Simone Cristicchi, nelle ultime produzioni, sta dimostrando una maturità di fede profonda
Di Maria Luisa Donatiello
Il genere cantautoriale italiano ha una tradizione lunga e ricca. Quando la canzone si fa promotrice di amore, di umiltà, di coraggio, di perdono, di fedeltà, di bellezza, di vita ecco che assume la sua forma più alta e impegnata pur rimanendo nell’ambito della popular music.
La facile fruibilità della musica leggera, della canzone, per la sua tipica struttura semplice di alternanza tra strofe e ritornelli dai temi orecchiabili, la sua diffusione di massa, la rendono accessibile ai più. La vastissima utenza, soprattutto giovanile, è il motivo principale per il quale l’editoria musicale, gli autori e gli interpreti devono avvertire forte la responsabilità di veicolare messaggi etici positivi attraverso le canzoni.
Esempio lodevole è il cantante Simone Cristicchi (www.simonecristicchi.it) che nelle ultime produzioni sta dimostrando senza veli una maturità di fede profonda. Stiamo conoscendo Cristicchi negli ultimi giorni, non soltanto in veste di musicista, ma anche nei panni di conduttore e attore al fianco di Don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena (https://www.romena.it/), nel programma Le poche cose che contano la cui prima puntata, una serata evento dalla Pieve della Fraternità di Romena, è andata in onda su TV 2000 (https://www.tv2000.it/) mercoledì 7 ottobre alle ore 21.50 e alla quale ne seguiranno altre due: mercoledì 14 ottobre alle ore 21.45 e mercoledì 21 ottobre alle ore 21.53 (https://www.tv2000.it/guida-tv/?data=20201014).
La puntata ha visto la partecipazione di ospiti tra attori, cantanti, ballerini e dell’Orchestra Instabile di Arezzo. Suggestivo il duetto con la cantante Simona Molinari sulle note di La donna cannone di Francesco De Gregori. Il titolo del programma televisivo è tratto dall’omonima canzone di Cristicchi Le poche cose che contano (https://www.youtube.com/watch?v=PZEh8R4VZjE), dal sapore palesemente degregoriano, in cui si inneggia all’amore, alla sconfinata bellezza di un piccolo fiore, alla dignità di portare avanti la vita, alla fragilità che ti rende migliore, con uno sguardo all’essenza e un calcio alla vanità, così leggiamo ancora nel testo della canzone, che fa da sigla introduttiva al programma: “Ti sei mai guardato dentro? Ti sei mai chiesto del tuo desiderio profondo? La nostalgia che si nasconde dentro te, che cosa ti abita? È l’infinita pazienza di ricominciare, è il coraggio di scegliere da che parte stare, è una ferita che diventa feritoia, è una matita spezzata che colora ancora. […] Sono le poche cose che contano. Sono le poche cose che servono Quelle poche cose che restano.”
La prima puntata è stata una lunga riflessione di Don Luigi Verdi e di Simone Cristicchi sui tempi che stiamo vivendo, su tutto ciò che non va e bisogna migliorare, su ciò che ci ha peggiorati, come il virus della solitudine, quella in particolare dei giovani, per un un’esortazione a un cambio di rotta, intervallata da intensi e delicati intermezzi artistici come il duetto con la cantante Amara e le performance di Francesco Pannofino e Cecilia Dazzi. Un lungo discorso su temi quali il coraggio, l’umiltà, la creatività e dalla seconda puntata ci si aspetta ancora una gran bella messa in opera come Simone Cristicchi, Don Luigi Verdi e gli autori tutti del programma hanno saputo già realizzare.