Oggi l’Italia e il mondo intero hanno bisogno di uomini come Giorgio La Pira?
Di Emanuela Maccarrone
Il 6 novembre è stato il 43esimo anniversario della morte di Giorgio la Pira. Al SIR Francesco Garofalo, presidente del Centro studi ‘Giorgio La Pira di Cassano all’Jonio’, ha dichiarato: “Oggi l’Italia e il mondo intero hanno bisogno di uomini come La Pira” .
La causa di beatificazione di La Pira è stata aperta a livello diocesano a Firenze nel 1986 e si è chiusa nel 2005. Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile nel 2018.
San Giovanni Paolo II, in occasione della celebrazione del centenario di La Pira nel 2004, lo ricordò con queste parole: “Dalla feconda tensione tra la contemplazione e l’azione, scaturisce la singolare fisionomia di quel laico cristiano tutto d’un pezzo che fu La Pira. La sua è stata una spiritualità, per così dire, ‘immanente’ all’attività quotidiana: dalla comunione eucaristica, alla meditazione, all’impegno culturale, all’azione sociale e politica, non v’era per lui soluzione di continuità. La sua mente illuminata dalla fede fu capace di intuizioni premonitrici circa il cammino della Chiesa e del mondo(…)” (Messaggio di S. Giovanni Paolo II del 6/11/2004).
In questo articolo riportiamo una breve descrizione dell’impegno politico del venerabile. Gli spunti sono stati presi dal libro ‘Giorgio La Pira, uomo di Dio’ (Edizioni Shalom).
Nato nel 1904 a Pozzallo, paese di pescatori e contadini in provincia di Ragusa, dopo il diploma in ragioneria, La Pira si iscrisse presso la facoltà di Giurisprudenza ed è in questo ambiente incontrò Monsignor Mariano Rampolla del Tindaro.
Quest’ultimo divenne la sua guida spirituale e da lui il venerabile apprese l’importanza della preghiera e soprattutto della contemplazione. Fu così che nella Pasqua del 1924 La Pira si convertì al cristianesimo e si consacrò a Dio: rimase celibe per tutta la vita.
Nel 1926 La Pira arrivò a Firenze, seguendo il professor Betti con il quale stava preparando la tesi in Storia del diritto romano. Rimarrà nella città toscana per tutta la vita.
Nel 1939, Giorgio fondò la rivista i ‘Princìpi’, attraverso la quale mostrò la sua opposizione alla guerra e alle leggi razziali, difendendo i valori della libertà e della democrazia. Questa sua posizione gli procurò l’ostilità del regime fascista che soppresse la rivista. Nel 1943 l’invasione nazista lo costrinse all’esilio, in quanto ricercato per aver aiutato molte famiglie ebree.
In vista del declino del regime fascista e considerando le vicende della seconda guerra mondiale, la Chiesa avvertì la necessità di preparare una nuova classe politica utile per la ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra.
E’ in questa situazione che La Pira prese parte al progetto: “Il nostro piano di santificazione è sconvolto, la preghiera non basta più, bisogna darsi da fare per cambiare in senso cristiano i fondamenti della società”. Per La Pira alla preghiera deve accompagnarsi l’azione.
Nel 1946 entrò nella Dc. Fece parte dell’Assemblea Costituente, con il compito di redigere assieme ai Padri Costituenti la Costituzione italiana. In questa occasione la presenza di La Pira è stata di fondamentale importanza nel confronto tra cristiani, liberali e socialisti per la stesura dei ‘Principi fondamentali’.
Alcuni articoli della Costituzione sono stati scritti dallo stesso La Pira: sulla dignità della persona (art. 2 e 3), sul rapporto tra Stato e Chiesa (art. 7) e sul ripudio della guerra (art.11).
La Pira venne eletto Sindaco di Firenze per la prima volta nel 1951, successivamente nel 1956 e poi nel 1961, ricevendo numerose preferenze.
‘Il Sindaco Santo’ affrontava questioni urgenti: la mancanza delle case, la disoccupazione, la ricostruzione di interi quartieri distrutti dalla guerra e di numerose scuole. Ai poveri, oppressi dalle condizioni precarie dell’epoca, donò tutti i suoi averi. Lui stesso decise di vivere poveramente e non esitò a farsi carico delle richieste di tutti.
Combatté per gli sfrattati per i quali, in attesa della costruzione delle ‘case minime’, requisì le case sfitte dei grandi proprietari immobiliari, non lasciandosi intimorire dalle denunce: “Se per paura delle denunce rinunciassi ad aiutare chi è senza casa e senza lavoro, che sindaco sarei?”.
Non esitò a schierarsi accanto ai lavoratori quando la più grande azienda fiorentina, la Nuova Pignone, annunciò la chiusura. Nonostante le minacce, La Pira con la sua insistenza riuscì a trovare una soluzione per salvare la fabbrica e i posti di lavoro.