I coraggiosi sacerdoti di un paese siciliano contro spacciatori e droghe
Di Angelica La Rosa
“La droga uccide – Chi la usa muore e chi la spaccia è un assassino”
E’ questo il titolo della campagna religiosa e sociale avviata dai sacerdoti di una cittadina della Sicilia, Ribera (Provincia di Agrigento), lanciata dopo la crescita dello spaccio degli stupefacenti e del consumo degli stessi tra i giovani under 21 della città che ha dato i natali ad uno dei Presidenti del Consiglio della storia italiana, Francesco Crispi.
“Noi Sacerdoti della Comunità di Ribera, a seguito della morte di due nostri giovani, riconducibile all’uso di sostanze stupefacenti, desideriamo manifestare la nostra vicinanza ai familiari, assicurando ad essi la nostra solidarietà umana e cristiana”, hanno scritto i sacerdoti delle parrocchie locali.
I Sacerdoti hanno dichiarato di rendersi “sempre più conto che il ‘FENOMENO DROGA’ è molto presente nel territorio riberese e che esso coinvolge adolescenti, giovani, adulti e giovani coppie”. Inoltre hanno scritto attraverso una lettera aperta che, in base alle loro informazioni la cittadina di Ribera “nell’agrigentino sia uno dei Comuni dove è più presente tale fenomeno, sia a livello di consumo che di spaccio”.
Questi coraggiosi sacerdoti si sono proposti come promotori attivi di interlocuzione con il Sindaco locale, un esponente del centro-destra appena eletto, l’avvocato Matteo Ruvolo, le forze dell’ordine, il Sert, le varie Istituzioni, le famiglie e i giovani per, scrivono i preti siciliani, “far fronte comune con una progettualità sinergica e condivisa, per dare risposte valide che aiutino i nostri ragazzi e i nostri giovani a riappropriarsi della bellezza della loro vita e dei loro sogni, non lasciandosi ammaliare da percorsi che, come conclusione, hanno la morte”.
I sacerdoti, che non escludono l’ipotesi di creare nella cittadina siciliana un centro di ascolto che aiuti giovani e famiglie ad orientarsi hanno concluso il lancio della loro battaglia contro le droghe garantendo ai cittadini crispini che vogliono esserci, “perché voi siete la nostra gente”.
Un esempio che, si spera, sia contagioso. Molti sacerdoti si dedicano anima e corpo ai migranti e, spesso, si dimenticano delle loro pecorelle. Inoltre, a volte arriva anche la beffa. Alcuni di quei migranti che aiutano sono gli stessi spacciatori che avvelenano le nuove generazioni.