Shemà. Commento al Vangelo del 28 ottobre della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: Lc 6,12-19
mercoledì 28 ottobre 2020
SANTI SIMONE E GIUDA
Oggi è la festa dei santi apostoli Simone e Giuda. Sono apostoli di cui non si sa nulla di preciso, non si parla molto di loro nei Vangeli, ma sono sicuramente nell’elenco che il Vangelo oggi ci fa ascoltare, quindi sono tra gli uomini scelti da Gesù come apostoli. Simone, soprannominato Cananeo o Zelote per distinguerlo da Pietro, e dall’altro Simone, vescovo successore di Giacomo il Minore a Gerusalemme, fu un apostolo zelante e, dopo aver ricevuto, insieme agli altri apostoli, lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, andò a predicare il Vangelo presso i popoli dell’Egitto e della Mauritania. La tradizione, che onora le sue reliquie nella chiesa di S. Pietro a Roma e nella cattedrale di Tolosa, ci racconta che morì crocifisso in Persia. Dell’apostolo Giuda, invece, soprannominato Taddeo per non confonderlo con Giuda traditore, sappiamo che era figlio di Cleofa e di Maria, la cugina della madre di Gesù. La tradizione cristiana fa dell’apostolo Giuda Taddeo l’apostolo delle Indie, della Samaria e della Siria e in Mesopotamia fondò diverse comunità di credenti. Venne matirizzato anche lui in Persia. Di Giuda Taddeo abbiamo anche una lettera inserita tra le lettere apostoliche del canone biblico del Nuovo Testamento. Il ricordo di questi apostoli che oggi la liturgia ci propone ci offre l’occasione di considerare uno dei fondamenti principali della nostra fede: la comunione spirituale, cioè la comunione nello Spirito, che è comunione soprattutto con Gesù, ma attraverso tutti coloro che hanno creduto in Lui, in particolare attraverso gli apostoli, che sono tra i primi ad aver risposto alla chiamata del Signore, non solo seguendolo, ma anche diffondendo nel mondo la fede in Cristo Risorto. La comunione con gli apostoli, quindi, possiamo dire che è la nostra forza spirituale, perché più siamo in comunione con loro, più riceviamo la forza, nello Spirito di comunione, che ci lega direttamente a Cristo, nella fede. La prima lettura, dalla lettera agli Efesini, esprime bene tutto questo: “Siete edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù” e poi aggiunge: “In lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito“. Il vangelo conclude con l’indicazione del fatto che da Gesù usciva una forza che guariva tutti. E dalla lettura attenta di questo Vangelo notiamo che l’attività di guarigione che svolgeva Gesù tra la gente segue la chiamata dei Dodici apostoli. La chiamata dei Dodici è una scelta di Gesù che è stata ben ponderata da Lui, probabilmente portata nell’intenzione e nel suo cuore per più giorni, per essere poi preceduta, come leggiamo, da una notte intera di preghiera. Famosi esegeti poi accostano questo elenco di nomi propri degli uomini scelti dal Signore come apostoli, ai cataloghi dei nomi presenti nelle “genealogie” del popolo ebraico, in relazione ai Patriarchi della fede, presenti nell’Antico Testamento. Questo accostamento ci fa pensare che questo elenco di nomi di 12 uomini sono un richiamo all’origine della fede nell’Unico Dio, se non altro perché il popolo d’Israele si fa risalire ai 12 figli del patriarca Giacobbe, al quale Dio stesso aveva cambiato il nome in Israele! Gli apostoli quindi sono scelti da Gesù come segno e garanzia di una continuità col popolo di Dio che si inserisce nella storia d’Israele, ma che, nello stesso tempo, la supera. La supera perché Israele diventa per noi esempio e modello della fedeltà di Dio per tutti i popoli, ma attraverso la fede in Gesù. La fede in Gesù, infatti, ci ottiene il perdono dei peccati e ci garantisce la guarigione, la riconciliazione, in comunione con gli apostoli di Gesù, figlio di Dio e figlio d’Israele. Allora oggi ringraziamo Gesù per aver chiamato i nostri cari apostoli Simone e Giuda come rappresentanti delle 12 tribù di un Nuovo Israele, quello nato dalla fede in Gesù, e sentiamoci uniti tutti nell’unica fede che ci rende forti, stabili nella comunione con tutto l’isarele di Dio. E’ così: il Signore Gesù ha scelto uomini ebrei, uomini dal popolo eletto, ma grazie alla fede di questi uomini ha scelto anche ciascuno di noi! Nel battesimo ci ha chiamati alla fede e oggi desidera comunicarsi al mondo, attraverso di noi! Entriamo, allora, nella dinamica di questa fede che ci fa forti, uniti, perché questo ci garantisce l’eternità! Preghiamo il tropario, cioè un inno liturgico, che la Chiesa bizantina canta in onore degli apostoli: “Santi apostoli Simone e Giuda intercedete presso Dio clemente perché ci accordi il perdono dei nostri peccati” Buona giornata!
Lc 6,12-19
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos