Shemà. Commento al Vangelo del 7 novembre della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
***
IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: sabato 7 novembre 2020
In questa settimana la liturgia ci ha fatto meditare sulle qualità spirituali che sono necessarie da accogliere per chi desidera diventare discepolo di Gesù. Innanzi tutto la libertà interiore, che si concretizza in un giusto distacco affettivo, necessario a persone adulte e responsabili, tali da poter donare qualcosa di sé agli altri in modo gratuito e disinteressato, senza che questo provochi malesseri, tristezza o rimpianti. Al contrario! i discepoli di Gesù sono uomini e donne di gioia, che conoscono la festa e, col loro modo di vivere, di porsi, di donarsi generano vita nuova nei cuori di chi li incontra. La loro presenza nel mondo è chiamata ad essere nascosta, ma efficace. In questo senso il Vangelo ieri ci parlava di scaltrezza, non nel senso di opportunismo e di capacità nel trarre guadagno da tutto, ma nel senso profondo. Chi sceglie di essere discepolo di Gesù, infatti, non rinuncia alla propria umanità, non si può privare di qualità umane, ma è invitato a gestire le proprie qualità umane, tra cui l’astuzia, la scaltrezza, la furbizia, a vantaggio di tutti, a vantaggio del Regno di Dio. Questo vuol dire “morire a se stessi”: non recidere, non eliminare quello che siamo, ma donare quello che possiamo guadagnare per noi attraverso le nostre qualità, lasciando piuttosto che la grazia di Dio visiti tutto in noi. Oggi il Vangelo, allora, ci presenta Gesù che viene deriso dai farisei che, ci specifica il testo, erano attaccati al denaro, alle ricchezze. Ecco dunque un altro atteggiamento fondamentale che, in quanto discepoli di Gesù siamo invitati oggi a chiedere a Dio nella preghiera: la fedeltà nel poco, che consiste nel vivere sotto lo sguardo di Dio. Notiamo allora che nel testo la fedeltà appare in contrasto con la disonestà: Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti, dice il Signore. Questo vuol dire che il disonesto è colui che non resta con fedeltà sotto lo sguardo di Dio, ma si lascia dominare dalla ricchezza. Chi resta fedele , anche se fosse costretto a usare la ricchezza, che, vorrei notare, è qualificata come “disonesta”, sceglie di servire Dio; chi è disonesto sceglie di servire la ricchezza e si lascia corrompere, servendo, di fatto, ciò che lo porterà alla rovina, alla corruzione. Scegliamo allora come vogliamo essere: fedeli o disonesti, perché da questa nostra scelta profonda si manifesta chi stiamo servendo. I padroni sono due, ma la scelta è sempre la nostra. Ascoltiamo le parole di papa Francesco, pronunciate l’ 11 novembre 2013, in una sua omelia: “..quanto male fanno alla Chiesa i cristiani corrotti, i preti corrotti. Quanto male fanno alla Chiesa! Non vivono nello spirito del Vangelo, ma nello spirito della mondanità. E san Paolo lo dice chiaramente ai romani: Non conformatevi a questo mondo (cfr. Romani 12, 2). Ma nel testo originale è ancora più forte: non entrare negli schemi di questo mondo, nei parametri di questo mondo, perché sono proprio questi, questa mondanità, che portano alla doppia vita…Gesù perdona sempre, non si stanca di perdonare…Chiediamo oggi al Signore di fuggire da ogni inganno, di riconoscerci peccatori. Peccatori sì, corrotti no“. Buona giornata!
Lc 16, 9-15
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: “Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole”.
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos