A.D. 2020: l’era della Nuova Scuola Sanificata
Di Antonella Paniccia
Ci voleva il diktat sanitario: non ci sarebbe stato altro modo. Se mai qualcuno avesse avuto l’idea di proporre di zittire, tutti insieme, gli alunni delle scuole italiane credo che sarebbe stato subito segnalato come psicotico, demente o, quantomeno, tiranno. Dunque, ci voleva un energico trattato per sancire il passaggio da una società scolastica con alunni spesso troppo rumorosi e indomiti che, sin dalla primaria, si faticava a far rimanere seduti in maniera composta nei banchi, a far loro ascoltare una lezione senza distrazioni o interruzioni, ad un ambiente educativo coercitivo al massimo, deprivato delle peculiarità essenziali di ogni valido processo educativo: la socializzazione e l’interazione con insegnante e compagni…E questo è, oggi, lo scenario sotto gli occhi di tutti: bambini che si ritrovano in classe con mascherine sul volto come museruole, costipati in minibanchi mobili (non certo il massimo della comodità per sedersi né per scrivere), distanziati rigorosamente da ogni compagno, assillati dalla continua richiesta di uso del gel per pulire e sanificare, privati di qualsiasi occasione di scambio amichevole con i compagni, persino di un sorriso che rimarrebbe impigliato nelle trame della mascherina.
Colgo uno stralcio da un’intervista di Antonio Socci ad una insegnante (pubblicata su “Libero” il 14 settembre 2020): “Noi insegnanti…dobbiamo anche sanificare cattedra e tastiera del computer ogni volta che entriamo in classe. Dobbiamo sanificare il banco dell’alunno se ci avviciniamo per qualsiasi motivo e anche le copertine in plastica dei quaderni. Infine dobbiamo sanificare tutti i banchi dopo l’intervallo che i ragazzi potranno fare girando per la classe, ma con mascherina, senza uscire e senza recarsi in bagno… …ogni classe avrà 10 minuti per andare in bagno (cioè in 10 minuti devono andare in bagno tutti ragazzi della classe)…”
Con un pizzico di amara ironia mi viene allora da pensare che, se queste sono le nuove cosiddette best practices di oggi, certo che ne usciranno di scienziatoni da una simile scuola! Alunni-robot espertissimi in sanificazione, distanziamento e occultamento della loro identità! Estremamente individualisti dal momento che non potrà esserci fra loro alcun tipo di scambio: matite, penne, gomma, merenda, fogli di quaderno, bambini chiusi nell’egoismo imposto dagli eventi ed insensibili ad ogni sentimento di umanità… non potrà esserci alcun aiuto tutoriale fra compagni durante i compiti (e pensare che le nuove linee pedagogiche raccomandavano l’insegnamento “fra pari”!), nei giochi collettivi mancherà l’abbraccio al vincitore, mancheranno gli scambi di auguri ai compleanni come pure la mano dell’insegnante poggiata maternamente sul capo quando bisognava rassicurare un bambino ansioso, la classica “fila per due” dei bambini all’uscita, mano nella mano…
Suvvia, ditemi pure nostalgica ma, una scuola così, sono davvero felice di non doverla subire. Io appartengo alla generazione dei docenti che non saprebbero insegnare senza scrutare i volti dei loro bambini, senza studiarne le espressioni, cogliere in essi la gioia, lo stupore, la tristezza, senza scavare a fondo nel loro cuore prima ancora che nell’intelletto. Bravi! Complimenti! Avete depennato l’umanità dalla scuola, avete sanificato e tolto il meglio. Certo che, probabilmente, proprio quella era la parte che più vi preoccupava: il terribile virus dei sentimenti! Ora tenetevi pure la vostra digitalizzazione, l’anonimo registro elettronico (io l’ho usato e potrei dimostrare quanto sia facilmente manipolabile dall’esterno), le schede concordate in team docente con asettica e impersonale descrizione dell’allievo, facilmente adattabili ad ogni caso senza alcuno sforzo. Qui, secondo me, è davvero morta la Scuola, conclusa la funzione educativa (e cosa si potrà mai “educere” quando si sbarra il passo alla parola ed ai sentimenti imbavagliando le persone?), sradicata brutalmente la gioia dell’educare.
Mi vengono quasi da rimpiangere (seppur non le amassi molto per la confusione che generavano), le fantasiose “feste dell’accoglienza” all’inizio dell’anno scolastico, e poi i mitici cori delle feste annuali, le rappresentazioni teatrali, le irrefrenabili corse dei bambini per i corridoi durante la ricreazione, le affannose correzioni dell’insegnante mentre era sommerso da bambini intorno alla cattedra che si contendevano, a suon di quaderni, il primato dei voti e, persino, qualche bacetto che ti spiaccicavano all’improvviso i più piccini quando si sentivano gratificati da un complimento, da un’approvazione. Perché questa era la Vita della Scuola! Questo era il germe prezioso della Società! Ma era tutta un’altra storia…roba ormai settecentesca che non può certo reggere il confronto con il classico prezioso metro delle rime buccali…
Cari genitori, credo che i vostri figli siano oggi i pionieri di una nuova epoca: date pure il benvenuto al transumanesimo…ci siamo già!