Covid, crisi economica: ‘chi ci perde’ e ‘chi ci guadagna’
Di Emanuela Maccarrone
Si celebrano i diritti ma, in realtà, li si limita sotto l’oppressione di un’emergenza sanitaria che sembra non abbia una fine. L’attenzione e il rispetto delle misure sono lecite e necessarie, ma a sopportarne i sacrifici è sempre e solo il popolo.
Nella puntata del 10 novembre del programma ‘Fuori dal Coro’ sono stati presentati dei servizi interessanti sull’attuale situazione economica italiana, in particolare su ‘chi ci perde’ e su ‘chi ci guadagna’.
Tra ‘chi ci perde’ sono state raccontate le storie di diversi italiani alle ‘strette’ e in preda allo sconforto per il futuro. La testimonianza di italiani stanchi: e c’è chi spera in una rivolta sociale.
Attività sull’orlo della crisi. Crisi che si riversa su tutta la filiera agroalimentare. Il caso particolare delle aziende produttrici di vino italiano, prodotto d’eccellenza e destinato all’esportazione, ma utilizzato per la produzione di gel disinfettante. E’ la soluzione sofferta ma necessaria per ridurre i danni.
Nel programma si citano alcuni presunti bonus promessi dal Governo. Nel Decreto ristori bis il Governo ha annunciato lo stanziamento di 968 milioni di euro in aiuto a 211.488 imprese, ossia 4.577 a ciascuna impresa, un’esigua cifra rispetto alle spese sostenute dalle aziende.
Nella circostanza è stata intervistata la proprietaria di un bar che ha sostenuto di aver perso, nei due mesi di chiusura, 25 mila euro senza contare le spese per i fornitori, delle bollette e dei contributi per i dipendenti. Il sussidio percepito è stato di 2200: 1200 dall’Inps e 1000 dall’Agenzia delle entrate.
Per quanto riguarda il Bonus affitti, sono stati stanziati 255 milioni di euro. Nella città di Roma ne sono stati destinati 42 milioni dei quali 40,8 milioni mai erogati.
Caso opposto per ‘chi ci guadagna’. In questo momento drammatico per la Nazione c’è chi non riesce a rinunciare. E’ il caso di alcuni deputati che hanno visto ‘lievitare’ i propri vitalizi per motivazioni varie. Si parla d’incrementi che vanno dai 728 euro, per i vitalizi consistenti, ai 4942 per i vitalizi meno abbondanti.
Ma il caso italiano non è l’unico.
Gli europarlamentari protestano perché costretti allo smart working, in seguito ai 150 casi positivi riscontrati nell’Europarlamento, sono impossibilitati a recarsi sul luogo di lavoro. Questo impedimento non consente loro di percepire l’indennità di 320 euro, la cosiddetta Diaria. Una piccola somma se si pensa che la media dei loro stipendi si aggira attorno ai 6600 euro netti più rimborsi vari.
Questo per evidenziare come i politici non sopportino il ‘minimo’ sacrificio ma, a testa alta, rivendicano i loro diritti appellandosi alla legittimità delle norme, non facendosi nessuno scrupolo a ignorare, invece, gli enormi sacrifici dei cittadini, pur consapevoli che a sostenere il sistema è proprio il popolo ‘sovrano’.
Esempi virtuosi provengono dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. In Australia, come riportato in un articolo del ‘Corriere della Sera’ del 27 ottobre, un ristoratore italiano ha dichiarato: “ Una volta stabilita la chiusura generale, anche se avevamo la morte dentro, abbiamo potuto respirare da un punto di vista economico: il Governo ha elargito a tutti i cittadini australiani che lavoravano da almeno un anno un ‘job seeker’, un sostegno economico, che ci ha permesso di vivere bene”.
In Nuova Zelanda, oltre allo stanziamento di somme di denaro, il Primo Ministro Jacinta Arden ha imposto a tutti i dirigenti pubblici un taglio del 20% delle retribuzioni, come contributo al sostegno del Paese. E’ quanto riportato nel sito del Ministero dello Sviluppo Economico, Agenzia ICE.