Gli anziani, custodi delle tradizioni e storia vivente della nazione, non sono cittadini di serie B

Gli anziani, custodi delle tradizioni e storia vivente della nazione, non sono cittadini di serie B

Di Emanuela Maccarrone

La politica italiana mette a dura prova i cittadini, quei cittadini che devono provvedere non solo alle proprie famiglie ma anche al mantenimento delle ‘élite’ statali.

E qual è il ringraziamento? Ancora sacrifici.

Nell’arco di tempo tra maggio e settembre ci si aspettava un intervento efficiente sul sistema sanitario e sul sistema scolastico, ma nulla di tutto questo è stato fatto, se non minimamente.

E oggi quei sistemi sono in difficoltà, come lo sono le diverse categorie lavorative colpite dai Dpcm, così come lo sono i lavoratori precari e i disoccupati.

In questi mesi, il Governo ha sicuramente fatto bene qualcosa: provvedere all’aumento degli stipendi di alcuni!

Non mancano, testi ‘eticamente scorretti’. Nel corso degli anni siamo stati abituati ad appellativi, per lo più riferiti ai giovani che, a causa della situazione economica e sociale tutta italiana, continuano a rimanere nel ‘nido familiare’ o all’insieme degli ‘sfigati’ . Ma questo non bastava, mancavano gli anziani. Ci ha pensato Giovanni Tito, Presidente della Regione Liguria. “Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”, ha scritto sul suo profilo Twitter. Successivamente il governatore ha provveduto a chiarire il testo e a presentare le sue scuse.

Gli anziani, in quanto custodi delle tradizioni e testimoni oculari della storia nazionale, non sono cittadini di serie B. La pensione è stata guadagnata dai molti con grande sacrificio, pertanto è loro diritto goderne e vivere fino alla fine con dignità. Essi hanno già dato il loro contributo.

Il Centro Studi Rosario Livatino riguardo un eventuale lockdown indirizzato ai soli anziani, ipotizzato da più parti, ha scritto: “Costituirebbe, se realizzato, un pericoloso ‘precedente’ – in futuro estensibile, una volta passato il principio, ad altre fasce di età o ad altre categorie – di separazione esistenziale per anni di vita dal resto della famiglia e della società: il tutto per ingerenza diretta dello Stato, peraltro a rischio di compromettere la salute proprio di quegli “anziani” che si presume di garantire tramite l’isolamento”.

Sarebbe una violazione dei diritti Costituzionali che, in futuro, potrebbe estendersi ad altre categorie di persone: “Per tutelare la salute collettiva ai sensi dell’art. 32 co. 1 Cost. si violerebbe così la salute – anche psichica, data la cessazione brusca e repentina della relazionalità familiare che un tale provvedimento comporterebbe – di cui al co. 2 dell’art. 32 Cost., dimenticando che ogni persona è costitutivamente rapportata all’altro, pur nel divario delle generazioni, pur nel pericolo di una pandemia, pur davanti alla morte. Per non parlare della incompatibilità di un simile isolamento col principio di uguaglianza e di non discriminazione in base all’età o alla condizione sociale, fisica, o relativa alla salute, e del ricatto giuridico sotteso, per cui all’anziano viene detto: “o stai da solo o non ti curo”!”.

Ma come abbiamo constatato in questi mesi, la Costituzione è sempre più ‘trascurata’ dalla politica italiana.

 

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