A scuola come nel Far West: l’istruzione è davvero sul viale del tramonto?
Di Antonella Paniccia
“Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia…” scriveva Milan Kundera.
Mai come in questo momento il destino della scuola sembra essere segnato, mai la società si è trovata dinanzi ad un interrogativo così penoso per quanto riguarda l’istruzione: scegliere la scuola in presenza o la didattica a distanza (didattica digitale integrata)?
Per quanti non avessero avuto il tempo di informarsi sui nuovi avvenimenti, basterà prendere atto dei decreti che si susseguono come un valzer impazzito di regione in regione: in Puglia il governatore Emiliano decide di chiudere le scuole per limitare i contagi; a Melendugno, seguendo l’ultima ordinanza regionale, nonostante la riapertura della scuola i genitori degli alunni optano per la Didattica digitale integrata e fanno rimanere a casa i loro figli; in Campania, invece, scuole drasticamente chiuse con il risultato che tantissimi giovani e bambini si riversano a passeggiare sul lungomare. Era questo l’obiettivo da raggiungere?
E ancora: si sceglie la DAD ma poi si scopre che “solo il 76% delle famiglie italiane dispone di un accesso internet e appena il 75% ha una connessione a banda larga. Ma la situazione peggiora notevolmente nelle aree rurali con appena il 68% dei cittadini che dispone di connessione a banda larga nei comuni con meno di 2mila abitanti…”. Dunque…una tipologia di insegnamento non accessibile a tutti.
A Torino, invece, due studentesse diventano protagoniste di una clamorosa protesta: vogliono tornare a scuola perché la ritengono “il posto più sicuro… S’impara di più a guardare i professori negli occhi che in uno schermo al computer…”.
L’elenco delle contraddizioni potrebbe continuare: basterebbe considerare i commenti delle mamme su internet per cogliere una discrepanza enorme tra quante accettano di buon grado la DAD per timore dei contagi e quante, invece, consapevoli dei limiti didattici di tale metodologia, desiderano che le scuole restino aperte.
Forse, però, in mezzo a tutto questo fermento di opinioni, si è trascurato un particolare non proprio trascurabile: il parere degli studenti, direttamente interessati. Oggi, in genere, si tende a sostenere che essi abbiano poco interesse per le attività scolastiche e che la DAD, in definitiva, corrisponda ai loro inconsci desideri d’evasione dalle aule scolastiche: in parte questa opinione può essere considerata un dato attendibile ma, con sorpresa, capita poi di scoprire come non si possa generalizzare e quanto sia necessario puntare ancora sui giovani, sulla loro onestà intellettuale, sulle loro future aspettative.
A me è capitato nei giorni scorsi di intervistare Luca F., sedici anni, studente del terzo anno del liceo scientifico Leonardo da Vinci e sono rimasta gradevolmente impressionata dalle sue dichiarazioni.
Luca, pur riconoscendo che il momento attuale sia un periodo difficile per gli studenti, sta cercando di viverlo con serenità, senza lasciarsi sopraffare dall’angoscia. Indubbiamente, gli pesa molto non poter frequentare i compagni di scuola ma ama pensare che si tratti solo di un periodo transitorio e che tutto tornerà presto alla normalità. Si dichiara poi “deluso” per quanto riguarda la didattica a distanza, anche se, nella pratica, non ha avuto problemi per la comprensione ma aggiunge che, purtroppo, non è stato così per tutti gli studenti e che persino alcuni professori si sono trovati talvolta in difficoltà. “La DAD – dice – ha sicuramente dei limiti perché in classe si apprende di più, si è più concentrati, ci si confronta e si recepisce meglio. Lavorando bene a scuola, a casa poi diventa tutto molto più semplice. Per questo sono decisamente favorevole alla scuola in presenza.”
Luca cerca comunque, per quanto possibile, il contatto ed il confronto con i propri compagni di scuola, ed insieme si sforzano di superare le possibili difficoltà delle lezioni e dei compiti da eseguire. “Sicuramente preferirei tornare in classe per avere la possibilità di interagire con tutti, studenti e professori. Trovo che la DAD sia molto noiosa, insoddisfacente e causa di distrazione per noi studenti. Vorrei chiedere alla ministra Azzolina di poter tornare a scuola per sentirmi libero di essere realmente uno studente liceale che vuole acquisire cultura e che desidera vivere con i propri compagni quelle esperienze ed emozioni che si ricordano per tutta la vita”.
Molto bello il desiderio di libertà e anche la sete di istruzione di Luca…torna alla mente un pensiero di Epitteto, un filosofo greco vissuto tra il I e il II secolo dopo Cristo, il quale diceva: “Non dobbiamo credere ai molti che dicono che solo le persone libere dovrebbero venire istruite, ma dovremmo piuttosto credere ai filosofi che dicono che solo le persone istruite sono libere.”
Grazie, Luca, per questa tua bella testimonianza con la quale porti una fresca e giovane ventata di speranza nella scuola. Grazie perché ci credi ancora, nonostante tutto. Io spero che, a ben guardare, ce ne siano altri di ragazzi come te in giro, di coloro che nutrono il desiderio di costruire con consapevolezza il proprio futuro e che hanno compreso che senza istruzione non può esservi libertà, né capacità critica, ma solo sottomissione al volere altrui.