Shemà. Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
giovedì 1 Ottobre 2020
Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa
Oggi il Vangelo ci mostra l’invio dei discepoli da parte di Gesù. Innanzi tutto si evidenzia che Gesù invia i discepoli a due a due, come segno di collaborazione e di fraternità che caratterizza l’esistenza del credente. Poi si dice che Gesù invia i discepoli “davanti a sé“, a dire che la nostra presenza lì dove siamo, in famiglia, nel luogo di lavoro, nella vita che riceviamo sempre come dono e testimonianza per gli altri, non è finalizzata a noi stessi, non è un modo per darci gloria gli uni gli altri, ma è un modo per onorare Dio, perché cresca l’amore per Lui. Le parole di Gesù sono chiare: la preghiera per gli operai della messe, l’esperienza della fragilità nell’essere come agnelli in mezzo ai lupi, la precarietà della missione che consisterà sempre nella povertà di mezzi e di risorse da parte nostra, rispetto all’esigenza della missione, l’esigenza di affidarsi nelle mani di persone sconosciute purché l’annuncio del Regno di Dio venga svolto a gloria di Dio e non di noi stessi, tutto questo scaturisce solo dall’amore, l’amore che Dio ha per l’umanità e che si manifesta nell’umanità. Ce lo insegna benissimo la santa che oggi celebriamo, una santa molto amata, una giovane diventata dottore della Chiesa per averci insegnato la dottrina dell'”infanzia spirituale”, che lei stessa ha definito “la piccola via”, cioè la via dell’abbandono e della fiducia totale nella Bontà misericordiosa di Dio Padre per ciascuno di noi. Santa Teresina, chiamata affettuosamente così perché è il dottore della piccola via, è anche patrona delle missioni, lei, giovane monaca di clausura che non ha mai lasciato il monastero di Lisieux. Forse più di ogni altra cosa è proprio questo ciò che ci affascina di questa santa: il Signore ascolta i desideri di chi si affida a Lui con tutto se stesso. Ascoltiamo le sue parole che ci scaldano il cuore e preghiamo che oggi anche noi possiamo ricevere la grazia di annunciare il Vangelo con amore.
“Essere tua Sposa, Gesù, essere carmelitana, essere, per l’unione con te, madre delle anime, tutto questo dovrebbe bastarmi…Non è così. Senza dubbio, questi tre privilegi sono ben la mia vocazione, carmelitana, sposa e madre, tuttavia io sento in me altre vocazioni, sento la vocazione del guerriero, del sacerdote, dell’apostolo, del dottore, del martire; finalmente sento il bisogno, il desiderio di compiere per te, Gesù, tutte le opere più eroiche. Sento nell’anima mia il coraggio di un crociato, di uno zuavo pontificio, vorrei morire sopra un campo di battaglia per la difesa della Chiesa… Sento la vocazione del sacerdote. Con quale amore, Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discenderesti dal Cielo! Con quale amore ti darei alle anime! Ma, pur desiderando di essere sacerdote, ammiro e invidio l’umiltà di san Francesco d’Assisi, e sento la vocazione d’imitarlo, rifiutando la dignità sublime del sacerdozio. Gesù! Amore mio, vita mia, come conciliare questi contrasti? Come attuare i desideri della mia povera piccola anima? Nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di essere apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome, e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o Amato, una sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo, e fino nelle isole più remote. Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo, ed esserlo fino alla consumazione dei secoli. Durante l’orazione, i miei desideri mi facevano soffrire un vero martirio: aprii le epistole di san Paolo per cercare una risposta. I capitoli XII e XIII della prima epistola ai Corinzi mi caddero sotto gli occhi. Lessi, nel primo, che tutti non possono essere apostoli, profeti, dottori, ecc.; che la Chiesa è composta di diverse membra, e che l’occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così, abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m’innalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: «Cercate con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più perfetta». E l’Apostolo spiega come i doni più perfetti sono nulla senza l’Amore. La Carità è la via per eccellenza che conduce sicuramente a Dio. Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l’organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d’amore. Capii che l’amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l’amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’amore racchiude tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l’ho trovata finalmente, la mia vocazione è l’amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l’avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l’amore. Così, sarò tutto… e il mio sogno sarà attuato!”
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos