Vescovo revoca il mandato alla catechista che si è unita ad un’altra donna
Di Angelica La Rosa
Il vescovo di Minorca ha revocato lo status di catechista a una donna che ha sposato civilmente un’altra donna.
Dopo aver prodotto un notevole clamore mediatico, il vescovato di Minorca ha ritenuto necessario spiegare perché ha tolto a Carme Mascaró lo status di catechista. Tuttavia, in un atto insolito, il vescovo di Maiorca è intervenuto sulla vicenda assicurando che ci doveva essere un dialogo tra le due parti.
Carme Mascaró è stata per anni catechista dei bambini presso il Centro Sant Miquel di Ciudadela. Ha inoltre partecipato ad attività teatrali, corali, tempo libero, ecc. presso il centro, collaborando anche con la Caritas diocesana.
Tuttavia, quando ha deciso di sposare un’altra donna, la Diocesi di Minorca ha deciso, per mera coerenza, di toglierle il mandato catechistico. Infatti non si può insegnare la fede e la morale cattolica e vivere pubblicamente contro una parte fondamentale di essa.
Il vescovo di Maiorca, diocesi suffraganea di Valencia, ha ritenuto necessario criticare il modo in cui è stata trattata la questione. Parlando a IB·Rádio, il vescovo Sebastiá Taltavull ha affermato che “essere lesbica non dovrebbe mai essere incompatibile con l’essere cristiano. Il problema è arrivato quando si è sposata”, ma allo stesso tempo si è rammaricato che non ci fosse stato “dialogo prima di prendere decisioni”. Una frase ambigua che a molti ha fatto pensare che se la donna avesse concordato con la Diocesi le sue “nozze”, non avrebbe ricevuto il ritiro del mandato catechistico.
Ecco, comunque, la dichiarazione del vescovado di Minorca:
Nella comunità ecclesiale, all’aumentare della responsabilità dei suoi membri, è richiesto un maggior grado di impegno. Oltre ad avere qualità oggettive da parte di chi ricopre una posizione, è molto apprezzata anche la vita esemplare, che deve essere un chiaro riferimento per gli altri.
Siamo tutti chiamati alla santità e a vivere in comunione all’interno della Chiesa, ma quando si entra in un’associazione o si ricopre una posizione di maggiore responsabilità, un plus di credibilità è richiesto da chi deve assumere un ruolo specifico, in modo che la missione a lui affidata sia feconda e che la persona specifica non possa suscitare nei fedeli alcun tipo di scandalo.
Ci troviamo nel campo della coerenza e dei principi; non di sanzioni o esclusioni. Dire a una persona che non può essere catechista o presidente di una confraternita, ecc. non significa che si debbano consideriare separati dalla Chiesa poiché, nonostante le loro particolari circostanze, essi continuano a far parte della famiglia ecclesiale come battezzati e come tali possono e devono partecipare.
È in questo contesto che la risposta del Vescovado di Minorca alla notizia che un catechista del Centro Catechistico Sant Miquel di Ciutadella è stata l’interruzione dell’insegnamento della catechesi dopo aver contratto un matrimonio civile.
Dal Vescovato valutiamo molto positivamente il lavoro che Carme Mascaró sta svolgendo sia nel Centro Sant Miquel che nella Caritas Diocesana, in cui è assunta come tecnico. Rispettiamo, ma non condividiamo, la sua decisione di sposare un’altra persona dello stesso sesso. Ma in linea con quanto sopra, vediamo che siamo nel campo dell’incoerenza, poiché contrarre un matrimonio civile con una persona dello stesso sesso significa non accettare pubblicamente l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio, che, a nostro avviso, consiglia di smettere di insegnare la fede cristiana ai giovani. Ciò è stato reso noto prima attraverso i responsabili del centro e poi personalmente.
Essere catechista è una missione che la Chiesa affida a certe persone perché, in suo nome, insegnino la fede che professa. Non esiste un diritto prioritario ad essere un catechista. È responsabilità della Chiesa valutare le qualità che un catechista deve avere prima di affidare o ritirare questa missione, senza che ciò implichi discriminazioni o esclusioni.
In questo stesso contesto di credibilità e coerenza, ci sentiamo responsabili di garantire ai fedeli che la dottrina impartita nella nostra catechesi corrisponde al pensiero e al sentimento della Chiesa. I fedeli hanno il diritto di chiederci che i catechisti siano ben formati e che siano coerenti con ciò che insegnano.
D’altra parte, questa catechista è stata resa consapevole che vogliamo continuare a contare su di lei nei molteplici compiti che si svolgono nel Centro Catechistico (teatro, coro, tempo libero, ecc.) E con tutto ciò che non comporta l’insegnamento della fede Cristiana in nome della Chiesa.
Ci auguriamo che questa nota aiuti a chiarire la situazione e a rafforzare i vincoli di comunione all’interno della Chiesa.
Buondì per me esere coerenti cn il Vangelo è fondamentale. Non è facile oggi come ieri.
Il ruolo di catechista in chiesa è una figura di stabilità. Sicuro si è preso questa decisione insieme ad un dialogo ed accordo cn la persone in causa senza giudizio cn molta carità e misericordia.
Essere cristiani è sempre stato, e sempre sarà sino alla consumazione dei tempi, una lotta per la propria santificazione. Lotta impossibile senza la grazia poiché implica accettare la propria croce ogni giorno. Non si può insegnare le dottrine cattoliche solo parlando, non è mera conoscenza teorica; è annuncio. L’annuncio lo si vive, se non si può o non si vuole viverlo non si è in grado di insegnarlo
E se ne debbono trarre le dovute conseguenze, se non si è in grado di farlo il Vescovo è obbligato ad intervenire poiché il suo compito è di confermare i fratelli nella fede
Tutti i fratelli, grandi e piccoli. Vivere in peccato mortale pubblicamente, rivendicando nei fatti una sorta di legittimità è, mi sembra un atto grave che aggredisce la fede dei piccoli e dei deboli. Chi scandalizza questi piccoli, dice il Signore… con quel che segue. Non mi sembra che Gesù privilegi sempre il “dialogo”