La didattica frontale, secondo il ministro Azzolina, oggi non funziona più
Di Antonella Paniccia
Insegnare non è semplicemente una professione: è una passione dell’anima che ti sprona ben oltre l’orario scolastico stabilito. Essa presuppone la capacità del docente di sapersi svuotare di se stesso, dei suoi problemi, per donarsi completamente agli allievi, è una sfida quotidiana, è sapersi trasformare in attore sul palcoscenico dell’aula, in personaggio fantastico – eppur reale – che parla e conquista con autorevolezza, che sa calamitare su di sé gli sguardi, trasmettere emozioni, coinvolgere, entusiasmare, far ragionare, ma che riesce benissimo anche a far sorridere e commuovere gli alunni-spettatori (e quando l’alunno sorride è segno che ha compreso la lezione).
Durante la visione di un breve video ho ascoltato le parole di Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione, mentre giustificava la scelta dei celebri banchi a rotelle dichiarando che essi servono agli studenti per poter partecipare ad un nuovo tipo di didattica “…con la didattica frontale i giovani si annoiano, perché la didattica frontale oggi non funziona più”.
Ma il ministro Azzolina dove e quando ha verificato che gli studenti si annoiano? Forse durante il suo corso di studi? E dov’è scritto che la scuola debba essere un luogo di divertimento (idea sicuramente confortata dalla scelta di simili banchi) e dunque, magari, non vi possa trovare spazio anche la noia? Le sue parole svelano disinformazione pedagogica, se non sono anche rivelatrici di una deludente esperienza scolastica.
Talune persone, oggi, ritengono obsoleta l’idea di un insegnamento basato sul dialogo, attraverso il colloquio diretto insegnante-alunni: credono che la lezione frontale richieda meno sforzo e che sia meno impegnativo spiegare alla lavagna piuttosto che lavorare insieme alla classe usando strumenti tecnologici. Ma sono in errore…
Senza voler sminuire l’efficacia dei vari strumenti multimediali (lavagne LIM, audio, video, risorse web) che pur occupano un posto di rilievo nel processo di apprendimento, va evidenziato che l’insegnamento frontale, in realtà, è l’arte della trasmissione del sapere e della formazione critica di un alunno attraverso la parola, un’arte che richiede precisi requisiti: la vocazione ed il talento. E non c’è formazione universitaria o master che possa supplire. L’insegnamento frontale richiede la capacità di saper guardare negli occhi i propri allievi, con umanità, per cogliervi le domande inespresse, per scoprire dai loro volti sentimenti e reazioni, per invitarli al dialogo, alla formulazione di domande…è un trasformare l’aula scolastica in regno di conoscenza. Strumento essenziale del maestro è la sua voce, la tonalità, l’uso accorto delle pause, è quel richiedere feedback frequenti perché gli alunni siano interessati, affascinati, emozionati…sedotti dalla voglia di sapere! Altro che antichità!
Ha mai assistito il ministro Azzolina ad una lezione svolta da un docente in questa modalità? È come per il matador entrare nell’arena e affrontare il toro: bisogna sapersi ben destreggiare e roteare con attenzione il drappo per tener desto l’interesse della classe. Potrà mai immaginare la soddisfazione di un docente quando comprende di aver polarizzato su di sé almeno 20 paia d’occhi, d’aver fatto palpitare all’unisono 20 cuori con un racconto o una poesia, d’aver aperto al sorriso altrettante bocche? Ma cosa ne sa il ministro Azzolina delle lucine che si accendono negli occhi dei bambini quando si inizia a raccontar loro una storia che li avvince? Quando essi si accovacciano con i gomiti sul banco per ascoltare meglio, quando le loro gambe oscillano avanti e indietro perché si muovono da sole nell’ansia di voler fornire la risposta giusta al quesito dell’insegnante? Che ne sa di quando suona la campanella al termine delle lezioni e nessuno se ne accorge tanto si è assorbiti dalla lezione?
Le domando: “Chi è che permette all’alunno di annoiarsi? Chi non gli ha fatto comprendere l’importanza dello studio? Chi ha svalorizzato il ruolo della scuola sino a tal punto? Ho vissuto per decenni nella scuola: non mi sono mai annoiata, né come alunna né come docente, perché nella scuola ho compiuto le più belle esperienze umane della mia vita e perché, prima ancora che un lavoro, la Scuola è stato per me un autentico piacere e una gioia.
La lezione frontale è meno faticosa? Sappiano i docenti “modernisti” che, per realizzare tale insegnamento, è necessario costruire a casa i percorsi delle lezioni immaginando già le situazioni che si creeranno in classe: questa è l’arte dell’insegnare! Nessuna lavagna LIM (che pure ho avuto modo di sperimentare) ha mai avuto tanto successo quanto ne abbia avuto un mio semplice disegno realizzato alla lavagna, coi gessetti colorati, al termine di una fiaba raccontata e illustrata in classe prima, disegno che appariva bellissimo agli occhi dei bambini neanche se fosse stato un dipinto di Raffaello. E questo sarebbe un passaggio noioso di informazioni tra insegnante e alunno?
Vogliamo forse parlare dei Collegi dei docenti, quando si approvano inutili e chiassosi progetti solo per attirare attenzione e facili consensi dai genitori, insieme a comodi finanziamenti? Quelli sì che annoiano… E dei banchi? Più che con le rotelle, essi forse dovrebbero essere incollati al pavimento per garantire stabilità e per contenere la normale irruenza dei bambini. Dovrebbero assicurare spazio per libri, quaderni, diario, penne, matite, temperino, merende…cosa potranno poggiare ora i bambini sui mini-banchi a rotelle? Come si potrà esigere la precisione nella scrittura e nel disegno se restano incastrati in un banco malfermo e traballante?
Dov’è la noia signor ministro? Noiosi sono i suoi banchi, quelli sì che lo sono!
Grazie! bellissima questa lettera, complimenti davvero !
Spero che arrivi anche sulla scrivania del ministro Azzolina per un’ opportuna riflessione…; ma sappiamo bene purtroppo che di riflessioni non si tratta…, se non solo di scelte e decisioni politiche ben strutturate alla fonte !!! Studiate a tavolino per dirigere e controllare ogni cosa ed ogni persona…