Polonia, anche per le malformazioni del feto l’aborto è illecito
Di Angelica La Rosa
La Corte costituzionale polacca ha dichiarato incostituzionale la legge che consente l’aborto a causa di malformazioni del feto.
Il presidente della Conferenza episcopale polacca ha mostrato la sua soddisfazione con una frase che mette fine all’idea che ci sono vite che non valgono la pena di essere vissute.
Dopo la sentenza, le uniche ipotesi legali previste per potere praticare un aborto in Polonia sono ridotte a stupro, incesto e grave rischio per la salute della madre.
I deputati del gruppo Diritto e giustizia (PiS nella sigla polacca) avevano sostenuto che l’aborto per malformazione del feto è una forma di eugenetica che non rispetta la dignità umana e, quindi, non avrebbe dovuto trovare un posto nella Costituzione. Il Tribunale Supremo polacco ha dato loro ragione.
La denuncia di incostituzionalità era stata presentata tre anni fa dal partito conservatore che guida, in coalizione, la Polonia.
La sentenza del tribunale, per una felice coincidenza, è stata resa nota il giorno in cui la Chiesa celebra la festa per san Giovanni Paolo II, il papa polacco che più volte si è espresso in difesa della vita nascente.
Il presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Stanislaw Gadecki, ha accolto con favore la sentenza: “con questa decisione, il concetto che ‘la vita non è degna di essere vissuta’ si è rivelato in netta contraddizione con il principio di uno Stato democratico governato dalla legge. La vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale è di pari valore davanti a Dio e deve essere ugualmente protetta dallo Stato”.
Il presidente dell’episcopato polacco ha fatto riferimento anche alle parole di Giovanni Paolo II, il quale ha insegnato che “l’atteggiamento verso i deboli è una misura della democrazia e della bontà di una società”. Ha sottolineato che nessun uomo di buona coscienza può negare a nessuno il diritto alla vita, soprattutto a causa della sua malattia.
Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2019 in Polonia sono stati eseguiti solo 1.110 aborti legali (su una popolazione che conta quasi 38 milioni di persone). Di questi, 1.074 (96%) sono stati eseguiti a causa di una malformazione del feto, che è ciò che è stato appena proibito.
La bioeticista italiana Giulia Bovassi ha commentato la notizia scrivenco che “emblema di radicale discriminazione è sopprimere deliberatamente mediante aborto eugenetico una vita umana innocente a causa di patologie o malformazioni sulla base di un ‘diritto’ inesistente, dimenticando una verità indelebile: ciascun essere umano, proprio in virtù della sua natura, è vulnerabile e soggetto alla vulnerabilità sia esso nascituro, neonato, infante, adolescente, adulto o anziano”.
Per la bioeticista “nessuno ha il diritto di toglierci l’umanità, la carità, il rispetto che precedono e derivano da questa condizione intrinseca. La persona non è un prodotto, non risponde a criteri di efficienza/qualità. Piuttosto ciò che ognuno (e una società civile, realmente tollerante) ha il dovere di compiere è accogliere, non uccidere. Come dico sempre il diritto per cui dobbiamo lottare è quello di poter essere fragili”.