Erdogan vuole diventare la testa di ponte dell’Islam in Europa
Di Igor Gelarda
Attenzione a Recep Tayyip Erdoğan: le sue non sono semplici provocazioni. Dietro c’è molto altro.
Attenzione a non scambiare le parole di Erdoğan per una semplice provocazione. Il leader turco ha due obiettivi in questo momento.
Da un lato ha bisogno di recuperare popolarità nel suo Paese, andata giù insieme al valore della Lira turca. La sua popolarità ha cominciato a vacillare anche a causa di una politica economica che si sta dimostrando pressoché fallimentare.
L’economia turca è cresciuta, nell’ultimo periodo, molto velocemente, ma altrettanto velocemente si sta indebitando.
La sua crescita è stata causata, per buona parte, dalla scelta del “sultano” di inaugurare una forte politica di sostegno alle piccole e medie imprese, che però erano già fortemente indebitate. Il risultato finale è stato quello di gonfiare al massimo l’attività economica interna, senza che però ci fossero delle solide basi di sostegno, e causando ulteriori indebitamenti. Il calo della valuta turca aumenterà anche il costo della vita peggiorando ancora di più la situazione economica del suo popolo, con un aumento dei prezzi dei generi di prima necessità fino al 16%, ad oggi e, chiaramente, con le importazioni più costose.
L’altro obiettivo di Erdoğan riguarda lo scenario internazionale. Il Presidente turco attacca la Francia perché vuole acquisire il ruolo di leader mussulmano sfruttando anche la convinzione, di buona parte degli islamici tradizionalisti, che l’Europa sia in una fase di decadenza politica, morale, sociale e anche demografica. Come dimostra l’appoggio ufficiale ad Erdoğan del Pakistan, con l’intervento su Twitter, del premier pakistano Imran Khan che accusa, abbastanza ingiustamente, Macron di incoraggiare l’islamofobia. O quello del presidente ceceno Ramzan Kadyrov, che guida la regione russa a stragrande maggioranza musulmana, che ha accusato Macron di provocare il terrorismo.
Tutto questo mentre si moltiplicano le manifestazioni di piazza in parte del mondo islamico: in Bangladesh 40 mila persone hanno manifestato, dando fuoco ad un manichino di Macron; manifestazioni anche in Libia, Tunisia, Giordania e ovviamente Turchia. E come se non bastasse c’è la campagna di boicottaggio dei prodotti francesi: partita ovviamente in Turchia si sta diffondendo velocemente in buona parte del mondo arabo.
In Kuwait, una grossa catena di ipermercati ha pianificato di boicottare tutti i prodotti francesi. Una simile campagna è in corso anche in Giordania, dove alcuni negozi di hanno appeso cartelli con i quali avvisano di non vendere prodotti francesi, ma anche nel Qatar, dove la catena di supermercati Al Meera, che ha più di 50 filiali nel Paese arabo, sta mettendo in atto il boicottaggio dei prodotti francesi.
L’Università del Qatar ha inoltre annunciato di aver rinviato indefinitamente la kermesse “Settimana della cultura francese”. Esiste, dunque, se mai qualcuno ne avesse avuto dubbi, un terreno fertile per una «tempesta irrazionale» come l’ha definita il giornalista francese Pierre Haski.
La Turchia è stata, già dalla fine del Medioevo, una pericolosissima testa di ponte dell’islam in Europa. Lo è stato storicamente con gli Ottomani, lo è geograficamente. E tenta di esserlo anche con i suoi continui sforzi di entrare nell’Unione Europea e di ingerirsi direttamente o indirettamente nei fatti europei. Basti pensare che pochi giorni fa le forze armate turche hanno cominciato l’addestramento della Guardia costiera libica, una attività svolta fino ad ora dalla missione militare italiana.
Il “Sultano” turco parla, e anche bene dal suo punto di vista, alla pancia delle masse islamiche, facendo dei paragoni storici scorretti e, almeno per noi occidentali, poco comprensibili. Paragonando, ad esempio una presunta, ma assolutamente inesistente, islamofobia europea, alla persecuzione che subirono gli ebrei durante il nazismo. «Siete fascisti nel vero senso della parola. Siete anelli della catena del nazismo», ha detto il presidente turco, invitando poi le nazioni musulmane ad andare in soccorso dei fedeli in Francia.
Dimenticando, forse, che esattamente come i nazisti, anche i turchi dell’Impero Ottomano, un secolo fa si macchiarono di un terribile genocidio. Medz Yegherno, lo sterminio di circa un milione e mezzo di Armeni, colpevoli solo di essere cristiani, anzi il primo popolo al mondo ad adottare la religione cristiana.
Oggi come mai bisogna dialogare con il mondo islamico moderato. Perché il pericolo maggiore, che il mondo cristiano deve evitare, è permettere a Erdoğan di presentarsi come difensore dei musulmani nel mondo. Proprio perché, e questo è chiaro ed evidente, dietro le parole al del presidente turco c’è un progetto politico ben più temibile degli insulti a Macron e ai francesi.