I credenti che si nutrono solo della stampa laica non sono preparati per i confronti
Di Nicola Sajeva
Confronto, dialogo, collaborazione sono momenti di incontro culturale, sono passi obbligati ineludibili per stendere un qualsiasi progetto destinato ad offrire alla società piattaforme di vero sviluppo.
Bisogna rispettare delle regole, è necessario smantellare tutte le costruzioni pregiudiziali, si deve rivestire di onestà intellettuale ogni strategia speculativa.
Il dialogo fiorisce dal confronto e predispone alla futura collaborazione. La massima fecondità di questo laboratorio si realizza se riusciamo a creare condizioni rispettose non solo della dignità di tutte le persone ma anche del patrimonio culturale che esse rappresentano.
E tutto ciò seminato nel campo fertile della vera libertà dove non vengano calpestate le aiuole della tolleranza, del rispetto, della disponibilità a rimettere in discussione comportamenti, punti di vista e prospettive considerati da sempre incontrovertibili.
L’equilibrio delle forze in campo è la prima condizione per realizzare un confronto leale, per accendere un dialogo, per sperare in una ipotetica collaborazione.
Se attorno ad un tavolo, nell’aggredire una dialettica, il numero dei partecipanti si ritrova ad essere mal distribuito tra le tesi in discussione, facilmente insorgeranno giuste recriminazioni e il dialogo non prenderà respiro. Il mancato rispetto della condizione cui abbiamo accennato, lo riscontriamo purtroppo molto spesso durante i dibattiti organizzati sia da tutti i mezzi di comunicazione che nelle varie sale predisposte per convegni o tavole rotonde. In questi casi c’è la messa in atto di una programmazione per condizionare ed orientare l’opinione pubblica e quindi determinare comportamenti che possano favorire un orientamento politico, un coinvolgimento commerciale, un relativismo etico o religioso.
Prendendo l’avvio da queste considerazioni di carattere generale è mio intendimento soffermarmi sull’importante confronto, sempre molto acceso, tra laici e cattolici.
Questo confronto spesso degrada in uno scontro impari dove l’arroganza, potenziata grossolanamente da irridenti atteggiamenti, imperversa incontrollata e inibisce ogni gestazione di dialogo. Il polo cattolico, specialmente a livello medio-basso, ha da farsi perdonare il misconoscimento delle occasioni di formazione culturale offerte dai mezzi di comunicazione d’ispirazione cattolica predisposte per creare condizioni di possibile equilibrio nel confronto con le altre forze culturali.
Se i credenti, e tra essi molti praticanti, si nutrono solo di quanto offre la stampa laica e non manifestano alcuna disponibilità mentale a consultare quella cattolica, viene meno la prima condizione di un vero confronto: la profonda conoscenza delle tesi alternative. Ciò è grave perché crea dipendenza culturale, incapacità dialettica, pedissequa accettazione di tesi che, alla fine, intaccano inesorabilmente la grandezza di quel patrimonio dottrinario che ha ispirato la prima e più grande rivoluzione sociale: la demonizzazione di ogni forma di schiavitù e il riconoscimento della dignità dell’essere umano non legata all’istruzione, all’intelligenza, alla razza, all’appartenenza religiosa.
Confronto, dialogo, collaborazione: occasioni di crescita democratica, di libertà, di sviluppo umano, di futuro migliore.