sono obbligati a limitare gli spostamenti e gli assembramenti: “Tutti siamo invitati a ridurre i nostri movimenti, a contenere le occasioni di assembramento. Soprattutto nei nostri territori (zona rossa). A tante persone sono richiesti sacrifici gravi per contenere il contagio: penso ai nostri giovani che non possono andare a scuola, non possono trovarsi per fare sport o per chiacchierare la sera; penso ai ristoratori e a quanti hanno dovuto chiudere le loro attività lavorative”.
Il prelato si è appellato allo spirito di sacrificio dei fedeli con lo slogan “Chiudiamo per aprire” sollecitando per una preghiera domestica, attraverso la meditazione della Parola: “ Riscopriamo, nella necessità, la preghiera in casa. Troppi cristiani l’hanno dimenticata. Riscopriamo la lettura della Parola, nella quale ci viene incontro Cristo stesso” .
Per rendere più esplicito il suo invito, il vescovo ha citato il teologo Marco Gallo: “la libertà di culto non è un bene assoluto, ma vive in equilibrio con una presenza evangelica nei territori e nei contesti. Soprattutto, per riportare alla questione liturgica, la libertà di culto non coincide con il culto pubblico ad ogni costo”.
Mons. Olivero ha assicurato la sua presenza: “In questi giorni mi impegnerò io per primo a curare maggiormente i contatti e ad essere presente con video, streaming, messaggi, telefonate”. Ma la diocesi di Pinerolo non è l’unica a decidere di intervenire sulle celebrazioni.
L’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, Angelo Raffaele Panzetta, ha comunicato: “Le nostre chiese resteranno, come sempre, aperte. Le celebrazioni eucaristiche continueranno a svolgersi, nel rispetto delle norme già previste, ma i posti in chiesa saranno estremamente limitati“. La capienza è stata ridotta al 50%.
L’apprensione dei vescovi per tutelare i propri fedeli dal contagio pandemico è comprensibile. Tuttavia nelle Chiese le misure di sicurezza sono rigidamente rispettate: i posti sono assegnati rispettando il distanziamento, si indossano le mascherine, i fedeli e i sacerdoti usano il gel, ci sono i volontari che vigilano sul rispetto delle norme di sicurezza e, soprattutto, non c’è nessun tipo di contatto verbale o fisico scoraggiando qualsiasi forma, anche minima, di assembramento.
La prevenzione e la sicurezza sono fondamentali purché non si rischi, come sta accadendo in molti Stati europei, di limitare ad oltranza anche la libertà di culto impedendo ai cattolici l’accostamento all’Eucarestia. Per i cattolici, oltre alla preghiera e alla meditazione personale della Parola di Dio, è di fondamentale importanza la celebrazione eucaristica nella casa di Dio.