Vita umana: dal “funzionale” al “generativo”

Vita umana: dal “funzionale” al “generativo”

Di DON STEFANO TARDANI

Oggi queste due parole “funzionale” e “generativo” possono meglio descrivere il crinale di ciò che rappresenta da una parte il mondo materiale e dall’altra il mondo umano, caratterizzato com’è dalla presenza in esso dello spirito umano.

Il “funzionale” riguarda il funzionamento, per cui si dice che una cosa “è funzionale” allo scopo e, in questo senso, un apparecchio “funziona bene”. La scienza scopre il funzionamento delle cose e la tecnologia sviluppa le sue applicazioni, in modo che siano funzionali alle esigenze o allo scopo che si vuole raggiungere. La società oggi esalta sempre più il valore del funzionale delle cose e delle azioni, anche quando si agisce con libertà e creatività. Ogni cosa che si fa diventa funzionale ad un’altra. Da questo punto di vista, nel funzionalismo l’utile ha il suo peso come l’ago della bilancia: l’utile è la spinta del funzionalismo come il guadagno lo è per l’economia. L’utile nella nostra cultura è diventato il valore più importante, cosicché nella vita umana si perde di vista quello che è più propriamente umano, e cioè l’aspetto generativo, dato dalla dimensione dello spirito.

Il “generativo” comporta la dimensione della libertà, non solamente come causa dell’azione ma anche come orizzonte in cui si agisce con generosità e creatività. Infatti, generare non è produrre. Generare è affidare qualcosa di prezioso al futuro, qualcosa di nostro. Il generare racchiude un valore più grande, qualcosa di più specifico, che è in più, e questo “in più” si chiama gratuità.

Infatti si dice che i genitori “generano” i figli e non li “producono”. Nel termine “generare”, infatti, è presente il valore della gratuità, e cioè di qualcosa in più, che non è dato dal bisogno personale o da altre necessità.

Gli animali si dice che “riproducono” la specie. Negli esseri umani si conserva l’umano attraverso la parola “generare”. Ora se il mondo dimentica il valore del “generare”, dimentica anche ciò che è più tipicamente umano, e si impoverisce in una decadenza terribile, che ha come sfondo la disintegrazione dell’uomo e della donna.

Un esempio. Una coppia per fare delle scelte di amore, di unità, di vita insieme, usa sia la funzionalità che la creatività. Ma nel fare questo, una coppia funzionale si ferma, perché la funzione è a servizio della creatività e della libertà con cui quella coppia vuole vivere. La coppia funzionale è capace solamente di vivere in sé stessa ciò che vuole ottenere per viverlo bene. Ma in un certo senso, essa non produce se non ciò che le basta per realizzare le scelte e per sopravvivere.

La coppia generativa, viceversa, ha qualcosa di particolare in più. Essa non ha solamente il suo funzionale, come ad esempio, nell’organizzarsi bene per vivere una serata diversa. È capace, infatti, di generare qualcos’altro, vivendo le relazioni in modo generativo, cioè in modo gratuito; riesce nella gratuità a creare qualcosa di nuovo, che non è fine a se stesso: ed è questa l’impronta che la coppia lascia nel mondo. È capace, infatti, di generare attorno a sé un calore, una gioia, un senso della vita, una bontà, uno slancio di amore. Essa genera altra vita, non solamente nei bambini -e questo è il senso più immediato del termine “generativo” -ma anche in se stessa, e attorno a sé. Essa è capace cioè, di generare gioia e vita, non come effetto per aver raggiunto uno scopo ma come manifestazione della sua gratuità espansiva. Essa si spinge in una gratuità che lascia il segno nella storia, che dà il senso della vita come bontà, che è capace di andare al di là di se stessa, ed essere come una “finestra” verso l’Infinito Amore. È questa la capacità generativa: di non fissarsi in sé ma di andare oltre sé. È questo il generare tipico dello spirito umano, “immagine” di Dio. Poiché Dio è veramente Padre e genera. Gli uomini partecipano della vita di Dio attraverso la Sua “immagine”, che fa sì che la loro vita diventi generativa. Allora la vita umana assume la sua pienezza, il suo senso e la sua luce nel mondo. Così Dio Padre l’ha pensata e amata.

Coloro che invece subiscono la vita o che sono alienati dalla profondità della vita e la vivono solamente in modo molto superficiale, senza Dio o per usarla e consumarla, si possono definire funzionali: si fermano a produrre delle cose o dei momenti piacevoli o degli stati d’animo, ma “non generano” nulla e non generano per nessuno.

È questo lo scadimento dell’umano che sta prendendo sempre più a modello le macchine e le cose: è così che gli stessi figli diventano “un prodotto” e non più “un dono”; la vita diventa un diritto da “acquistare” e da vivere con i migliori mezzi e nel miglior modo, in modo funzionale, appunto; la coppia diventa una “accoppiata” con un tipo di convivenza in cui ciascuno basta a se stesso e la coppia basta a se stessa, in una relazione che non porta frutto, che non genera né per sé né per altri; non genera qualcosa di buono che rimanga nella storia, e dia significato ad altre vite, ad altri esseri umani.

Il mondo si sta allontanando sempre più da questa capacità generativa, perdendo l’anima e perdendo anche la gratuità. In fondo, è il funzionale che fa morire l’umano e lo degenera in una macchina, in un ingranaggio produttivo.

È questa la vera povertà verso cui il mondo si dirige, ed è questa la grande povertà dell’essere umano che, staccandosi da Dio, perde il contatto con Dio che è Padre, e senza più onorarLo, finisce per idolatrare l’opera della propria mente. Dio solo è la Vita, ed è il solo e l’unico che è capace di generare, l’unico che è capace di insegnare a noi ad essere generativi. Per questo Gesù ci ricorda: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv. 15, 5). Dio infatti creandoci a Sua “immagine” ci ha fatto dono della capacità dello spirito umano, e donandoci Gesù Cristo e il Suo Spirito, rigenera e potenzia l’umano, rendendolo capace di “somigliare” sempre di più a Cristo: “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi” (Gv 13, 34). Come ci ricorda San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). Allora l’amore diventa capace di generare altro amore, altra vita e quindi di rigenerare altro umano, nella sua dimensione libera e gratuita, quella dimensione reale, più bella e più grande, che Dio le ha donato.

I veri cristiani viaggiano sull’onda della dimensione generativa e della evoluzione della storia, propria del generare, che è fondamentale. Il mondo e il mondano, invece, viaggiano sull’onda della produttività e del funzionale, e delegano a questa capacità la salvezza del mondo. Come si vede bene, la salvezza del mondo è un grande inganno se viene affidata all’efficienza del funzionale e del creativo senza la dimensione fondamentale della vita umana che si relaziona con Dio.

Ce lo ricorda la Bibbia nel Salmo 1: “Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. Non così, non così gli empi: ma (saranno) come pula che il vento disperde” (1-4).

Così, un amore che fosse solo funzionale sarebbe un amore con le ali tarpate, e sarebbe schiavo; un amore schiavo del profitto e del consumismo, fatto anche di emozioni come di sesso, un amore imbrigliato dall’interesse, spesso bieco ed egoista e, alla fine disumano. Se si applica questo discorso all’educazione dei figli, di essa appare evidente quanto sia sbagliata quando sia puramente funzionale: affettività funzionale e risposte di padre e di madre, in cui la creatività genitoriale è asservita al ludico-funzionale, secondo i bisogni, suscitati tante volte nei figli dalla sottocultura, che spinge al disfacimento e all’autodistruzione. Per questo, molte volte non emergono figli generosi, intraprendenti, creativi ma al contrario, capaci di patti e di compromessi, di furbizie e disumanità.

Un amore vero, invece, è fecondo, è capace di generare altro amore nel dono buono di sé, nella gratuità e nello slancio generoso della sua potenza, fino ad essere creativo e ad addomesticare il funzionale alla priorità del bene, che diffonde intorno a sé. Questo amore è capace di generare anche gratuità e libertà creativa nei figli. In questo modo si manifesta l’essere figli di Dio, vincendo la grande tentazione globalizzante dell’essere “prodotti”, intrappolati nella “rete tecno-economica” del mondo.

 

In Il Corriere del Sud, n. 3
anno XXV/16, p. 3

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