Covid-19, un accelerometro per la Rivoluzione

Covid-19, un accelerometro per la Rivoluzione

Di Pietro Licciardi

Sono decenni che l’Occidente è sotto l’attacco delle sinistre forze della dissoluzione il cui fine è la demolizione sistematica di tutto ciò che ci costituisce come popolo: identità nazionale, cultura, religione… Un attacco che è stato indirizzato non solo verso le strutture sociali ma anche contro la persona umana, tentando si destrutturarla per poi ricomporla secondo i dettami dell’ideologia.

L’inizio dell’ulteriore offensiva rivoluzionaria – quarta tappa della Rivoluzione globale iniziata con la rivolta protestante, proseguita con i “lumi” e la rivoluzione francese per perfezionarsi con i totalitarismi del XX secolo: rivoluzione Bolscevica e nazionalsocialismo – è stato il Sessantotto, che ha portato la rivoluzione sessuale, la demolizione dell’autorità, a cominciare da quella paterna, e poi il divorzio, l’aborto per arrivare all’eutanasia, alle ideologie del gender e prossimamente alla liberalizzazione della pedofilia e delle altre perversioni di tipo sessuale e non.

Si tratta di “conquiste” e di “diritti” la cui acquisizione ha avuto conseguenze devastanti non solo sull’individuo ma sulla società, a cominciare dalla famiglia, sempre più frantumata, depotenziata, avvilita. E se ne capisce bene il motivo, essendo proprio la famiglia la ridotta e l’ultimo argine di resistenza allo strapotere delle ideologie, siano esse di tipo politico, economico e perfino religiose, poiché è in essa che si educano e si formano le nuove generazioni, si costituisce l’identità della persona, si impara cos’è la vera solidarietà.

Negli ultimi decenni il tentativo di decostruire la società per ricomporla in senso ugualitario, totalitario e ideologico ha riguardato anche l’ambito economico, creando crisi a ripetizione, portando alla dismissione della grande industria e al progressivo smantellamento della piccola e media impresa, in Italia quella più produttiva e innovativa, l’unica ancora capace di assumere lavoratori e dove il rapporto tra imprenditori e lavoratori è molto spesso diretto e quasi “familiare”; paternalistico direbbero spregiativamente i rivoluzionari.

Grazie anche ad una fiscalità a livelli di esproprio – aggi almeno il 72 per cento di uno stipendio se ne va via in tasse – si cerca di impoverire il più possibile le persone per privarle in tal modo della libertà e renderle dipendenti dallo Stato.

Chi ha la preoccupazione di riempire il piatto per sé e i propri figli o di pagare il mutuo della casa se non vuole trovarsi per strada non fa tanto il difficile quando si tratta di accettare lavori precari, sottopagati, poco garantiti. E guarda caso sono state man mano annullate pure gran parte delle tutele e delle garanzie sindacali conquistate nei decenni passati.

Di questo piano generale fanno parte anche i traffici legati all’immigrazione clandestina, sui quali si sono saldati gli interessi di mafie, Ong e cooperative che sull’”accoglienza” lucrano; dei partiti della sinistra, che in verticale calo di consensi sperano nel futuro voto delle nuove “masse proletarie” da politicizzare, soprattutto se islamiche, alle quali si sentono accomunate da un sentimento di odio per l’America e l’Occidente, nonché dalla repulsione per tutto ciò che è cristiano e infine dai poteri forti della globalizzazione che aspirano ad un melting pot senza identità, senza radici; da trasformare in una folla anonima di schiavi lavoratori e consumatori.

Come ricordato sono processi in corso da anni, se non decenni, e che per giungere a compimento avrebbe avuto bisogno di altro tempo, anche a causa della resistenza di un corpo sociale che, seppure non del tutto consapevole, continua a gettare sabbia negli ingranaggi, magari facendo crescere i partiti cosiddetti “sovranisti” che difendono ciò che per i sinistri figuri è indifendibile: la patria, l’identità nazionale, la famiglia.

Sarebbe tutto più facile e veloce se la Rivoluzione potesse affermarsi con quei metodi totalitari che le sono propri e che fanno parte del Dna di qualsiasi movimento di sinistra si sia affacciato nella storia, a cominciare dagli “illuminati” e ghigliottinatori giacobini protagonisti di quella rivoluzione che fu la madre di tutti i successivi totalitarismi.

Ma per fortuna è arrivato il Covid-19, provvidenziale epidemia che il terrorismo dei media di regime ha subito promosso a pandemia senza che il pubblico potesse avere dati e notizie non contraddittorie sui contagi, sui morti, sulla effettiva pericolosità di un virus che per quanto da prendere sul serio e non sottovalutare sembra oggettivamente ben lontano dall’aver provocato i cataclismi, tanto per ricordare, della Spagnola del 1919: 50 milioni di morti nel mondo, quando il mondo contava appena due miliardi di anime. Oggi le anime sono sette miliardi

Eppure grazie al virus almeno in Italia si è creato un clima di paura analogo a quello che ha preceduto l’affermarsi dei totalitarismi del XX secolo e che ci ha fatto digerire senza fiatare una lunghissima quarantena che probabilmente ha definitivamente distrutto una economia già traballante, la sospensione di importanti diritti costituzionali, la chiusura delle Chiese al culto nel periodo di Pasqua – non si sa cosa succederà a Natale –, irruzione di poliziotti nelle chiese, nemmeno fossimo nella Cina comunista, che hanno elevato multe da centinaia di euro a chi magari era in cassa integrazione causa virus; ha tenuto saldamente in sella un governo appeso ad un filo e  che ormai rappresenta quasi solo se stesso, la cui unica emergenza è la reintroduzione del reato di opinione – come già nella Germania nazionalsocialista, nell’Italia fascista e nell’Urss di Stalin – con l’infame legge Zan-Scalfarotto.

Governo che sta ancora imponendo cervellotici “coprifuoco” il cui esito sarà la chiusura di un numero incalcolabile di esercizi commerciali portando ancora più disoccupazione e miseria.

Ciliegina sulla torta la sinistra nomenklatura sta già delineando quella che dovrà essere la società del post-Covid: ovviamente sostenibile, “verde”, frugale, in cui magari saremo costretti a mangiare cavallette perchè le mucche, che producono la micidiale CO2, non saranno più allevate, se non in piccola quantità per i pochi ricchi che potranno permettersi il costo delle loro carni.

E chi obietta sarà uno sporco negazionista, da denunciare in via anonima alle forze di polizia che entreranno nelle nostre case per arrestare ci non osserverà le norme dell’ennesimo decreto straordinario.

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ottimo articolo. ottima ed organica impostazione