Esclusivo. Giovanardi: “c’è una gigantesca operazione commerciale per diffondere l’uso delle sostanze”
Di Matteo Orlando
Un’azienda che non citiamo (per non pubblicizzarla), impegnata nella commercializzazione dei prodotti a base della cosiddetta “cannabis light”, con la scusa di sostenere il mondo del calcio in un periodo delicato, ha deciso di sponsorizzare le società di serie A Udinese, Hellas Verona e Sampdoria.
L’impresa, con sede a Milano, farà naturalmente tutto in regola ma l’iniziativa non è piaciuta a tanti, soprattutto per il messaggio che veicola e per come lo sport è un mezzo semplice per arrivare a giovani e giovanissimi.
Nei giorni scorsi abbiamo sentito in merito l’onorevole Vito Comencini della Lega (vedi qui) e il neuroscienziato Giovanni Serpelloni (vedi qui). Oggi sentiamo l’autorevole riflessione di uno che le droghe le ha combattute durante l’impegno politico: l’onorevole avvocato Carlo Giovanardi.
Il calcio ha ceduto alle sirene del mondo della Cannabis cd. Light. Qual è la sua reazione?
“Il messaggio veicolato negli Stadi a proposito della cosiddetta cannabis light è davvero surreale. I casi infatti sono due: se il prodotto venduto nei negozi specializzati supera il limite di sostanza attiva e ha effetto dopante la vendita costituisce reato. Se viceversa, come sostengono i promotori, non produce nessun effetto e serve soltanto come oggetto da collezione, si tratta di una vera e propria presa in giro degli sprovveduti acquirenti, sviati da una pubblicità e da immagini che fanno pensare a tutt’altro”.
Ci avviciniamo a grandi passi verso la legalizzazione della Cannabis?
“E’ purtroppo evidente, e lo dico nei giorni in cui una diciottenne si è aggiunta all’infinita lista dei giovani morti per overdose, che questa grande operazione ha la finalità, neppure nascosta, di arrivare alla legalizzazione della cannabis non light, con una gigantesca operazione commerciale per diffondere l’uso delle sostanze, con enormi profitti da una parte e dall’altra le tragedie delle famiglie che vedono entrare i figli nel tunnel della droga”.
Che fare?
“Lancio un appello ai responsabili del mondo dello sport perché non accettino di prestarsi a questo gioco, rifiutando di esporre ovunque si pratichi attività sportiva questa ingannevole e subdola pubblicità”.