Shemà. Commento al Vangelo del 5 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 5 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Lc 15, 1-10

giovedì 5 novembre 2020

Ieri la liturgia ci ha fatto considerare le esigenze del discepolato. Ricordiamole sinteticamente: il distacco dagli affetti e “prendere la croce” cioè dirigersi verso il progressivo dono della propria vita per gli altri. Oggi invece consideriamo l’effetto del discepolato, lo stato interiore, dinamico ma fecondo, della gioia che abita il cuore dei seguaci di Gesù. Come possiamo osservare dalle parabole che Gesù racconta in questo testo del Vangelo che la liturgia ci propone oggi, la gioia, più che un’emozione, sembra essere l’esito di percorso tortuoso, la conclusione coinvolgente, aperta, non definita, ma sempre in espansione, che si concretizza nella festa. Se osserviamo le azioni che compiono i personaggi di queste parabole possiamo tracciare una dinamica comune: il pastore perde, cerca e ritrova la pecorella smarrita, proprio come la donna perde, cerca e ritrova la moneta, dopo aver pulito tutta la casa. Una dinamica scandita da tre azioni: perdere, cercare, ritrovare. L’azione centrale, quella che tiene legate le altre due è cercare e ri-cercare, finché non si trova. Nel linguaggio esegetico biblico colui che ricerca è l’uomo giusto, che studia la Prola di Dio, ma anche colui che ama Dio, perché solo chi ama la Parola di Dio  impara ad amare Dio. Non per nulla, in ebraico, la parola derash o darash indica proprio l’indagine, la ricerca amante del volto di Dio nelle storie (o midrash) della Scrittura. Così si può incontrare Dio: nello studio che si fa desiderio, nella ricerca che si fa vita, perché Dio più che conoscerlo bisogna ri-conoscerlo lì dove sembra non esserci. Ecco allora che cercare significa dare una possibilità a Dio, perchè non possiamo cercare se non abbiamo la coscienza di aver perso qualcosa, e non possiamo cercare se non riceviamo la speranza di poterla ritrovare. Perdere-cercare-ritrovare è questa la dinamica dell’amore, è  il percorso appassionato che Dio stesso compie per  tracciare in noi la via del ritorno. La gioia, allora, è ciò che scaturisce da questo percorso, che, come vediamo, è un percorso duplice: quello di Dio che ci cerca per amore, e quello del discepolo, che cerca il suo volto, la Sua Parola, ogni giorno. Il discepolo è colui che si trova in questo percorso d’amore che cambia la vita, che converte perché ci fa ritrovare sempre tra le braccia del pastore, tra le mani della madre, quando ci sentiamo amati. La fine del percorso è uguale per tutti, ed è la festa! Nella festa in cui siamo tutti riuniti, in cui la gioia di uno diventa la gioia di tutti: del pastore, ma anche della pecora smarrita, delle altre pecore, degli invitati alla festa e di tutto il cielo, ci assicura il Vangelo oggi!  Chiediamo allora al Signore che ci inviti a questa festa, che ci faccia vivere questa gioia, frutto dell’amore di chi cerca e di chi viene trovato. Preghiamo insieme con le bellissime parole di Sant’Agostino: “Signore mio Dio unica mia speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarti, ma cerchi il tuo volto sempre con ardore. Dammi la forza di cercare, tu che ti sei fatto incontrare, e mi hai dato la speranza di sempre più incontrarti. Davanti a te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che intenda te, che ami te. Amen!” Buona giornata!

Lc 15, 1-10

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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