Shemà. Commento al Vangelo del 12 ottobre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 12 ottobre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Lc 11,29-32

lunedì 12 ottobre 2020

Oggi la liturgia ci esorta a restare in comunione con Gesù e tra noi perché possiamo essere sempre di più e sempre meglio operatori di pace, testimoni di fede, portatori e comunicatori della grazia di Dio che ci toglie ogni timore e ci porta alla vera libertà. San Paolo nella prima lettura tratta dalla Lettera ai Galati, così ci esorta oggi: “Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.”

Un invito a non tornare indietro, a cercare di migliorare sempre di più, a non arrendersi. In questo senso le parole di Gesù nel Vangelo ci sono di aiuto: “come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione”.

Il riferimento al profeta Giona non è casuale, al tempo di Gesù i suoi uditori conoscevano bene questo personaggio talmente singolare e ironico da assomigliare un pò a tutti: Giona era infatti, sì un profeta, chiamato da Dio per predicare la conversione nella città di Ninive, una città lontana da Dio. Però la particolarità di Giona è che non va a Ninive, volontariamente si imbarca esattamente per una città che si trova nella parte opposta i Ninive: a Tarsis!

Coinvolto in una tempesta, i pagani pregano, lui no. Dovrà scendere in fondo per pregare, dovrà vivere l’esperienza di essere gettato in mare e inghiottito da una balena per  decidersi di andare a Ninive, come gli aveva chiesto il Signore. Così, appena Giona arriva a Ninive, subito quella città si converte. Ma sarà lui, che avrà bisogno di capire… la fine non ve la racconto, perché questo è un libro profetico che vale la pena leggere personalmente, però il fatto che Gesù davanti ai suoi uditori affermasse che il Figlio dell’uomo sarà il segno che verrà dato a questa generazione, così come è stato il segno che per Ninive è stato Giona, significa che noi oggi siamo messi alle strette: è una questione di vita o di morte accogliere la persona di Gesù e la sua salvezza. Anche perché il messaggio portato da Giona e che ha fatto convertire i niniviti sapete qual è? “ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”.

Noi diciamo…”caspita! praticamente è un ultimatum!” e invece è una parola d’amore, perché Dio desidera accorciare i tempi che ci prendiamo per indugiare nelle situazioni di vittimismo alle quali in un certo senso ci piace adagiarci. Ecco, Dio ci spinge a uscire dai nostri temporeggiamenti e accogliere sempre di più e sempre meglio la salvezza perché possiamo essere, come dicevo all’inizio comunicatori instancabili e sempre più efficaci dell’amore di Dio in mezzo a questa nostra generazione. Buona giornata!

Lc 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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